Dott. Francesco Emanuele Pizzoleo

Dott. Francesco Emanuele Pizzoleo

psicologo, psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Schizofrenia come farla riconoscere al malato

Buongiorno, il mio ex compagno si è ammalato di schizofrenia e attualmente vive in una comunità, da oltre 10 anni è convinto che quello che gli succede è dovuto allo Stato che lo perseguita ed ai suoi genitori (oggi molto anziani e malati) che ne sarebbero complici, a parte me e pochissimi amici non ha più nessuno; nel corso di questo tempo si è drogato pesantemente contraendo debiti elevatissimi creando enormi problemi ai familiari me compresa e giustificando il tutto che è lo Stato che lo perseguita.

Parlando con psicologi e psichiatri che lo hanno seguito e che lo seguono il problema è che lui non riconosce la sua malattia, ma io sono convinta che dentro di se lui sappia, lo evinco da comportamenti, frasi, gesti che sono emersi durante il nostro rapporto e che emergono quando cerco di fare dei ragionamenti con lui su i suoi problemi.

Purtroppo non riesco a spiegare bene ai dottori da cosa lo evinco che lui sa di essere schizofrenico, ma alla fine gli fa comodo così e può fare tutto ciò che vuole e non affronterà mai il problema della malattia.
Nel corso di questi anni ho provato più volte con una forte fermezza a spiegargli che è affetto da schizofrenia il risultato è che "io sono complice dello Stato", mi cerca quando è disperato e ha bisogno di aiuto ma se vogliamo rimanere amici io non gli devo dire che è schizofrenico gli devo dare solo ragione. Ho provato l'ho aiutato e poi ho cercato con dolcezza di fargli riconoscere la malattia, ho rifiutato di aiutarlo e dolcemente gli ho spiegato che non era lo Stato ma lui con la sua malattia, ho rifiutato e con forza gli ho detto che lo Stato era solo una scusa è lui a creare i problemi perché affetto da schizofrenia.
La domanda è come si fa a far riconoscere ad uno schizofrenico la propria malattia, quale è il metodo?

Gentile utente, 

dispiace molto per la psicosi del suo compagno che verosimilmente presenta note paranoidee. 

Non so perché lei desideri così ardentemente fargli assumere consapevolezza di una psicopatologia molto grave che è fondamentalmente associata ad alterazioni della connettività funzionale ossia al processo di integrazione e scambio di informazioni tra diverse aree del cervello. Questo vuol dire che l’assenza di comunicazione integrata tra aree del cervello non consente una consapevolezza mentale e soggettiva del problema. 

O meglio, dato che in psicologia e psichiatra la teoria non sempre corrisponde alla pratica,

1) si dovrebbe conoscere gravità e intensità della sintomatologia presentata dal suo ex compagno. Ci sono persone con schizofrenia che hanno parziale consapevolezza di esserlo e altri in cui è assente.

2) mi dispiace dirlo ma il ruolo è compito di rendere un paziente psicotico consapevole del suo problema, spetta agli specialisti che lo hanno in cura. Sapendo comunque che questo scopo il più delle volte è utopistico proprio a causa delle alterazioni permanenti di comunicazione neurobiologica tra le aree corticali del cervello. 

Cordiali saluti