Dott.ssa Libera Cappabianca

Dott.ssa Libera Cappabianca

Psicologo, Psicoterapeuta

Non riesco a non pensare ai miei difetti, ai miei limiti. Sono confusa mentalmente.

Salve, a chiunque mi stia leggendo. Mi chiamo Viviana, ho 21 anni. Vi scrivo perché mi ritrovo in un periodo molto confuso, e sostanzialmente non so che fare. Due anni fa, dopo la rottura traumatica di una relazione, sono caduta in depressione e ho accusato alcuni problemi comportamentali, tra cui un atteggiamento evitante che ha causato il mio ritiro dal liceo, dalle relazioni sociali, da tutto: vivevo reclusa in casa perché non avevo il coraggio di affrontare la vita. Ho consultato due psichiatri, entrambi mi hanno detto che sono affetta da un disturbo bipolare e da un disturbo della personalità di cluster b non specificato. Il terzo che ho consultato invece mi ha detto che non avevo nulla di così grave. Ho abbandonato le terapie prima che il quadro mi fosse più chiaro. Ho cominciato a frequentare gruppi di meditazione, filosofia orientale e cose simili, e per molto tempo le cose, dal mio punto di vista, stavano migliorando. Ad oggi però, in un periodo dell'anno che per me è sempre stato tragico (l'arrivo della primavera) mi sento come pervasa dalla sensazione che ci sono cose che dovevo risolvere, come se non tutti i miei problemi fossero stati considerati, perché effettivamente sto ancora male, c'è ancora qualcosa di strano che mi disturba. Il campanello d'allarme è stato il mio rapporto con alcuni amici: in più occasioni hanno dimostrato poca empatia nei miei confronti, e per questo ho cominciato ad odiarli, nonostante volessi loro molto bene. Non dimostrandosi quello che credevo, ho cominciato ad elaborare, nuovamente, inclinazioni evitanti e rabbiose. Inoltre, ho cominciato a notare il riaffiorare di alcuni comportamenti che credevo di aver risolto, come la manipolazione e la presunzione di avere il dominio sulla vita degli altri. Un'altra amica, più vicina alle mie problematiche, mi ha fatto capire quanto questo fosse un comportamento insano. Da qui, una valanga di rielaborazioni e ricordi: non sono mai stata bene. Anche quando credevo di esserlo. Soprattutto, durante l'autunno, ho capito che mi comportavo in modo strano, sia con me stessa che con gli altri. Avevo strane ossessioni. Mi sono informata su internet, e ho scoperto che si trattavano di episodi psicotici. Per me le psicosi sin son sempre limitate al 'sento le voci', 'vedo cose che non esistono'... Dalla pagina che ho trovato in questo sito, posso dire con certezza di aver sofferto, di: Confusione delle funzioni mentali, Convinzioni false (per un periodo molto lungo ero convinta di essere perseguitata e controllata dagli alieni, per esempio), Cambiamenti emotivi e comportamentali. Questa scoperta mi ha profondamente turbata. E' un turbamento in più che si è aggiunto alla mia quotidianità: non riesco a non pensare ai miei difetti, ai miei limiti. Sto psicosomatizzando tutto, e ormai ho un mal di stomaco 'emotivo' che va avanti da settimane (ho sempre sofferto di psicosomatizzazione, da quando avevo 12 anni). Vi scrivo per sfogarmi, e ovviamente chiedere aiuto. Secondo voi, cosa dovrei fare? Sono economicamente dipendente dai miei genitori, e non voglio chiedere loro altri finanziamenti per possibili terapie. Li ho già fatti soffrire abbastanza, e li avevo rassicurati che si sarebbe risolto tutto, che stavo finalmente bene. Ormai, sia per problemi psicologici che fisici, nessuno ci fa più caso. Sono così abituati ai miei dolori, che quando si aggiunge qualcosa di nuovo, l'impazienza dilaga, escono frasi tipo "Ma non stai mai bene?", e gli amici se ne dimenticano... Mi sento sola ad affrontare queste mie continue ricadute: se all'inizio erano tutti amorevoli, preoccupati e disponibili, adesso per loro sono un peso. Non riesco a farmi una vita, a trovare un lavoro, a diventare indipendente; mi sento costretta in questa gabbia che è la mia mente, che mi tira sempre tranelli e mi tiene legata. Alle volte vorrei solo scappare via, cercando una libertà, di quelle che si vedono nei film. Ma internamente so che è solo l'esigenza disperata della mia anima che vuole liberarsi da questi problemi. Ci sto provando, ma non riesco in nulla.
Buongiorno Viviana, dalla sua lettera si capisce che il suo disagio emotivo è molto forte, ma tutte queste etichette di natura psichiatrica che lei utilizza e colleziona consultando esperti o leggendo articoli non sembrano esserle molto di aiuto. Le consiglierei infatti di cambiare strada, abbandonare questa attività "diagnostica", ed andare alla ricerca di altri significati più personali, interiori ed emotivi. Per far ciò dovrebbe secondo me mettersi in contatto con una/o psicoterapeuta con la quale esplorare meglio i suoi vissuti. Chiaramente non può affrontare tutto ciò da sola, senza l'aiuto economico dei suoi, a meno che non si rivolga ad un consultorio della sua zona o ad una ASL (dove però raramente si può trovare uno spazio adeguato, visto la difficoltà in cui la sanità oggi si trova, purtroppo...Ma tentar non nuoce!) Le consiglierei di parlare con i suoi genitori, dunque, dir loro che sente di dover affrontare i suoi problemi in maniera diversa da quanto fatto finora, visto che non le sembra che siano spariti. Se vuole posso darle il mio recapito, e nel caso decidesse mi può contattare per una consultazione o un ciclo di incontri