Dott. Giancarlo Miglietta

Dott. Giancarlo Miglietta

psicologo clinico, psicoterapeuta

Cardiopatico con sindrome post traumatica e paura di soffrire ancora

Buongiorno,
chiedo già da ora scusa per la mia domanda un po' lunga.. ma cercherò di riassumere il più possibile la situazione.
Da 10 anni condivido la vita con quello che ora è mio marito. Mio marito è un cardiopatico congenito, operato più volte (ad 1 anno, 3 anni e 23 anni), ha un problema piuttosto grave che in questa sede non sto a spiegare ma diciamo che fino ai 22 anni ha avuto una vita piuttosto normale ma sempre con il fantasma del poter morire da un momento all'altro (un medico da piccolo aveva detto ai suoi "potrà vivere anche fino ai 30 anni!" ed è cresciuto sentendosi addosso una data di scadenza). Poi a 23 anni le condizioni precipitano e viene ri-operato e le cose trovano un loro equilibrio anche se precario, il tutto incorniciato da una situazione famigliare disastrosa. E' a questo punto della sua vita che ci conosciamo da coinquilini e dopo poco diventiamo qualcosa di più. In questi 10 anni insieme è sempre stato più o meno bene fisicamente mentre psicologicamente sente il peso dei traumi che la malattia gli ha lasciato e della famiglia che si è comportata in modo vergognoso durante la sua malattia, portandolo a sentirsi male anche quando stava bene o magari ad avere attacchi di rabbia violenta dove rompeva oggetti. Ho tentato di farlo parlare con qualcuno e uno volta, seppur a malincuore, è andato da uno psicologo che gli ha spiegato che ha una sindrome post traumatica.. Poi per varie ragioni, tra il quale quella economica, ha smesso di andarci.
Intanto abbiamo trovato una nostra armonia famigliare e quotidiana, ci siamo anche sposati e lui stava pian piano sempre meglio, definendosi finalmente una persona pienamente felice.. fino a quest'estate dove ha avuto un'altro problema cardiaco. Ha avuto una bruttissima aritmia, dovuta "sistemare" con una cardioversione e ora tenuta sotto controllo da alcuni farmaci. I dottori gli hanno chiarito che questo attacco era prevedibile e prima o poi sarebbe successo e che deve convivere con il fatto di averne altre nella sua vita perchè il suo è un cuore pieno di cicatrici. Questa cosa lo ha catapultato indietro di 10 anni, è fragile mentalmente. Sente costantemente il suono del suo cuore nelle orecchie perchè ora ha un battito diverso dovuto ai nuovi farmaci, si sveglia la notte dicendo di stare male ma io gli sento il cuore e batte normalmente (un po' lentamente ma è dovuto ai farmaci), dice continuamente che non vuole morire, che non vuole stare male.. Si gratta il petto in modo compulsivo e a volte sbarra gli occhi e lo vedi che non è li con te ma da un altra parte. Lo vedo e mi sembra sia fatto di un sottilissimo e fragile vetro.. Mentre lui è sempre stato una persona piena di vita. Io lo voglio vedere felice e sereno e finalmente l'ho convinto nuovamente a cercare uno psicologo o uno psicoterapeuta ma faccio fatica a trovare la figura giusta, non so da dove partire e per questo sono qui a chiedere aiuto. Come si trova lo psicologo giusto? Mi sembra di dover andare a tentativi ma questo scoraggerebbe molto mio marito e ho paura che si chiuda ancora di più nei confronti di una figura professionale.

Come mai spetta a Lei il compito di trovare la figura "giusta" per Suo marito? Come mai è Lei a scrivere, ad esporre il quadro ed a richiedere un aiuto per Suo marito?

Una condizione così pesante, intrisa di angoscia di morte, più che reale in effetti, è un evento "traumatico" anche per Lei che di notte controlla il cuore di Suo marito. Ha mai pensato di poter innanzitutto partire da sé stessa? Di potersi concedere uno spazio protetto in cui siano le Sue di angosce a trovare significato, un senso? 

Possiamo aiutare gli altri a trovare la loro figura "giusta" ma non possiamo sostituirci ad essa, non senza un prezzo da pagare. 

Forse può prendere in considerazione questo, che anche Lei può trovare un aiuto in un momento così difficile e che forse se lo merita pure.