Dott. Giovanni Romito

Dott. Giovanni Romito

Psicologo, Psicoterapeuta

Il mio ragazzo per anni ha fatto uso di cocaina

Buongiorno, sono la compagna di una ragazzo che per anni ha fatto uso di cocaina. Lo frequento da 1 anno e ho scoperto questo suo "vizio" dopo tre mesi. Non sono una persona che era già immessa in queste situazioni, non ho mai fumato, bevuto, e quindi mi riesce difficile comprendere come si possa dipendere da certe sostanze. Ciò premesso vorrei essere aiutata a capire cosa succede nella mente di tali persone. Mi spiego meglio, dopo le prime due "ricadute", se così si possono chiamare, ho iniziato a leggere, ricercare, informarmi... Non ho trovato nulla, ma perfettamente nulla che si possa equiparare al mio compagno. Lui nn ha il minimo disturbo, non soffre di depressione, ha perso il padre in età molto giovane, ha frequentato poi luoghi di "perdizione" dalla quale ha ricavato solo questa tragedia. E' tutto molto strano, le volte in cui è capitato, in un anno 6 volte a distanza di due/tre mesi, nei quali mesi l'ho sottoposto settimanalmente ad analisi quantitative, sino ad arrivare a 0, se devo dire ke si è opposto, no mai, qualunque cosa gli abbia chiesto x "venirne fuori" lo ha sempre fatto, anche seguire un centro x tossicodipendenze... ma ciò ke da quest'ultimo ne è venuto fuori è la netta differenza di quelli ke frequentano questo centro e lui. Sicuramente hanno in comune una dipendenza, ma è il genere di "persona" che non ha nulla a che vedere con lui. Mi ritrovo qui a scrivervi x capire in cosa posso ancora essergli d'aiuto, lui, la sua famiglia mi ripetono che la mia presenza in questo anno lo hanno migliorato, sono riuscita a farlo "maturare" e capire un pò il senso reale della vita. Chissà sarà vero, non lo so, ma ciò che so è che il mio compagno è una bellissima persona, una persona dalla quale mai ci si aspetterebbe una cosa del genere, non beve, fuma sigarette... forse anche troppe, ma abbiamo pensato di sostituirle con quella elettronica e a quanto pare stia funzionando, non è aggressivo, non è autoritario, è molto altruista, gran lavoratore, sempre disponibile. Per questo io nn trovo assolutamente congiunzione su quanto leggo e quanto è nella "mia" realtà. Quando è capitata "l'occasione" è come se io lo sentissi, dal buongiorno del mattino... è come se in lui avvenisse una sorta di cambiamento, come se si preparasse a doversi poi scusare x quanto commetterà la sera. E' più gentile del normale, più educato, più lineare, tutto molto normale sino all'attimo in cui arriva la bugia del semmai... "sto andando a fare un servizio..." di lì poi l'assenza x qualke ora, poi il msg alle tre di notte.... SCUSAMI. Questa è la mia storia... aiutatemi a capire cosa avviene in quella testolina, e se davvero io nel mio piccolo posso davvero essergli d'aiuto. Infinitamente grazie P.
Gentile Paola, inizio dalla fine: ”se davvero nel mio piccolo posso essergli d’aiuto”. Lei gli è già di grandissimo aiuto, da quello che leggo nelle righe precedenti. Dalle sue parole traspaiono due cose, da un lato il profondo sentimento che la lega a questa persona, dall’altro il senso di frustrazione per una situazione che lei trova “anomala” e che quindi risulta difficile da accettare. Il suo compagno, pur non avendo i comportamenti “tipici” dei tossicodipendenti, pur non avendone gli atteggiamenti, pur essendo una “bellissima persona”, adopera questa sostanze. Qual è il vero problema? Vede, alle volte dovremmo essere in grado di andare oltre i cliché che contraddistinguono certe categorie patologiche e ricordarci che dietro ogni stigma (il tossico, il drogato…) esiste una persona con una storia unica e irripetibile che non può essere paragonata a nessun’altra. Il problema non è tanto la perdita di una persona cara, o di aver frequentato “luoghi di perdizione”, ma semmai cercare di capire perché, ad un certo punto della sua vita, un ragazzo decida di includere, tra i diversi modi d’esistere possibili, quello di far uso di sostanze stupefacenti: a che cosa è funzionale l’utilizzo di queste? La risposta sta nella sua esperienza di vita, nell’effetto che hanno avuto su di lui gli eventi che ha vissuto e il modo in cui li ha interpretati. Per capire tutto ciò, non basta che un centro per tossicodipendenti ci dica che lui non c’entra niente con gli altri. Ci sono molte risorse da poter mettere in campo in questa situazione: 1) il suo compagno, da quello che lei racconta non è in una situazione di dipendenza eccessiva, 2) ha il suo sostegno e quello della famiglia, 3) ha un lavoro, 4) è disposto a farsi aiutare. Sono ottimi presupposti per una soluzione del problema, ma è necessario, a questo punto che, oltre ai controlli, egli inizi un percorso di psicoterapia che gli fornisca la consapevolezza, non tanto del fatto di avere un problema (quello lo sa già), ma di comprenderne il perché e di conseguenza venirne definitivamente fuori. La saluto cordialmente,