Dott. Gianfranco D'Ingegno

Dott. Gianfranco D'Ingegno

psicoterapeuta, psicoanalista

Informazioni su psicoterapia

Ai gentili professionisti che leggeranno: Sono un ragazzo alla soglia dei 30 anni, con problemi della sfera ansiosa e relazionali.
Studente di lingue in triennale (seconda laurea) fuori sede in una città che medita di cambiare.
Ho intenzione di iniziare un percorso psicoterapeutico a lungo termine, che rispecchi le mie esigenze (possibile trasferimento, disturbi della sfera ansiosa e relazionali, necessità lavorative di contatto con la gente)

1. Come scegliere bene psicoterapeuta e orientamento psicoterapico? A quali fattori devo dare più importanza?

2. Cosa succede se si cambia terapeuta dopo qualche mese e cosa invece se si cambia dopo, ad esempio, due anni?

3. Cambiamenti realizzabili: quali sono i limiti della psicoterapia?
Da introverso e sociofobico si può diventare abbastanza a proprio agio per lavori che richiedono il parlare in pubblico?

4. Come avere cambiamenti stabili nel tempo? Ho fatto altre terapie e dopo averle lasciate ho avuto delle ricadute

5. Terapia online: consigliata?

6. E' sbagliato parlare con amici e parenti degli argomenti discussi in terapia?

Ringrazio coloro che risponderanno.

Gentile signore,

nell'universo della psicoterapia trova di tutto, professionisti che lavorano facendo capo ad approcci profondamente diversi, quindi non c'è ne è uno migliore dell'altro in senso assoluto. Lei deve cercare quello che fa per se e offre già una prima indicazione: "ho intenzione di intraprendere un percorso a lungo termine": bene mi sembra evidente che è consapevole della profondità radicata dei suoi problemi se pensa che ci vorrà parecchio tempo per risolverli. Vengo agli altri quesiti in ordine sparso: cominciamo con questo "cosa succede se si cambia terapeuta dopo poco o dopo tanto": all'apparenza nulla, in realtà come si può determinare anzitempo quello che accadrà al termine di una relazione, in generale, e nello specifico psicoterapeutica? dipende da come si è vissuta quella relazione. Ma penso che lei si stia chiedendo se la fine di una relazione può essere così distruttiva da gettare ombre anche su quanto di buono c'è stato in essa. E ciò può accadere in qualsiasi relazione, quella psicoterapeutica non fa eccezione. Altro quesito: quali sono i limiti della psicoterapia: Jung diceva che "nessuno può portare l'altro dove non è ancora mai stato", ciò a significare che il limite non deve necessariamente essere inteso nella sua accezione paranoica e depressiva come ciò che mi limita, ma anche come ciò da cui mi affaccio per capire chi sono e chi non sono e tale limite è quello creato dalla coppia paziente e terapeuta. Altro quesito: come avere cambiamenti stabili? Forse sarà meglio ridefinire la natura di questa domanda ed esprimerla così: "Vorrei tanto sentirmi comunque solido, stabile e sicuro, anche se attorno a me il mondo è in tempesta"...per questo occorre pazienza e lavoro faticoso. Terapia on-line: assolutamente sconsigliata (ma necessaria visto il particolare periodo che viviamo), perché taglia via il corpo che è uno dei mezzi con cui esprimiamo cose altrimenti indicibili, e poi c'è il problema privacy. Non rispondo agli altri quesiti, ma leggendo le sue domande mi viene in mente quando al mare, dopo tanti ripensamenti, ci avviciniamo finalmente all'acqua, cominciamo a tastarla con il piede, ci sembra accettabile, poi però cerchiamo di capire se l'acqua è abbastanza limpida e pulita, apprezziamo se il calore del sole è sufficiente a riscaldarci quando saremo usciti e così via, fin quando stanchi, desistiamo e ce ne torniamo a sedere...non vorrei essere stato troppo provocatorio ne banalizzare il suo problema:in quanto professionista so perfettamente quali angosce temiamo di provare quando ci rivolgiamo al mondo interiore. In bocca al lupo