Dott. Giovanni Romito

Dott. Giovanni Romito

Psicologo, Psicoterapeuta

Rapporto Assente con la madre

Salve a tutti, volevo raccontare la mia esperienza.
I miei genitori si sono separati a distanza di pochi anni dalla mia nascita, non so molto a riguardo se non che poco tempo dopo dalla mia nascita mia madre ha iniziato a sviluppare un comportamento psicotico che l'ha resa incapace suo malgrado di crescere un figlio, subendo anche un TSO; la malattia è peggiorata al punto da non rendere più possibile, secondo gli assistenti sociali, la convivenza con me rendendo necessaria la separazione di fatto tra mio padre e mia madre.
la situazione è degenerata in quanto i miei nonni materni hanno dal quel momento iniziato ad odiare mio padre;

Per svariati anni abbiamo mantenuto un rapporto incontrandoci non così di rado e a dire il vero provo sensazioni miste al riguardo in quanto non ho mai provato felicità nel vedere mia madre e oggi mi accorgo di non aver mai provato amore nei suoi confronti.
i rapporti una volta adolescente sono iniziati sempre più a decrescere fino ad azzerarsi e posso dire che ad oggi non abbiamo più rapporti; non riesco a sollevare la cornetta per chiamare e sono spaventato che da un momento all'altro mi arrivi una chiamata perchè non so se risponderei.
Ho paura che tutto ciò mi sia però costato molto caro e mi piacerebbe sapere la vostra: mio padre, i miei zii e i miei nonni paterni non mi hanno fatto mancare amore trattandomi come un principe però sento di aver sviluppato aridità, incapacità di lasciarmi andare al divertimento e alla spensieratezza mettendo tutto me stesso negli studi universitari ma non vivendo veramente emozioni positive se non quelle derivanti da un esame superato.
Peraltro da qualche tempo ho iniziato a sviluppare anche una paura del fallimento su gli studi universitari malgrado avessi ottenuto buonissimi risultati, facendomi molto rallentare; l'idea di non riuscire a laurearmi nei 5 anni non so come spiegarlo diventa paura di non riuscire a laurearmi mai; la notte ho attacchi di ansia e credo con ogni probabilità che la mia mancanza di forza nello svegliarsi sia dovuto ad una clinomania.
Da un po' di tempo penso di rivolgermi ad uno psicologo e pensavo che già consultarmi con voi potesse essere un primo passo.

Gentile Marco, c'è un passaggio che mi ha colpito particolarmente nel suo racconto e su cui vorrei soffermarmi stimolandola ad una riflessione. Quello che è capitato a sua madre è davvero molto triste e spiacevole e probabilmente ha avuto degli esiti su quella che è stata la sua vicenda umana negli anni a seguire la vostra separazione. Lei sostiene, ad un certo punto, che si è accorto di non provare amore nei suoi confronti; non entro nel merito di ciò perchè qualunque sentimento o emozione si provi, se autentica, la considero legittima e, di conseguenza, non giudicabile. L'elemento sicuramente interessante è il fatto che lei ritiene che questo "mancato sentimento" nei confronti di sua madre sia stato la causa della sua "aridità" e  mancata "spensieratezza", nonostante l'amore che le è stato dato da suo padre, dai suoi nonni e da suoi zii. In che modo è arrivato a questa conclusione? Glielo chiedo perché, spesso, quando si vive un periodo difficile (mi riferisco, nel suo caso, al timore di non terminare gli studi universitari e alla clinomania) si tende a cercarne nel passato la causa, perdendo di vista il qui ed ora. Ci sono tre aspetti che emergono dalla sua storia: la separazione da sua madre, il suo sentirsi "arido" e non spensierato, il timore di non ultimare gli studi. Capire se e soprattutto in che modo queste tre momenti (aspetti) della sua vita siano in relazione tra loro, è esattamente il tipo di lavoro che lei può fare attraverso una psicoterapia, si tratta di ripercorrere la sua storia individuando i diversi momenti che l'hanno contraddistinta. Se lo ritiene, sono a sua disposizione per un colloquio, anche solo conoscitivo (in presenza o via Skype), allo scopo di poterle fornire un parere più specifico. La saluto cordialmente, Giovanni Romito