Dott.ssa Licia Vicinelli

Dott.ssa Licia Vicinelli

Psicologo, Psicoterapeuta

È una fase che passerà quando sarà un po' più grande?

Buongiorno, ho 27 anni e sono mamma di uno splendido bimbo di quasi 4. Il padre mi ha lasciata quando il bimbo aveva 8 mesi, e da allora è sempre stato poco presente. Abbiamo sempre vissuto nella casa dei nonni. Io purtroppo ho affrontato un periodo di depressione durante il suo primo anno e mezzo di vita. Ho sempre lavorato e quindi sono sempre stata tutto il giorno fuori casa. Mia madre ha sempre tenuto il bambino e si è sostituita alla mia figura. Da un anno ho un nuovo compagno con il quale ora convivo. Premetto che il mio bimbo è stato molto coccolato ma anche molto viziato dalla nonna. Ogni volta che provo a insegnargli qualcosa e dargli qualche regola, mi sento ammonire e criticare da lei, che mi interrompe e consola il bambino. All'asilo non lo abbiamo mandato perché lei non voleva, ci è andato due giorni e ha sempre pianto, io non potevo stare a casa da lavoro tutte le mattine per portarlo e stare lì con lui e lei non ha mai voluto farlo. Io purtroppo essendo sola, senza appoggio del padre, e dovendo stare in casa dei miei (sottolineo che nel frattempo li ho sempre aiutati moltissimo economicamente e che loro mi hanno sempre pregata di stare lì e cacciata allo stesso tempo come se avessi fatto qualcosa di male a qualcuno) mi sono trovata a stare zitta, non replicare, anche perché essendo lei molto possessiva, orgogliosa e rigida (con me) si arrivava solamente a litigare pesantemente, e mi veniva detto che sono io il problema. Io ho sempre amato mio figlio ma non mi è mai stato permesso di fare “la mamma“; sicuramente io ho sbagliato tutto, dovevo andarmene di casa subito e metterlo all'asilo, ma avevo 23 anni, ero sola e confusa. Anziché venire aiutata io, lei ha protetto mio figlio, giustamente ma forse eccessivamente. Sono sempre stata a casa con i miei e mio figlio, uscivo solamente una sera a settimana quando lui ormai dormiva per svagarmi un po'. Da quando ci siamo trasferiti (aprile), lui non vuole più venire a casa con me la sera quando vado a prenderlo dalla nonna. Lei prova a convincerlo ma senza essere davvero convinta neanche lei, e dice che mi devo riconquistare mio figlio perché ho preferito il mio compagno e una nuova casa. Insomma, mi sta facendo pesare il fatto che io voglia vivere e crescere mio figlio come mi pare. Io finora ho sempre mollato e lasciato dormire lì il bimbo. Per quanto riguarda il mio compagno, è un pochino più severo di me, ma sa che oltre non può andare. Sta facendo di tutto per andare d'accordo col bimbo anche se non condivide il modo in cui lo stiamo viziando e spesso mi fa notare che stiamo sbagliando. Tuttavia, lui è dalla mia parte e vuole aiutarmi e so che mi ama davvero. Ha visto la mia disperazione in questa cosa e mi è stato accanto. Mio figlio non vuole mai essere ripreso su nulla, per convincerlo a stare con me la sera devo promettergli mari e monti ed anche se lo portiamo in capo al mondo alla fine chiede della nonna. Dice che non gli piaccio né io, né la casa, né il mio ragazzo. Se mai capita che la nonna lo riprenda seriamente, però, lui chiede di me. Insomma, ha capito come gira, ma io nel frattempo soffro. Sul padre non serve contarci, lo vede due volte al mese e ovviamente suo figlio lo fa abbastanza controvoglia in quanto non è mai stato parte di nulla e non cambierà mai. Tutta la forza di affrontare questa situazione devo averla io, ma non è semplice, mi sento rinfacciare tutto ogni giorno, mia madre mi ha persino detto che se posso permettermi di andare a lavorare è grazie a lei. Scusate per il papiro, vorrei solamente spiegarmi il meglio possibile e cercare di capire come riavvicinare a me mio figlio, anche perché noi ci amiamo e stiamo molto bene insieme, e non ho nessuna intenzione di perderlo. Ho sbagliato così tanto? Devo rinunciare per forza alla vita che vorrei perché comporta un cambiamento importante anche per lui? Cosa devo cambiare? È una fase che passerà quando sarà un po' più grande? Io mi sento una ragazza normalissima e quello che vorrei è solamente una famiglia unita in cui potermi esprimere liberamente con mio figlio, con gioia e tranquillità. Grazie infinite

Buonasera Chiara,

Ci sarebbero molte cose da dire rispetto a questa situazione così complicata quindi inizio dalle tue domande.

Ho sbagliato così tanto? Questo non è importante ai fini di risolvere il problema, non solo tu ma probabilmente addirittura tua madre, avete agito con le migliori intenzioni secondo la vostra logica e le vostre capacità in quel momento per far fronte a una situazione difficile. Dagli esiti è chiaro che sono stati commessi degli errori ma mi concentrerei di più sul cosa fare d'ora in poi.

Devo rinunciare per forza alla vita che vorrei perché comporta un cambiamento importante anche per lui? No, assolutamente, anche perché saresti insoddisfatta e una madre infelice non può certo fare sì che suo figlio sia sereno, quello che puoi fare è però modificare un po’ i tempi e le modalità per far sì che tuo figlio si abitui meglio e non solo accetti il cambiamento, ma trovi anche il suo nuovo ruolo importante nella nuova casa .I bambini si abituano a qualsiasi cosa molto meglio e molto più rapidamente degli adulti, l’importante è abituarli per gradi e dare il giusto spazio e riconoscimento alle emozioni che esprimono rispetto al cambiamento.

Cosa devo cambiare? Tante, tante cose. Mi limito dunque a quelle che a mio parere balzano agli occhi leggendo la tua lettera.

Chiama quanto prima l’Ufficio Scuola del comune di Bologna per vedere se un inserimento alla materna è ancora possibile (in caso contrario hai qualche altra alternativa ora che hai un compagno?) perché finché dipenderai così tanto dall’aiuto di tua madre, come è successo finora, sarà difficile negoziare e concordare una linea comune da seguire con la sua collaborazione e che non danneggi il bambino.

Dovresti nel contempo lavorare per assumere il ruolo di madre che non hai mai avuto, e questo necessita di cambiare le dinamiche nella relazione con tua mamma, un circolo vizioso di gratitudine per l’aiuto ricevuto, sensi di colpa, rassegnazione per evitare accesi scontri e molte accuse da parte sua che ti fanno sentire inadeguata e ancora più in colpa.

Ma attenzione, tu sola devi assumere il ruolo di genitore, non il tuo compagno. Hai scritto “Per quanto riguarda il mio compagno, è un pochino più severo di me”. Cosa significa? Un suo intervento nell’educazione di tuo figlio non solo rischia di aumentare l’oppositività di tuo figlio (è un estraneo per lui, o comunque non è il padre) ma soprattutto rischia di riprodurre ancora le stesse dinamiche della casa di tua madre, dove tu non puoi assumere un ruolo educativo perché altri lo fanno al posto tuo e tu glielo lasci fare. Ogni azione educativa e ogni decisione rispetto a tuo figlio deve scaturire esclusivamente da te.

È una fase che passerà quando sarà un po' più grande? Se continuate a fare sempre le stesse cose aspettati che succedano le stesse cose. Da Aprile la situazione è immodificata, è improbabile che magicamente si modifichi, di solito i problemi non affrontati non migliorano, se mai peggiorano. Non puoi sperare di cambiare le cose senza imparare a gestire l’ingerenza di tua madre e se è vero, come racconti, che è un osso così duro, allora probabilmente avrai anche bisogno di qualche indicazione concreta, proprio su come comportarti con lei, da parte di un professionista, dopo aver approfondito meglio il funzionamento della gestione pragmatica di tuo figlio per capire meglio quali azioni sono possibili proprio da un punto di vista logistico e forse per superare le resistenze che ti hanno impedito di prendere in mano la situazione prima.

Cordiali saluti

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Dott.ssaLicia Vicinelli

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