Entrare in un qualunque studio di psicoterapia, di qualsiasi approccio si tratti, è praticamente entrare in un "recinto sacro".
Nessun riferimento a questioni spirituali o metafisiche, tutt'altro: è la giusta condizione in cui il cervello di una persona reagisce con fiducia ad un ambiente protetto, contenuto, definito, diviso dal resto del "mondo là fuori", in cui il tempo e lo spazio appartengono unicamente alla persona stessa.
In questo luogo c'è solo una 'presenza'... altrettanto fisica e dotata di cervello come chi è entrato/a dalla porta d'ingresso ed è proprio quella che chi, ponendosi volontariamente nel bel mezzo del "recinto", ha scelto per diventare (un po' paradossalmente) l'unica persona con il diritto di esserci ed esisterci, con tutti i suoi problemi, contraddizioni e 'difetti'...
...e così si renderà conto che "sacro" non è quell'ambiente materiale in cui ha instaurato una comunicazione con quella 'presenza', ma il rapporto esclusivo che ha creato e costruito insieme ad essa, per uscirne fuori meglio di come stava, e un po' diverso/a da come era, prima di incontrarla.