Figlio 18 enne, cambiamento drastico
Ho un figlio che ha compiuto 18 anni, deve cominciare la quinta superiore e negli ultimi mesi ha avuto un'evoluzione negativa nel comportamento in famiglia e anche con gli amici. E' diventato sempre più svogliato (a casa e scuola), taciturno, indifferente e insofferente alle esternazioni di disagio e preoccupazione di noi genitori di fronte a questa sua indolenza che sfocia talvolta in aggressività verbale nei nostri confronti (in cui ribalta la realtà dei fatti, accusando noi di "stargli addosso" e di essere ossessivi e ripetitivi). Contemporaneamente ha una nuova ragazza e a volte accantona le amicizie stando solo con lei. E' passato dall'essere affettuoso, empatico e responsabile (compatibilmente con l'età) al manifestare disagio rispetto alle regole familiari, diventando refrattario al dialogo e alla collaborazione richiesta. E poi sorride pochissimo, ci guarda con espressione da strafottente con l'attenzione costantemente rapita dal cellulare. Lo abbiamo cresciuto con amore e attenzione, trasmettendogli valori morali e umani, ma mi ora mi crolla il modo addosso, non capisco cosa gli sta succedendo. Non è un po' "grande" per questo tipo di atteggiamenti? Sarebbe utile la psicoterapia?
Buongiorno Emanuela,
dalle sue parole emerge chiaramente la preoccupazione di una madre che si trova di fronte a un cambiamento improvviso e disorientante nel comportamento del figlio, da poco divenuto maggiorenne.
È comprensibile che questi atteggiamenti — come la chiusura, l’irritabilità, il disinteresse e la reattività al dialogo — creino confusione, soprattutto perché ricordano le tipiche dinamiche adolescenziali. Vorrei però rassicurarla: suo figlio, anche se ha compiuto 18 anni, si trova in una fase chiamata "giovane età adulta", un periodo in cui spesso ci si sente a metà tra il bisogno di autonomia e il desiderio di protezione.
In questa fase si affacciano scelte importanti: la fine del percorso scolastico, la progettazione del futuro, la definizione della propria identità relazionale e personale. Tutto questo può generare confusione, frustrazione o anche un certo rifiuto verso regole e aspettative. A volte, la vicinanza e la preoccupazione dei genitori — che nascono dal desiderio di aiutarlo — vengono vissute dai ragazzi come una forma di controllo o pressione, generando conflitti e incomprensioni.
Naturalmente, ogni situazione è unica, e quanto lei descrive può essere parte di un passaggio evolutivo, ma può anche indicare un momento di disagio emotivo più profondo. È importante osservare alcuni segnali: isolamento sociale marcato, aggressività crescente, perdita di interesse prolungata per scuola, amici, o progetti futuri. In presenza di questi elementi, un consulto psicologico può essere molto utile, non solo per suo figlio — se e quando sarà pronto — ma anche per voi genitori, per comprendere come accompagnarlo in questo passaggio senza sentirvi impotenti o "di troppo".
Le consiglio quindi di mantenere aperta la porta del dialogo, pur rispettando i suoi spazi. Fategli sentire la vostra presenza costante ma non invadente, e trasmettete il messaggio che, qualora lo desiderasse, siete pronti ad accogliere anche un suo bisogno d’aiuto.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Jessica Ciampa
Psicologa - Roma