Dott. Francesco Ziglioli

Dott. Francesco Ziglioli

psicologo clinico e di comunita, psiconcologo

Come reagire quando hai un fratello che sta male

Buongiorno a tutti, da due anni mio fratello di 31 anni non esce di casa, non ha più rapporti con nessuno, ha dei pensieri che non vuole dire per paura di un giudizio, è molto fragile in questo periodo tanto da non mangiare quello che gli si presenta in tavola....
Prima di questo è sempre stato un ragazzo esuberante pieno di voglia di fare, ha sempre lavorato ma da quando l'ha lasciato la ragazza, esattamente due anni fa si comporta così. Adesso vive dai genitori e non sappiamo più come comportarci con lui. Apprezzerei molto un vostro riscontro. Grazie

Gentile utente,

spesso ricevo richieste di aiuto da parte di familiari di persone che stanno attraversando un momento di disagio psicologico di ogni genere e forma. E' difficile dare una risposta uniforme, perchè entrano in gioco una quantità di fattori individuali, relazionali e familiari difficili da gestire in un consulto di questa natura.

Tuttavia, il mio consiglio è quello di validare le emozioni e lo stato mentale di suo fratello. So che è difficile da comprendere, ma il disagio che probabilmente sta vivendo ha tutto il diritto di essere tale, poichè non è frutto della sua fantasia. Quindi, è consigliabile evitare frasi del tipo: "Puoi farcela", "Dai che non è niente" ed altre simili, perchè non fanno altro che mettere la persona in una situazione ancora più disagevole. Questo poichè sente di non essere capito e compreso, oltre al fatto che potrebbe pensare di avere reazioni esagerate alla sua situazione (cosa che in realtà non è). L'affetto familiare e l'attivazione della rete sociale a supporto della psicopatologia riveste un ruolo importantissimo nella prognosi della stessa. Eviterei quindi di forzarlo in direzione dei comportamenti che lei probabilmente desidera osservare in lui.
Quello che potreste fare, ovviamente, ma lo dico per togliere il dubbio, è quello di accogliere il suo dolore e la sua sofferenza in modo "non giudicante" e "non apprensivo", dimostrando comprensione e appoggio. Un appoggio che si potrebbe concretizzare anche aiutandolo a capire l'esigenza di consultare uno psicologo in prima persona, magari accompagnato, se non se la sente.
Se vuole, la lascio alla lettura di questo articolo, che tratta la resistenza dei bambini, adolescenti e adulti a farsi aiutare da un professionista:
https://www.psicologobs.it/pillole-di-psicologia/mio-figlio-non-vuole-andare-dallo-psicologo/