Insicurezza genitorialità

Buongiorno,
essendo diventata mamma da 6 anni, ho cercato di documentarmi nella risoluzione dei problemi più comuni dei bambini e mi è saltata all’occhio come la genitorialità sia ormai diventata un po’ da manuale. Mi rivolgo a voi per capire se sono io eccessivamente contorta o se è una realtà: noi genitori di oggi abbiamo perso la capacità di crescere i figli con spontaneità. Abbiamo talmente paura di noi stessi da non riuscire a prenderci la responsabilità di essere genitori, nel bene e nel male.
Ai bambini viene dedicata molta attenzione, forse mai come d’ora, e non sono più capaci di sopportare una frustrazione, di avere pazienza o affrontare un momento difficile. Questo è un dato di fatto, non la mia opinione, tant’è che le maestre lamentano una mancanza di attenzione e di (diciamolo) obbedienza.
Perché tutto questo?
Siamo una generazione che vive col fantasma di una famiglia troppo assente alle spalle? (sono degli anni ‘80)
La spontaneità con tutto ciò che comporta (essere liberi di arrabbiarsi, fare pace, provare e accettare sentimenti come gelosia, frustrazione) non fanno in realtà bene alla crescita personale? è o non è questa la vera via per essere resilienti?
Ringrazio chi mi risponderà,
Cordiali saluti

I bambini hanno sempre avuto bisogno di genitori capaci di rassicurare e di permettere l'esperienza delle cose, di gratificare e di rimproverare, di somministrare sì e no. di dare spazi di libertà e fornire regole di comportamento; di essere cioè un porto sicuro e figure di riferimento. La famiglia assente non è quella che che è fisicamente lontana dai figli ma quella che è assente in presenza dei figli. I figli non hanno bisogno degli occhi puntati addosso per prevenire "ogni caduta o inciampo" ma di adulti che sappiano esserci. In caso contrario possono sviluppare dipendenza affettiva o prepotenza e sregolatezza ( quella di cui si lamentano le maestre). Mi colpisce il fatto che lei si esprime come se lei fosse un genitore unico con tutte le responsabilità e i carico educativo. E il padre?