Dott.ssa Licia Casola

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Dott.ssa Licia Casola

psicoterapeuta (sistemico-relazionale)

Figlia di genitori musulmani controllanti e opprimenti e non so più come andare avanti

Salve, sono Miriam e ho 22 anni. Frequento l'università con buoni voti, ho amici e amiche, mi informo, esco, cerco di divertirmi. Sono molto aperta mentalmente e mi ritengo anche molto consapevole. Tutto però nei limiti del "consentito". Vivo con i miei genitori da sempre, loro sono nati entrambi in Egitto e sono musulmani, ma invece io non sono credente anche se questo loro non lo sanno, perché se lo venissero a sapere sarebbe la fine, non so come potrebbero reagire ma sicuramente molto male, arrivando anche alla violenza fisica e al disprezzo. Questo lo so per certo. Lo so perché una volta parlando con mia madre ho detto in generale che ognuno può avere la fede che vuole e lei ha detto espressamente di no e che chi lo fa merita di essere punito e allontanato. Un'altra volta sempre parlando "in generale" ha detto che se mai scoprisse che sono stata con una ragazzo potrebbe uccidermi. E anche se non viene detto espressamente da loro, tutto quello che pensano e vogliono è molto chiaro. Io non porto il velo e non faccio le preghiere quotidiane (a differenza di mia madre e mio padre) e questo non è mai stato un problema per loro. Però conduco una vita totalmente limitata da loro in tantissimi aspetti ed è per questo che mi sento davvero depressa ormai da circa due anni. Ad esempio, non posso indossare capi succinti, scollati, smanicati, corti o stretti (in estate magliette con maniche a tre quarti e pantaloni lunghi); non posso andare al mare in costume (motivo per cui in 22 anni di vita sono andata solo due volte al mare con un'amica, nascondedolo a loro, comprando un costume sulla spiaggia); non posso fare tardi la sera quando esco; mi chiamano e mi videochiamano quando esco con gli amici, anche 5-6 volte a uscita, quando ormai a questa età ai miei coetanei i genitori neanche li chiamano più; soprattutto mia madre non crede a niente di ciò che dico, è ipercriticante e sminuisce in continuazione la mia persona; per loro non posso avere ragazzi e avere alcun tipo di rapporto con loro, e quindi per questo non sono mai stata fidanzata, anche se ne ho avuto spesso la possibilità, in particolare con un ragazzo che amavo ma che ho dovuto lasciare prima che "iniziasse ufficialmente" perché non ce la facevo a continuare di vedermici di nascosto in un parcheggio..questa separazione è avvenuta da poco e mi ha distrutta, perché sento di aver perso qualcosa di davvero prezioso e soprattutto perché ho paura che sarà per sempre così (nonostante questo ho avuto flirt e rapporti intimi, il tutto di nascosto -motivo per cui non posso neanche andare da un ginecologo-); non posso fare viaggi con amici solo perché sono donna; non posso essere libera di pensare ad una vita senza un matrimonio e/o figli; non posso salutare maschi baciandoli sulle guance; non posso dormire fuori casa anche se da amiche (nella mia vita avrò dormito fuori 3 volte, dopo litigate atroci). Ci sarebbe una lista infinita. Tutte queste cose che non posso fare ho cercato nella vita di farle di nascosto, ad esempio andare a feste e ballare e bere, andare con ragazzi, cambiarmi per strada in estate per "modificare" una maglietta e ad esempio fare un nodo sulla pancia, baciare sulla guancia amici per salutarli. Fare le cose di nascosto è estremamente frustrante e mi fa essere eccessivamente ansiosa per qualsiasi cosa. Questa oppressione avviene anche sul piano comunicativo, nel senso che loro non sentono ragioni per niente al mondo, hanno sempre sminuito come mi sentissi/come mi potessi sentire, giudicano tutto e pensano di avere sempre ragione e di poter dire che figlia e persona sono e devo essere. Una delle cose che mi dà più dolore è che loro non vogliono bene a me, ma al modello di figlia che hanno in mente. Io infatti sono tutto il contrario di quello che loro pensano e mi impongono. Sono amante della libertà, dell'amore di qualunque tipo esso sia, dello scoprire il mondo, vivere la vita a pieno, del fare esperienze. Vorrei partire, viaggiare, dormire fuori, amare, fare sesso liberamente, parlare con loro delle mie esperienze, vestirmi come voglio, andare al mare. Questa sono io davvero, come mi sento e come vorrei essere anche nella realtà, ma che per loro non sono mai potuta essere. Sento di aver perso i miei anni più belli e questo mi distrugge. Nella vita ho rinunciato a tantissime esperienze e persone, e questo mi fa avere un enorme senso di rimpianto e un continuo peso sullo stomaco. E la paura maggiore e che mi fa piangere in continuazione è che non ne uscirò mai. Se dicessi loro queste cose non solo non capirebbero e mi disprezzerebbero (il male minore, per me), ma probabilmente mi potrebbero fare male anche fisicamente, rinchiudere in casa, portarmi in moschea per "indottrinarmi" e quant'altro. L'unica idea che ho per non continuare ad essere imprigionata qui è andare a studiare in un'altra città lontana o addirittura un altro paese, con la scusa appunto dello "studio". Anche se questo ovviamente mi farebbe andare a studiare qualcosa che non voglio in un posto in cui non voglio andare per passione, ma solo per scappare. Senza avere neanche la sicurezza che loro non mi seguirebbero. Non ho mai raccontato bene queste cose ai miei amici perché mi vergogno moltissimo di fare questa vita a 22 anni, al di là del fatto che forse non capirebbero cosa vuol dire vivere un oppressione così forte. Ora mi sento depressa, sto perdendo sempre più l'interesse per attività quotidiani, mi sento sola anche con gli alti, ho paura di non uscirne mai, di passare un vita di rimpianto e di immenso dolore. Non ce la faccio più. Penso sempre di farsi forza ma sento che questo dolore è più grande di me e non credo che potrà mai lasciarmi se non cambiando alla radice tutto questo. Mi sento non amata e non capita, in una gabbia. La mia domanda quindi è: c'è un modo per alleggerire anche di poco questo dolore, che mi fa perdere la testa, avere crisi di pianto, di rabbia e di ansia, ed affrontare queste sensazioni cosi debilitanti? Scusatemi il post molto lungo. Vi ringrazio molto, anche per avere avuto uno spazio sicuro di sfogo

Cara Miriam, nella tua descrizione, molto accurata e sentita, mi ha colpito come tu sia riuscita, nonostante il clima di oppressione familiare, ad adottare comportamenti difensivi per preservare quello scorcio di privacy e di esperienze intime e private. Ciò significa che hai in te la capacità e il potenziale per reagire, anche se in questa richiesta sostieni il contrario. Mi colpisce, però, la tua credenza circa l'impossibilità di confidarti con un amica/o.

La mia domanda, quindi, è: Perchè no?

Confrontarsi con un'opinione diversa potrebbe risultare arricchente e di aiuto, ci apre a nuove prospettive e visioni della realtà, ci aiuta a mettere in discussione le nostre convinzioni, oltre a fungere da specchio come aiuto per guardarci dentro. Inoltre, contribuirebbe anche a farti sentire più sollevata, esternando la tua sofferenza. Pertanto prova a partire da questo e cerca di chiederti: cosa potrebbe essermi di aiuto in questo momento per alleviare il mio malessere? fai una "lista" dentro di te, partendo proprio dall'amica/o con cui hai maggiore feeling ed empatia.

Se t'interessa approfondire puoi contattarmi in privato consultando la mia scheda professionale.

In bocca al lupo per la tua "buona vita"