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Dott.ssa Giuseppina Cantarelli

psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista

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  • Parma
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Da 2/3 anni a questa parte soffro di bassa autostima

Salve, mi rivolgo a voi perchè da 2/3 anni a questa parte soffro di bassa autostima. Non ho avuto un'infanzia facile, perché i miei genitori litigavano di continuo e mia madre ha avuto una brutta malattia dalla quale fortunatamente è uscita. Da 2/3 anni mi sento sempre inferiore, non adatta alla situazione. Mi sento inadeguata per tutto, non mi sento bella (sono in sovrappeso, forse è dovuto a questo) anche se ho un ragazzo da 2 anni con il quale litigo spesso perché mi sento inferiore alle altre ragazze e faccio scenate di gelosia anche per piccolezze. A volte quando parlo, mia madre nemmeno mi ascolta e si mette a parlare con altre persone, e io mi sento messa da parte. Come posso fare a migliorare la mia situazione?

Cara Alessia,

seppure appena adolescente, porta con sé un bagaglio pesante con cui fare i conti, che sicuramente le sottrae  preziose forze, ad un età in cui tutte le energie  di una persona, dovrebbero essere utilizzate, per completare la crescita fisica e psichica, e per progettare il proprio futuro.

 Quello che sta attraversando, dovrebbe rappresentare il periodo della scoperta, della possibilità di fare esperienze nuove e appassionanti, la stagione in cui tutti gli investimenti affettivi dell’infanzia (i sentimenti verso mamma e papà ) dovrebbero quantomeno parzialmente, essere dirottati su un gruppo di pari (gli amici) e su un eventuale partner amoroso.

Vero è altresì ,che l’epoca che sta attraversando è anche spesso, la più densa di forme di instabilità, di incertezze, di atteggiamenti contradditori e forti tensioni emotive. E’ un po’ come se Lei, Alessia, fosse sospesa tra due mondi, quello dell’infanzia e quello dell’età adulta con tutta la complessità che questo delicato  periodo di transizione e profondo mutamento, comporta. La Sua identità complessiva (chi sono? Dove sto andando? Quanto sono adeguata e forte per affrontare la vita?) , la stima e l’amore verso se stessa, sarebbero in ogni caso fonte di preoccupazione, così come l’incertezza relativa al Suo aspetto fisico. Dice  di essere in sovrappeso, ma non spiega quale potrebbe essere il suo modello di riferimento di snellezza o avvenenza femminile e cerca negli occhi e nello sguardo del suo ragazzo, una conferma di sé che Lei per prima, tende a negarsi.

Ricordi, che la moda, propone modelli di bellezza, che spesso nulla hanno a che fare con la realtà fisica ed emotiva della maggior parte delle donne . Sguardi e movimenti troppo spavaldi e sicuri, in corpi ultrasottili di ragazze, che ad occhio disincantato ed equilibrato, appaiono solo denutrite, quanto affamate. Diversa è l’armonia conquistata con una dieta sana e varia e in particolare con  la pratica costante di uno o più sport  amati, che non solo,  possono regalare nel tempo un corpo forte e bellissimo nel rispetto della propria costituzione , ma aiutare anche a scaricare le tensioni in eccesso e migliorare il tono dell’umore . E’ ormai accertato infatti, come un’attività aerobica costante, stimoli a livello cerebrale, la produzione di endorfine (morfine endogene) chiamate anche gli “ormoni della felicità”. La stima di sé, cresce anche nel mettere a fuoco e prefiggersi un obiettivo legato a ciò che si desidera conquistare nella propria vita in campo lavorativo e affettivo e nel perseguire un ideale morale ed etico, e ciò, comporta riflessione, coerenza, concentrazione e impegno. Nulla è regalato ad alcuno, nemmeno nelle migliori circostanze . Se mi sono dilungata, in questa lunga premessa, gentile Alessia, è soltanto per farle comprendere quanto sia importante per Lei porre l’attenzione sugli aspetti positivi della sua vita e sulle qualità di cui già dispone, e che potrà rafforzare, facendo appello alla motivazione e quindi alla volontà e di quanto,  il suo futuro sia nelle Sue mani molto più di quanto non immagini. Veniamo ora ai suoi trascorsi famigliari: La realtà legata all’infanzia che ha vissuto e che descrive, non le ha risparmiato paura , incertezza e dolore, e non spiega se abbia potuto fare riferimento a qualche figura famigliare o extrafamigliare più serena sul piano delle emozioni, che le sia stata vicina (cosa che mi auguro sia accaduta) soprattutto nel periodo della malattia della mamma. Ad ogni modo, quello è il passato. Può, se lo desidera e sinceramente, ritengo le sarebbe di grande aiuto, confrontarsi apertamente con i suoi genitori facendo loro presente quanto abbia sofferto, e quanto continui a soffrire a causa dell’atteggiamento di scarsa considerazione con cui sua madre sembra rapportarsi a Lei. Cerchi di far comprendere loro, che non è più una bambina, e che non intende più sottomettersi ad atteggiamenti che le causano disagio e dolore senza reagire. Sottolinei l’amore che nutre per sua madre e la comprensione che prova per la sofferenza che ella ha attraversato a causa della grave malattia che l’ha colpita, ma anche la ferma volontà di non subire più, accettando senza contestare, disinteresse e svalutazione. Se non trova la forza di affrontare la situazione, provi a scrivere una lettera chiarificatrice sia a sua madre che a suo padre e stia a vedere che succede. Se lo ritiene opportuno, può mostrare loro, la mia risposta alla sua missiva. Farsi sentire, non le restituirà un ricordo migliore della sua infanzia, ma rappresenterà certo un primo passo atto a rivendicare la Sua presenza viva in quella famiglia, i Suoi sentimenti e più in generale, ad affermare la Sua identità e accrescere così l’autostima, derivante dall’essersi presa a cuore se stessa e il proprio mondo emotivo.

Un affettuoso saluto

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