Dott.ssa Laura Pettenò

Dott.ssa Laura Pettenò

Psicologo, Psicoterapeuta

Ho passato un'infanzia complicata, i miei genitori litigavano continuamente, anche pesantemente, e penso questa cosa mi abbia segnato nei rapporti con

Salve scrivo perchè ho bisogno di capire cosa mi sta succedendo, e come devo reagire. Sono una ragazza alle prese con le relazioni con 'l'altro'. L'altro inteso come un qualcosa diverso e lontano da me. Perché è così che inizio a definire chiunque si aggiri e cerchi di penetrare nella mia sfera personale e intima. Ho passato un'infanzia complicata, i miei genitori litigavano continuamente, anche pesantemente, e penso questa cosa mi abbia segnato nei rapporti con gli altri. Amo stare in compagnia, ho degli amici fantastici, pochi e giusti sono quelli che mi conoscono a fondo. Ma mai ho permesso a nessun ragazzo di stare insieme a me per più di quattro mesi. Li ho sempre allontanati appena cercavano di avvicinarsi troppo a me, e per avvicinarsi intendo ogni forma di vicinanza fisica. Non ho mai capito cosa provasi per un ragazzo, e ho sempre preferito starmene da sola, con i miei amici, senza soffrire di questa cosa. Ora però, da qualche mese sto con un ragazzo. Fantastico, mi riempie di attenzioni. Ma io? Io che ruolo ho? Sono sempre distante, e da quando lo abbiamo fatto, la situazione è peggiorata. Tutto ciò che dice e che fa mi irrita, sono arrabbiata con lui, aggiungendo il fatto che da allora sto male fisicamente tra cistiti e malori vari. Ma so perfettamente che non è colpa mia. Ho come la sensazione che mai riuscirò ad abbandonarmi totalmente a qualcuno,che mai vedrò il sesso come qualcosa di bello da condividere, ma qualcosa che mi viola; ma soprattutto che mai riuscirò a dissolvere la confusione che alberga in me per quanto riguarda queste relazioni. E' veramente frustrante, per me, ma anche per chi cerca di starmi vicino. Grazie dell'aiuto!

Salve Arianna,

lei inconsapevolmente sembra avere un comportamento ambivalente quando stabilisce un legame affettivo che inizia ad essere importante per lei.

Il timore di coinvolgersi rappresenta un sistema di protezione alla possibilità di essere rifiutato o abbandonato, una sorta di protezione preventiva ad un possibile, probabile dolore. "Se scappo prima, ho il controllo della situazione, se non mi coinvolgo, soffro meno" Non si tratta di comportamenti consapevoli ma di automatismi appresi fin da piccoli.

Le suggerisco di affrontare le nuove relazioni sapendo che la sua reazione sarà questa e di scappare più tardi, se veramente vuole scappare; abituandosi gradualmente a correre qualche piccolo rischio di coinvolgimento in più. Non dia troppo ascolto alle voci e pensieri iniziali che suggeriscono "non mi piace", si  dia più tempo per decidere che non ne vale la pena. Così quel meccanismo gradualmente potrebbe diventare più flessibile e lei capace di lasciarsi andare un po' di più