Come aiutare mio figlio
Buongiorno. Ho 58 anni e sono padre di un ragazzo di 22 anni, figlio unico. Sono molto preoccupato in quanto mio figlio ha problemi relazionali, non ha amici (tranne qualcuno con cui si relaziona via internet e che ha incontrato anche a casa nostra), è molto timido. Alle scuole medie ha subito alcuni episodi di bullismo, proprio per il suo essere timido e poco sfacciato, cosa che si è verificata anche alcune volte alla scuola media superiore. Non esce mai di casa e, quando sua madre ed io, vedendolo così sospirante e rabbuiato, gli chiediamo cosa abbia, cosa si senta, lui risponde che non lo sa nemmeno lui e che non ha voglia di fare niente. Su sua richiesta, ha fatto anche 2 sedute con uno psicoterapeuta della zona ma poi non ha più voluto continuare. I suoi atteggiamenti sono ancora quasi infantili (quelle rarissime volte che capita di uscire, magari pr andare al centro commerciale - cosa che lui fa molto malvolentieri - dà la mano per farsela prendere da me e mia moglie, quasi come fosse un ragazzino. Sono veramente disperato perché non so cosa fare e come aiutarlo. Lo vedo così depresso, affranto, non so se annoiato e vorrei poter intraprendere una qualsiasi via per aiutarlo (ovviamente questo vale anche per mia moglie, che soffre anche lei tantissimo di questa situazione). La prego di darmi qualche consiglio. Come posso aiutarlo a cambiare? La ringrazio è attendo con ansia un suo aiuto.
Salve Massimo, posso immaginare la situazione complessa e la preoccupazione per suo figlio. La società sta andando sempre di più verso una chiusura e isolamento relazionale e suo figlio sembra un po' vittima di questo momento storico. Ma a prescindere da questa spiegazione socio-culturale credo sia importante poter affrontare in maniera personalizzata e individuale la situazione di suo figlio, considerando anche la sua età delicata e preparatoria al mondo degli adulti, in modo da poter dare valore alla sofferenza sperimentata da suo figlio e di riflesso anche da voi genitori, ma questo non può prescindere dall' intraprendere un percorso di psicoterapia che possa dare senso e valore alle difficoltà di suo figlio. E' fondamentale riprovarci e non perdere la speranza al primo fallimento terapeutico. In bocca al lupo!
Dott.ssa Ilaria Cutugnino