Anni fa mi hanno diagnosticato il disturbo borderline di personalità

anni fa mi hanno diagnosticato il disturbo borderline di personalità. Non sono sicura sia una diagnosi corretta, ma in effetti molte cose tornano e trovano spiegazione nei miei comportamenti. Comunque, premesso questo, voglio dire che generalmente vivo una vita normale, ma a periodi mi cominciano problemi di vario genere e vorrei sapere se meriterebbe cominciare ad assumere psicofarmaci (ho già fatto anni di terapie non farmacologiche, che arrivate ad un certo punto non hanno sortito miglioramenti), naturalmente previa visita, non a caso. Chiedo qui perchè sono piena di dubbi e un po' frustrata dai continui e repentini cambiamenti che ho. Diciamo che ho fasi depressive di lunga durata: fatico a svegliarmi, soffro di insonnia, cambia l'appetito, ho pensieri di morte (e ultimamente ho sorpreso me stessa a cercare un metodo attuabile. Nessuno lo sa), zero fiducia in me stessa, eccetera... Poi ho fasi di ottimismo allo stato puro: della serie "andrà tutto bene chissene frega" e voglia di uscire, fare e disfare. Naturalmente di per sè questa incostanza è difficile da sopportare. Anni di terapia mi hanno insegnato a non buttare all'aria la mia vita (prima a causa di queste fasi alterne ho rischiato di perdere anni scolastici, poi anni universitari, ora il lavoro), e quindi riesco a mantenere costante il lavoro e lo sport, anche se mi costano immensa fatica perchè in fase depressiva starei a letto tutto il giorno. Poi, durante gli anni si sono aggiunte le fobie: la più invalidante è l'emetofobia. Sono dipendente dai farmaci antiemetici, e nessuno degli specialisti che mi ha avuto in terapia è riuscito a farmi migliorare. Poi è iniziata l'ossessione per il mio corpo, ma qui tralascio perchè si entra in ambito di DCA e sarebbe troppo lunga. E infine, iniziata da meno di un anno, la fobia degli elettrodomestici, e di tutti i componenti della casa (compresa caldaia e contatori). Vivo da sola da 5 anni e avevo già avuto manifestazioni simili (in passato ho fatto una settimana senza accendere i fornelli), ma cose sporadiche poi passate da sole. Invece ultimamente faccio le pulizie solo in presenza di qualcuno, perchè ho paura che succeda qualcosa tipo che esploda l'aspirapolvere o la caldaia, che ci sia un corto circuito o simili... E per di più sembra che nessuno abbia la fobia degli elettrodomestici. Mi sento davvero idiota. Ah, in aggiunta devo dire che ho anche fobia di guidare. Preso la patente nel 2007 come un leone, guidato per qualche mese con le incertezze di una neo patentata, poi... Basta, finito anche quello. E adesso pesa immensamente non essere indipendente. Diciamo che attualmente se dovessi riassumere me stessa mi definirei una "persona in potenza": da un lato sento di avere tutte le carte in regola per essere felice e appagata nonostante i problemi che mi capiteranno nella vita, dall'altro lato invece sono inchiodata da un riflesso deforme nello specchio, insicurezza, bassa autostima e fobie. Dati gli insuccessi della psicoterapia, è consigliabile passare agli psicofarmaci? Ho quasi 26 anni. Fa un po' tristezza pensare di imbottirmi di medicine così giovane, ma del resto se mi possono aiutare a non soffrire più, perché no? Grazie...
Cara Susanna, non so che tipo di terapia tu abbia fatto in questi anni e se tu abbia in qalche modo esteso il lavoro anche alla tua famiglia d'origine. A volte dietro a difficoltà come quelle che descrivi tu si cela una grande forza, una grande energia di ribellione che non trova una giusta strada di espressione. Ribellione da cosa? Da schemi familiari rigidi,spesso espressione di paradigmi sociali restrittivi che magari hanno incatenato negli anni anche i tuoi avi, ai quali però, forse, loro si sono piegati, loro malgrado. In questi casi, quando poi arriva nella stirpe qualcuno che prova a guardare in faccia questi schemi limitanti per provare a superarli, inizia una vera e propria battaglia. Ecco che i disturbi dell'umore, la scarsa autostima, le fobie stesse, sono espressione di un autoboicottaggio messo in atto dalla parte di noi che ha fatto propri quegli schemi per noi così distruttivi in risposta alla parte che invece sogna e cerca un riscatto, un cambiamento in direzione della vita spontanea e creativa, al di là di qualsiasi schema imposto. Parli di bassa autostima ma è proprio il credere in te stessa l'arma più preziosa che hai per volgere al cambiamento. Finchè cerchiamo di eccellere in qualcosa che non ci appartiene non ci potremo mai sentire all'altezza. Le conquiste più importanti non hanno a che vedere con il successo mondano ma con la realizzazione spirituale, interiore, che non va relegata ad un ruolo secondario rispetto al primo. Finchè facciamo questo, continuiamo a mettere in un angolo il nostro vero potere creativo che deriva primariamente dall'istinto. A volte più è forte la parte istintuale più è dura la lotta, perchè questa parte di noi decide di non arrendersi all'addomesticamento sociale, da qui il disagio. Il farmaco può dare sollievo a tutto questo, diminuendo la pressione tra queste forze dentro di te, ma è una strada da percorrere con la consapevolezza che la sofferenza che senti è una forza che cerca il suo posto nel mondo, con la quale prima o poi fare i conti. Non tutti i percorsi psicologici sono psicoterapie, esistono anche percorsi non terapeutici, volti proprio all'instaurare un dialogo con il disagio, così da aiutarlo a trasformarsi da limite invalidante a forza motrice della nostra vita.