Disturbi pregressi, emozioni incontrollabili e pensieri sulla morte

Salve, sono una ragazza di 18 anni che ha "praticato" autolesionismo dall'età di 11 anni fino a circa due anni fa quando ho smesso grazie al mio ragazzo. Ho sempre odiato me stessa, cercavo fin da piccola modi per farmi del male, non mi sentivo mai apprezzata dalla famiglia o dai compagni. Mi sentivo invisibile agli occhi di tutti, difatti nessuno si è mai accorto di cosa stavo attraversando e dei segni che tutt'ora mi porto addosso. Ho avuto l'impressione di aver lasciato alle spalle quelle sensazioni, ma vengono a galla tutte le volte che ho una discussione con il mio ragazzo e peggiorano sempre. Mi sento costantemente in ansia, la mia mente pensa a cosa farei se lui morisse ed io non riesco a controllarlo, i miei pensieri scorrono più velocemente di me. In un "litigio" mi sento sempre accusata anche se non è così, non riesco a ragionare lucidamente e dopo mi assale una sensazione di sconforto che non va via per giorni. Non ho la possibilità di rivolgermi ad un esperto privatamente, questa mi sembra l'ultima spiaggia per superare i problemi con me stessa e capire cosa non va.

Buonasera Carla. Leggendo la tua lettera, sembra emergere come il contesto in cui hai vissuto e in cui sei cresciuta abbia contribuito (più o meno volontariamente) a rimandarti un'immagine di te non degna della considerazione degli altri, tale per cui hai "sempre odiato te stessa". Il contesto che abitiamo (le relazioni che stringiamo, gli ambienti che frequentiamo e l'ambiente familiare in cui cresciamo) può spesso esserci ostile, o percepito come tale: da ciò ne consegue la costruzione di una nostra identità e di un nostro Io, che risente comprensibilmente di tale mancato "riconoscimento esterno". Rivolgiti ad un contesto a te più congeniale, più clemente e riconoscente. Vivi i bei momenti col tuo fidanzato, dedicati a nuove attività che possano in qualche modo rimandarti una degna immagine di te stessa: cerca di costruire il tuo Io ideale. L'ansia di cui parli sembra essere il "sintomo" che evidenzia la necessità di questo riconoscimento. Agisci tu per prima, senza che l'ansia agisca facendo le tue veci. Ri-costruisciti, passo dopo passo, permettendoti di fiorire in nuovi contesti. Un caro saluto,

Dott.ssa Francesca Valentini