Dott.ssa Giulia Schena

Dott.ssa Giulia Schena

psicologo, psicodiagnosta

Ho una figlia che da svariati anni ha un disturbo di autolesionismo

Ho una figlia che da svariati anni ha un disturbo di auto-lesionismo. Le e' stato diagnosticato un disturbo “borderline“....ovviamente, come madre, sono stata additata come la principale responsabile del suo disturbo, essendo io molto razionale, e forse, talvolta, essendo poco incline a vivere l'affettività con il necessario trasporto. Potete solo immaginare come io mi possa sentire, avendo comunque investito molto, a mio modo, nel mio essere madre, ma forse con prerogativa al “fare“ per le mie figlie, più che al trasmettere calore affettivo, di cui son probabilmente carente per vicissitudini famigliari dolorose (sono stata anche anoressica in adolescenza. e ho subito il trauma di una separazione molto dolorosa e conflittuale a circa trent'anni)....Non mi posso sentire una risorsa sufficiente per mia figlia, se tutti mi danno addosso, compresi i sanitari e i rappresentanti dei servizi sociali, che son temporaneamente i tutori di mia figlia( essendo stati noi genitori considerati inadeguati nel far fronte alle esigenze di mia figlia). Contesto fortemente las prerogativa di caricare solo sulla famiglia il problema degli adolescenti....si rischia di far saltare un tessuto già precario, non potenziandone sufficientemente le risorse, le uniche utilizzabili quando mia figlia tornerà dalla struttura in cui è temporaneamente ospitata. Al compimento dei diciotto anni, infatti, Nadia forse “tornerà“ nel contesto famigliare, con grave rischio per sè, praticando ancora atti autolesivi. ha già tentato il suicidio, essendo stata allontanata per sei mesi da noi genitori.nessuno, però, dei servizi, riconosce adeguatamente le proprie responsabilità. No consiglierei a nessun genitore di aver a che fare col servizio pubblico, totalmente privo della necessaria competenza per affrontare problemi così complessi....stefania, Padova

Salve Stefania, comincio col dirle che mi dispiace molto per la sua esperienza con i servizi. In effetti, posso concordare con lei sul fatto che "dare colpe" non sia un modo per sostenere una famiglia che viva al suo interno una difficoltà (di qualsiasi tipo, in particolare se psicopatologica). Qualcuno si sta occupando di fornire un sostegno psicologico a voi come famiglia? Avete trovato in qualche modo una "valvola di sfogo", un ascolto empatico? Qualcuno vi affianca nella gestione del possibile rientro di sua figlia?

Purtroppo, a volte, nel nostro lavoro si perde di vista l'importanza delle relazioni, del contesto famigliare, dei pregressi dei ragazzi e dei genitori, ci si ferma a guardare il qui ed ora e a dare interpretazioni un po' affrettate e "preconfezionate" (ossia uguali in tutti i casi, e non specifiche come dovrebbero essere). L'unico risultato, in questi casi, è far crescere una sfiducia da parte dell'utenza dei servizi e non risolvere o almeno gestire il problema.

Detto ciò, mi sento di dirle che non è sempre così: ci sono anche operatori che hanno a cuore il proprio lavoro e le persone che si trovano di fronte (e per mia esperienza sono molti).

Spero che troverà qualcuno che possa darvi una mano a sostenere il peso di questa situazione, che possa consigliarvi e trovare con voi qualche "soluzione".

Buona serata.