Dott.ssa Gilda Di Nardo

Dott.ssa Gilda Di Nardo

Psicologa, Psicoterapeuta

Soggezione, difficoltà nel confronto con gli altri, difficoltà di espressione dei propri pensieri

Salve,
vorrei porvi qui il mio problema, poiché è da ormai due anni che sto notando dei cambiamenti (in peggio) in me stessa e non riesco a trovarne una causa. Sono una studentessa ormai arrivata al primo anno di università, tuttavia dalle elementari fino al quarto liceo sono sempre stata una studentessa "modello", brava in italiano e in qualsiasi altra materia. Ho avuto molti problemi in famiglia dalle medie fino al quarto liceo, litigi in casa tutti i giorni, traslochi, litigi, traslochi...sono una persona emotiva, timida e molto "chiusa in se stessa", ho sofferto molto durante questo periodo, tuttavia proprio in questi momenti di difficoltà, ho sempre studiato "come volevo io", cioè in maniera completa e senza vincoli. C'è da dire che, durante tutti gli anni scolastici, non sono mai andata d'accordo con i miei compagni, sarà il mio carattere chiuso, la mia timidezza, sarà che non riuscivo a capire (ed ancora adesso) quale fosse il bisogno delle persone di parlare male delle altre, quale piacere provino queste persone a far star male gli altri, a prendere in giro me, davanti a tutti ...mi sono sentita sempre rifiutata, respinta, considerata "diversa", "strana"...quella che non si adeguava. Ho sempre cercato di rimediare, mi dicevo "magari sono io che mi pongo in maniera sbagliata, sono io che non vado bene", cercavo di interagire di iniziare un discorso...ma, puntualmente, questo non andava mai a termine, vuoi la loro indifferenza, vuoi la mancanza di "argomenti" in comune, di complicità.

Ma fino al quarto liceo studiavo sempre in maniera regolare. Fatto sta che questo problema si è esteso durante l'ultimo anno di liceo (in cui c'è un maggior carico di ansia per gli esami da parte della famiglia e dei professori) e questo primo anno di università, in cui in realtà sto attraversando una fase "familiare e non" molto tranquilla, pochi litigi, ma ho iniziato a non aver più voglia di studiare, oppure a ridurmi sempre all'ultimo momento. Nonostante questi cambiamenti, mi sento ancora e maggiormente inadeguata, incapace, stupida perché incapace nell'esprimermi, sia se sto parlando con una persona, sia se sto in un gruppo.

In questi ultimi mesi tendo a isolarmi, a non uscire più, poiché sono arrivata al punto di non riuscire a formulare un discorso di senso compiuto...e questo lo dico perché, noto che gli altri non mi capiscono, spesso devo ripetere per "spiegarmi meglio", ma comunque le persone non riescono a capirmi. Queste persone sono soprattutto quelle al di fuori della mia famiglia, amici e non. Il senso di inadeguatezza e la sensazione di "stupidità" aumentano in questi casi, proprio perché mi sto confrontando con persone che già conosco...e ho paura del loro giudizio, di quello che possono pensare guardandomi mentre parlo e mi esprimo (invece ho notato che con gli sconosciuti, mi esprimo in maniera fluida e sensata). Per questo, sto cercando di pensare di più a quello che dico...ma proprio per questo, molte volte perdo l'occasione di "dire la mia" ...e questo mi fa demoralizzare ancora di più, perché non mi fa sentire "presa in considerazione". Conseguenza ancora più grave è che, questo mio problema/ soggezione (non so più come chiamarlo), si ripercuote anche sugli studi: durante l'esame scritto o orale, ai quali arrivo ovviamente con tanta ansia, non riesco a farmi capire, ad esprimere ciò che voglio dire, il concetto che ho in mente è lì nitido...ma escono fuori dalla mia bocca frasi disconnesse, confuse, con parole messe a caso...che non riescono a farmi esprimere in maniera corretta. Spero che, almeno voi, abbiate capito quello che intendo. Quali potrebbero essere le cause di questo problema? Come posso rimediare? Leggendo di più? Parlando di più a voce alta? Fidandomi delle persone e del loro pensiero? Ci penso in continuazione, questo problema mi tormenta: ne ho parlato anche con persone a me più vicine, mi hanno dato degli ottimi consigli...ma io non riesco a venirne a capo. Spero che voi riusciate a darmi una mano.

Grazie in anticipo per qualsiasi consiglio.

Cara Margherita,

mi dispiacere leggere della tua situazione e del fatto che ciò che racconti è un senso di disagio e solitudine ( in qualche modo) che è cresciuto negli anni. Ci possono essere insicurezze, ansie che se trascurate negli anni iniziano a diventare più grandi di noi, o almeno così ci sembra. Non posso pronunciarmi più di tanto non conoscendoti, ma da quanto racconti sei in una situazione che indubbiamente merita attenzione ma che può ancora essere presa in tempo. L'esposizione della tua situazione è molto chiara, come è chiaro che stai cercando di aiutarti, di fare qualcosa ed infatti sei qui a scrivere. Mi colpiscono due fattori, la maggiore facilità a rapportarsi a sconosciuti piuttosto che a coloro che conosci ( di cui temi maggiormente il giudizio) e il fatto che come dici tu pensi in continuazione a che fare ma che ciò che pensi o ciò che amici e conoscenti ti consigliano non ti aiuta e il circuito di pensieri riparte, sempre e più forte. Sicuramente rivolgerti ad un professionista ti può essere d'aiuto e credo sia anche necessario per arginare in tempo questo meccanismo che ti sta portando all'isolamento e affrontarlo anche con maggiore tranquillità e serenità. Ribadisco che non conoscendoti posso pronunciarmi più di tanto, sta di fatto che se siamo attraversati da troppi pensieri che non ci lasciano in pace, l'isolamento difficilmente è d'aiuto, alimenta il circuito di pensieri. Immagino non sia facile, ma l'unica indicazione, oltre a quella di rivolgerti a qualche professionista, che posso darti in "punta dei piedi", per così dire,è appunto di non assecondare l'isolamento e cercare strategie ( occuparti di cose materiali, pratiche) che ti allontanano dai pensieri stessi. Rivolgiti ad un professionista e vedrai che saprai fartene qualcosa di positivo di tutto ciò che ora ti sembra oscuro e opprimente. In bocca al lupo.