Dott. Marco Filippini

Dott. Marco Filippini

Psicologo & Psicoterapeuta della Gestalt Integrata

Lui non si fida di me o pensa che sia una poco di buono?

Gentili dottori, Sto con il mio ragazzo da quattro mesi. Chiaramente viviamo anche l’intimità insieme, ma ieri abbiamo litigato proprio per questo. L’altro ieri siamo stati insieme e lui mi ha praticato sesso orale. Ieri a telefono mi ha detto che ha notato arrossamento alle gengive e mi ha chiesto se può essere associato alla pratica sessuale e se i miei fluidi vaginali, in quanto la vagina ha un ambiente acido, abbia provocato un’infezione. Siccome sono molto informata su queste cose gli ho detto di stare tranquillo che quasi sicuramente si tratta di gengivite dato che lui è predisposto perché fuma e che non fa la pulizia da tanto tempo. Però non posso negarvi che se anche ho capito cosa volesse intendere, mi sono offesa e ieri abbiamo discusso. Lui si è scusato e mi ha detto che intendeva tutt’altro, ma non si sa esprimere perché è ignorante in materia. Adesso però mi sento ancora in soggezione e arrabbiata per questo. Penso che lui percepisca il sesso con me come qualcosa che può mettere a rischio la sua salute. Lui è un tipo ansioso e quindi non mi piace pensare che l’amore con me lo renda più vulnerabile a sviluppare l’ansia. Anche io sono ansiosa e sensibile e anche una minima cosa che possa anche involontariamente provocargli io mi fa avere sensi di colpa assurdi. Purtroppo essendo informata su queste cose so cosa vuol dire fissarsi per ogni minimo particolare e so che chi fa l’amore con qualcuno, anche se la persona è pulita, può incorrere a problemi come infezioni o malattie, ma tra queste persone non voglio esserci io perché tutto posso passare ma tranne sopportare il pregiudizio che sia una persona sporca e promiscua. Aggiungo che lui non sopporta il preservativo e evita di metterlo. La prossima volta gli ho detto di evitare di fare cose insieme a me che lo facciano sentire insicuro. Mi ha risposto che per evitare che gli metta pressione di non cambiare niente. Ma io non ce la faccio, penso che lui abbia dei pregiudizi, forse inconsci, sul mio conto e mi fa stare arrabbiata con lui e quasi quasi se non si fida della mia igiene, non ha senso che continui a stare con me. Già non mi fido di nessuno e per me costruire una relazione seria era un’impresa, quando devo affrontare questo non mi sento proprio all’altezza. Come posso agire in questi casi? La mia reazione è esagerata? Grazie per l’attenzione, Cordiali saluti

Gentilissima,

grazie per aver condiviso con tanta apertura e sincerità una situazione che evidentemente tocca aspetti molto profondi per lei.

Nelle sue parole sento un forte bisogno di essere vista e riconosciuta per la persona che è — pulita, rispettosa, attenta e desiderosa di costruire una relazione basata sulla fiducia reciproca. E sento anche la ferita che può aver provocato in lei il sospetto, anche solo velato, che il suo partner possa aver dubitato della sua cura o della sua dignità.

In Gestalt diamo molta importanza al “qui e ora”, e mi chiedo: come si sente in questo momento, mentre ripensa a ciò che è accaduto? Dove lo sente nel corpo? Che forma ha la rabbia o la delusione che prova?

Spesso, nelle relazioni, emergono delle parti di noi che sono molto antiche, molto sensibili. Lei dice di essere ansiosa e sensibile, e anche informata — tutte queste sono risorse preziose, ma quando entrano in conflitto con l’atteggiamento dell’altro, possono creare un senso di allarme, di non essere al sicuro.

Mi ha colpito molto quando dice che già le è difficile fidarsi, e che costruire una relazione seria è per lei un’impresa. Questo è un punto importante, forse centrale. Le relazioni, nella nostra esperienza terapeutica, sono spesso lo specchio di ciò che stiamo cercando di guarire in noi.

Forse, più che capire chi ha "ragione" o "torto", potrebbe essere utile per lei esplorare queste emozioni, questi vissuti, in uno spazio sicuro, senza giudizio. Una terapia personale, come quella in ambito Gestalt, può proprio aiutarla a prendere contatto con ciò che sente in profondità, e a ritrovare il suo centro anche quando l’altro, con le sue ansie o i suoi limiti, sembra destabilizzarla.

La invito quindi a considerare un percorso per sé, non perché ci sia “qualcosa che non va”, ma perché merita di dare spazio alla sua voce interiore, ai suoi bisogni, e anche alle sue fragilità, senza doverli continuamente giustificare.

Se dovesse desiderarlo, sono qui per accompagnarla in questo processo.

Con rispetto e presenza,
Dott. Marco Filippini