Dott.ssa Loredana Angeloni

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Dott.ssa Loredana Angeloni

Psicologa, Psicoterapeuta

Disturbo borderline e diagnosi

Buongiorno,
sono una ragazza di 26 anni che ha iniziato una terapia da circa un anno per problemi di ansia e depressione. Con la dottoressa che mi ha preso in cura si era instaurata una buona alleanza terapeutica e dopo le sedute mi sentivo più sollevata, anche se non avevo riscontrato miglioramenti, dato che i periodi critici hanno continuato a verificarsi.
Non ricordo bene come, ma sono incappata online in un sito che descriveva il disturbo borderline di personalità e mi sono riconosciuta immediatamente. Come se tutta la mia vita potesse ad un tratto essere spiegata: la sensazione di tradimento e di abbandono che provo nei confronti del mio partner, i repentini cambi di umore, l'impulsività, la dissocciazione, le abbuffate, la sensazione di essere in controllo e poi di perderlo completamente, la tendenza ad assolutizzare tutto, la profonda sensazione che tutti mi abbiano fatto qualcosa di brutto anche se so che non è così, i pianti, i pensieri di suicidio e soprattutto una grande rabbia, aggressiva che si scatena e non mi so spiegare.
Ho detto alla mia psicologa che ritenevo di poter avere questa sindrome, e lei, visibilmente spiazzata, dopo molti giri di parole mi ha detto che non ce l'ho, magari ho qualche tratto.
Mi sono sentita molto male perchè pensavo di aver trovato una spiegazione.
A questo punto mi chiedo cosa sia meglio fare, perchè anche se la dottoressa avesse ragione ho paura che la terapia potrebbe risentire del fatto che io sono convinta di una cosa diversa da quella che lei ritiene. Mi chiedo se sentire un diverso parere potrebbe essere sensato. Mi chiedo anche se magari riferirsi a tratti del disturbo invece che al disturbo sia un modo per evitare di incastrarmi in una diagnosi netta. So che può sembrare inutile soffermarsi sulle parole, ma io avevo provato grande sollievo nel riconoscermi in questa sindrome, come se il mio essere irrazionale e incontrollata e eccessivamente emotiva non fosse colpa mia (non nel senso che la diagnosi mi permetterebbe di sentirmi deresponsabilizzata delle mie azioni, ma mi aiuterebbe a giustificarne le cause).
Grazie a tutti dell'attenzione

Carissima,

Da quello che scrivi sembrerebbe che per te riconoscerti in una diagnosi clinica sia rassicurante, sia come un contenitore che ti protegge e ti indica una strada. Comprendendo questo tuo sentire vorrei pero'anche metterti di fronte ad un possibile rischio che e' quello che tale atteggiamento possa causare in te la possibilta' di "delegare" ad una diagnosi le tue responsabilita' di essere attiva e protagonista della tua vita. Concordo con la tua terapeuta nel non averti mai fatto una diagnosi, anche io nel mio lavoro clinico mi muovo in questo modo questo perche' l'essere umano non puo'-farsi etichettare ed imbottigliare un una diagnosi che mette passivita'e senso di qualcosa di permanente e di non modificabile. La mia indicazione e 'di metterla da parte:hai riscontrato dei tratti che possono farti riflettere e muovere verso un cambiamento, il tuo cambiamento.

Spero di aver aggiunto qualcosa alla tue riflessioni. Un caro saluto e i migliori auguri per la tua vita.

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Dott.ssaLoredana Angeloni

Psicologa, Psicoterapeuta - Roma

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