Credo di essere affetto da disturbo di personalità

Buongiorno mi chiamo Leonardo e abito nella provincia di Brescia, francamente non capisco se la mia è una richiesta d’aiuto o semplicemente l’irrefrenabile bisogno di una risposta certo è, credo di essere affetto da disturbo di personalità: non ho idea di come potermi curare né posso permettermi una cura. Premetto, ho avuto un’infanzia terribile, o meglio io la considero tale. Io ricordo quasi ogni cosa della mia infanzia, ero un bimbo sensibilissimo, creativo e intelligente, altruista e buono d’animo ma i miei genitori secondo me (e lo penso ancora ora) sono stati e sono due mostri. Il quadro della mia famiglia: un falso d’autore. La realtà era ben diversa; mai un complimento, continui impedimenti, denigrazioni, mai un gesto d’amore, un insegnamento con dolcezza, un incoraggiamento, venivo picchiato ogni santo giorno da mia madre, e per picchiato intendo schiaffeggiato quasi sempre sul volto con conseguenti perdite ematiche nasali, mi venivano tirati i capelli, sono stato graffiato sul viso e molto spesso sono stato frustato con un lungo ramo di nocciolo che i miei genitori ricavavano appositamente in montagna nella stagione dei funghi. Porto ancora i segni sulle spalle! Venivo picchiato se non mangiavo, se sbriciolavo mangiando, se non avevo semplicemente fame o se non apprezzavo e quindi rifiutavo un piatto a me non gradito. Da considerarsi che il mio parere al riguardo non contava. Venivo picchiato se sorpreso mangiare una merendina fuori orario e, di queste ultime ero costantemente privato con mio conseguente incolmabile desiderio. Venivo picchiato perché a scuola non riuscivo a concentrarmi. Un giorno presi una nota di demerito per le mie lacune matematiche, frequentavo la terza elementare. Arrivato a casa consegnai il diario a mia madre. Ero terrorizzato, mi lasciò il tempo di mangiare e poi con mia grande sorpresa, sparecchiata la tavola, mi invitò a sedermi facendomi intendere che avrebbe provveduto lei ad insegnarmi la matematica, di non preoccuparmi, non mi avrebbe fatto nulla. Aveva una vestaglia nera con greche viola e io avevo paura ad avvicinarmi. Una volta seduto estrasse dalla vestaglia il mestolo della polenta e mi picchiò! Tento poi davvero di insegnarmi la matematica, ma poiché incapace a spiegare (e a comprendere), impossibilitato a capire le presi ancora. Sono cresciuto in questo inferno pensando che ogni famiglia fosse così. Mi venne detto che in tutte le famiglie i figli vengono picchiati solamente che non sono così stupidi da dirlo! Mio padre mi ha picchiato fino a 17 anni spesso con la cintura mia mamma fino a quasi 22. Pazzesco! A volte penso che neppure i cani vengono cresciuti in questo modo. Ripeto: bastava essere in disaccordo o non capire qualcosa che venivo sistematicamente picchiato. Quando non venivo picchiato venivo costantemente minacciato, preso a parolacce e denigrato fino allo sfinimento e ancora, facendomi sentire in colpa fino a farmi morire dentro. Venivo criticato se troppo felice per qualcosa o se troppo triste. Il mio parere non ha mai contato nulla e venivo zittito se lo esprimevo, in casa mi sono spesso sentito un estraneo. Il dialogo soprattutto nella fase adolescenziale era ormai assente. Durante tutta l’infanzia e tutta l’adolescenza sono stato sottoposto a routine istupidenti e a regole militari, tutto ciò che non era inerente al al avoro o al sacrificio (il mio) era considerato inutile, dovevo rinunciare in nome di Dio a cose che desideravo e i divieti e le imposizioni erano davvero troppe ed insopportabili. Mi veniva vietato di fare ogni cosa e ogni cosa che desiderassi fare era stupida per loro. Ogni gioco o attività che poteva sporcare la casa mi erano vietati. Non potevo portare amici o fidanzata in casa e, ancor peggio non potevo avere accesso a determinati locali della casa perché chiusi su volere dei miei. Dovevo chiedere di andare in bagno per farla breve! La mia Privacy non è mai stata rispettata, la mia macchina la mia stanza venivano continuamente ispezionate. Mio padre è arrivato al punto di contare i profilattici che usavo con la mia fidanzata dandomi dello schifoso!! Così persi la mia prima fidanzata ed è inutile raccontare il dramma interiore che ho passato. Regole folli e ho citato quelle meno terribili! Per non parlare del venerabile rispetto che esigevano. Ho sempre sopportato. All'età di 15 con “incoraggiamento” da parte dei miei genitori anni abbandono gli studi inizio da subito a lavorare nell'azienda di famiglia e a consegnare in casa tutto lo stipendio tredicesima compresa, di quest’ultima non sapevo neppure l’esistenza. Io tenevo solamente gli straordinari. Ma niente cambiò e l’egoismo soprattutto di mia madre sembrava diventare senza limiti. Nonostante lavorassi per qualche motivo dovevo sempre rinunciare, stare alle “regole” o andarmene: queste erano le condizioni. Nonostante lavorassi mi veniva impedito ad esempio di mangiare al di fuori del pranzo o della cena e il denaro quando mi veniva dato, mi veniva dato con il contagocce, l’unica cosa che sono riuscito ad ottenere è stata una tastiera elettronica. La mia vita sociale era un grande bluff e a tutti ho sempre raccontato l’esatto opposto di ciò che succedeva in casa, vantando i miei genitori, inventando, celando il mio disagio interiore, la mia timidezza, la mia vergogna, il fatto di sentirmi fondamentalmente indegno. Come può un figlio ammettere di avere due mostri al posto di due genitori? Genitori che ancora oggi sostengono che avrebbero dovuto picchiarmi di più!!! Mi danno del fallito e mi passano 300 euro mensili emi insultano in continuazione! Li odio! Mi sono iscritto ad una scuola serale ed il mio iniziale successo anziché renderli felici e orgogliosi li fece non poco irritare portandomi così ad abbandonare terminato la quarta classe. Fino a 24 anni ho lavorato insieme a mio padre, un uomo senza alcuna competenza all'interno dell’azienda, e il fatto che io lo capissi inasprì al massimo i rapporti con conseguenti 9 anni di silenzi e malumori: un periodo terribile perché anche all'interno dell’azienda il mio parere non contava e il mio stress si sfogava nell'alcool tutti i fine settimana. Ora ho 38, anni e il sol scriverlo mi far star male, (il pensiero di trovarmi dietro uno schermo a chiedere aiuto non rientrava certo nelle mie aspettative), ho sempre saputo che in me qualcosa non andava ma ho sempre finto, ho sempre dimenticato, forse non volevo sapere, forse non volevo capire: è difficile accettare che il problema sta dentro di te, dentro la tua mente: è inaccettabile. In pratica io non so chi sono e ho passato l’esistenza a cambiare repentinamente nei modi, aspetti e forme. Oscillo dalla rabbia (pazzesca) alla dolcezza sconfinata e viceversa a seconda del contesto. Mi sento forte e invulnerabile ma allo stesso tempo debole, vigliacco, impaurito quasi come se il mio corpo muscoloso serva a proteggere il bambino che sta dentro di me. Mi sento spesso in colpa, mi vedo sbagliato e non riesco neppure a guardarmi allo specchio. Odio il mio viso e adoro il mio corpo e rasento l’ipocondria. Posso essere anche allegro ma basta una musica o un semplice pensiero brutto per farmi cadere in una profonda tristezza. Sono sospettoso in modo anomalo e non riesco a fidarmi di nessuno, basta una frase, un gesto sbagliato per far crollare subitaneo in me ogni mia forma d’amore e di comprensione. E’ come se fossi perennemente ad un bivio: idealizzo e svaluto in continuazione. Non riesco a trovare una stabilità emotiva né una stabilità fisica, non riesco a concentrarmi e tipo in questo momento mi sento parecchio confuso e mi chiedo in continuazione se sto facendo bene o male a scrivere: sto parlando di me ed è un fatto assai raro. Il mio rapporto con le donne, con le amicizie e sempre stato un fallimento. Ho avuto quattro storie importanti tre delle quali finite e quest’ultima ormai è quasi al capolinea. Inizialmente le ragazze con me stanno benissimo, le mie attenzioni sono esclusivamente per loro in modo quasi totalitario, ma inevitabilmente io rovino sempre tutto, mi chiedo in continuazione perché stanno con me e impazzisco quando queste inevitabilmente prendono la decisione di lasciarmi o solo o il sospetto che vogliano lasciarmi. Nei momenti di rabbia sono irriconoscibile e la mia lingua è peggio di una spada, dico cose che fondamentalmente non penso per non parlare dei miei scatti d’ira che possono essere devastanti e molto violenti (distruggere oggetti) come le mie emozioni. Stessa cosa per le amicizie idealizzo e svaluto una persona più volte nell’arco della stessa giornata. Nessuna delle mie partner ha mai sopportato i miei genitori definendoli persone con gravi problemi sociali, cosa che inspiegabilmente mi indispettiva. Rovinati i rapporti cancello in modo definitivo dalla mia vita e dalla mia mente queste persone non avendo neppure il coraggio di scusarmi. La mia vita è un eccesso e un nulla di tutto. La mia impulsività è spaventosa e secondo me sono pure un manipolatore. Sono stato sposato e dopo la separazione avvenuta nel 2005 mi sono trovato solo e accostatomi a cattive compagnie ho pure sperimentato il carcere. Per via della mia incapacità di autocontrollo mi è stata applicata la sorveglianza speciale che mi vieta di uscire dal paese. Ho violato le norme andando a trovare il padre della mia fidanzata all’ospedale e ora sono in detenzione domiciliare. Trovo l’ignoranza dei giudici scandalosa e non tollero le ingiustizie! Del resto chi ha avuto un rapporto relazionale con me mi trova eloquente, brillante e molto intelligente: so suonare pianoforte, tromba, batteria imparati da autodidatta ma nessuno lo ho raccontato a tutti di avere perso lezioni, adoro oltremodo J.S.Bach, sono un asso dell’informatica ma di quest’ultima non ne faccio un uso costruttivo. Le mie intuizioni a volte sono sbalorditive quanto non razionali, la soluzione ad un problema mi viene chiudendo gli occhi ed è come se la vedessi. Se una materia attira la mia attenzione in quella devo riuscire e generalmente ho successo! Ma la mia incapacità di concentrarmi mi porta all'inconcludenza. Io vorrei essere aiutato perché sento di potere fare qualcosa di buono per la società. Ho bisogno di fare qualcosa, ho necessita di sentirmi importante. Vorrei sapere esattamente cosa c’è in me che non va e sarei disposto pur di guarire a farmi ricoverare in una struttura. Penso se la mia mente fosse sgombra da pensieri (anche irreali) potrei concentrarmi su di una materia raggiungendo l’eccellenza. Ho necessità di guarire per avere una vita, per stabilizzare le mie emozioni, sapere chi sono e cosa voglio.

Buonasera a lei Leonardo, ho letto la sua storia e le devo dire che a primo impatto mi ha suscitato un sentimento di rabbia. Sì,rabbia mista a pena per tutta la sofferenza che ha dovuto e che continua tuttora a subìre. Sinceramente non penso che abbia un disturbo di personalità, sono piuttosto dell'idea che le circostanze della vita con le quali ha dovuto suo malgrado confrontarsi, l'abbiano portata ad essere quello che è ora. Ha dovuto crearsi un modo di essere, che potesse aiutarla a tirare avanti. L'infanzia che Lei ha vissuto (mi perdoni la schiettezza) non è degna di essere definita tale. Elenca varie difficoltà e comportamenti che ritiene lei stesso altalenanti. L'aggressività che esprime talvolta è la modalità che le è stata insegnata sin dall'infanzia. Ma insita in Lei ce n'è un'altra, ossia la dolcezza, la premura, la voglia di arrivare e di essere riconosciuto..e questa è quella che la contraddistingue.  Tra le sue righe (scritte tra l'altro meglio di molti laureati) leggo un profondo disagio alternato ad una irrefrenabile voglia e bisogno di rinnovarsi. Non è mai troppo tardi per cambiare e per essere persone migliori Leonardo, ognuno di noi dovrebbe tenerlo a mente. Lei dice di non sapere chi è, invece a me pare che la sua analisi sia davvero profonda, ha solamente bisogno di conferme altrui. Nella lettera tocca ed affronta ogni suo problema, dandosene anche una risposta. Dice di aver sempre saputo che qualcosa in Lei non andava....quando le è venuto il sospetto? Quando da piccolino veniva picchiato o deriso invece di esser ascoltato, accudito come ogni bambino dovrebbe? Perdoni la mia franchezza, ma credo davvero che Lei non avesse niente che non andava.  Non voglio colpevolizzare i suoi genitori perché evidentemente hanno applicato con lei metodologie che venivano usate a loro volta su loro stessi: se si conosce solo la rabbia non si può insegnare l'amore. Detto questo caro Leonardo (e spero davvero di non averla ferita poiché non era mia intenzione farlo), le consiglierei di prendere in mano la sua vita: torni a studiare, intraprenda un percorso psicologico che l'aiuti a capire come gestire la rabbia e le altre emozioni, a riacquistare la fiducia in sé stesso, facendo un percorso per migliorare l'autostima, se crede di rasentare l'ipocondria si faccia aiutare a superarla, soprattutto accetti sé stesso e se non l'ha ancora fatto, lasci la casa dei suoi genitori.  Forza Leonardo...come recitava un famoso film "Non può piovere per sempre!".