Dott.ssa Maria Chiara Bonfante

Dott.ssa Maria Chiara Bonfante

Psicologa, Psicoterapeuta

Pensare a me o continuare il matrimonio?

Buongiorno sono Linda ho 34 anni e mi sento vuota.
Avevo l'età di 21 anni quando sono rimasta incinta del mio primo figlio, con il mio attuale compagno, nel 2010 abbiamo ( ho) deciso di sposarci in comune per concretizzare il nucleo famigliare. All’inizio è stata molto dura, non avevamo una casa, i miei genitori non accettavano la situazione, poi ci hanno dato la possibilità di sistemarci da loro per un breve periodo, invece dopo 12 anni siamo ancora qui, premetto che con i miei genitori il rapporto è teso per dire chiuso, mentalità vecchia e limitata si sono intromessi spesso.
Speravo che il mio compagno avesse voglia di andarsene ma niente, per quanto io spingevo
di farlo lui non sentiva il bisogno, credo che questo abbia logorato il nostro rapporto.
Abbiamo due caratteri diversi lui chiuso io più espansiva ma con il tempo per la sua gelosia mi sono chiusa molto non riuscendo a comunicare con nessuno per paura di piacere o che qualcuno fosse interessato. Mi
sono sempre sentita controllata sia da lui che dai miei genitori, io ho bisogno di comunicare di mettermi in relazione. Ma per lui e’ sempre stato un peso. Un giorno l'ho tradito, ho avuto una storia extra per 4 anni con una persona più grande. Non mi va di giustificarmi, anche se questo mi fa stare male mi sentivo viva.
Poi la storia si è conclusa il mio compagno l'ha saputo. Abbiamo deciso di fare un’altro figlio ( avevo bisogno di emozioni, una casa che non arrivava diventare mamma di nuovo ) così ha detto ok proviamo. Abbiamo un bambino di due anni.
Non mi sento cresciuta ne come coppia ne come persona. Oltre al lavoro ai figli alla casa, non ho amici ne persone con cui parlare, ho chiesto se potevo ricominciare la palestra io amo fare sport senza mi sento soffocare.
Lavoro in un posto in cui non si può parlare quindi sono spesso sola con i miei pensieri, lavoro tanto, quindi ho cominciato a fermarmi con i colleghi a parlare a mettermi in relazione mentalmente con altre persone, tornando a casa invece delle 18.15 al termine del lavoro magari alle 19.00. In questo periodo difficile a lui pesa la cosa perché mi fa pesare che lui prepara la cena, quando in realtà è’ già organizzata dal mattino appena mi alzo. 
Va in palestra pure lui ed io comunque devo arrangiarmi, ci aiutiamo ci organizziamo, è un bravo papà lo stimo per ciò che fa in casa e con i bimbi ma non lo sento compagno perché’ non sa capire i miei bisogni o che la coppia deve essere mantenuta attiva, non abbiamo più desiderio o almeno io con il tempo non sono più coinvolta mentalmente e quindi fisicamente. Non ci sono argomenti a lui piace il calcio e ora gioca con la play con il figlio più grande ma non capisce che mi fa sentire sola anche in sua presenza. Dice che dopo il lavoro ho una famiglia che non è’ giusto che io stia fuori a parlare, con il tempo dimenticavo mi sono dedicata qualche uscita con qualche “ amica” ma alla fine tutti mi hanno isolata. Io mi trovo bene a parlare con i maschi a lui infastidisce.
Non ha mai voglia di uscire di fare qualche gita, in 2 anni non abbiamo mai fatto un viaggio, lui ha sempre bisogno di essere stimolato, gli chiedevo di visitare una mostra, sbuffava, con il tempo in una mano siamo andati due volte, però tutto ciò che lui interessava non ci pensava due volte. Non ha mai deciso di sposarmi di andare a vivere lontano dai miei, solo ora che i miei genitori mi dovrebbero dare dei soldi perché hanno diviso le parti con mio fratello allora si è’ interessato. Mi chiedo se mi dice di amarmi solo per timore che in realtà non lo è, che sia rimasto solo per comodità, alla fine sono passata io per quella sbagliata solo perché sono una che non lascia i problemi ma parlo tanto esprimo ciò che provo piango mi sfogo. Mi dice che faccio la vittima che sono logorroica.
Non sono più io.
Mi dispiace avrò fatta tanta confusione ma avevo tante cose da dire. Se mi separo sarò sola i miei mi hanno abbandonata, ho tutti contro. Lui non vuole più parlare per capire. Mi dice che con me non si può parlare perché voglio sempre aver ragione invece di puntare il dito su di me dovrebbe analizzare i suoi comportamenti visto che a questo punto non è migliore di me.
Grazie

Carissima Linda, nella tua lettera hai menzionato numerose cose negative che riguardano la tua vita di coppia ma anche la tua vita in generale e tutte assieme sembrano un macigno pesantissimo da sopportare. Ti chiedi a questo punto se non faresti meglio a separati vista la situazione ma quello che ti frena è il timore di trovarti da sola. Nel prendere questa decisione sei preoccupata di avere contro la tua famiglia e anche i tuoi genitori.

Il tema della solitudine, la paura di rimanere da sola credo ti impediscono di pensare lucidamente, voglio però farti presente che dal racconto che hai fatto sono anni che tu sei già sola. Questo non ti ha impedito di avere figli, di sposarti, di lottare in famiglia, di lavorare, di cercarti un amore e delle emozioni. Quello che voglio dirti è che per un adulto rimanere da solo, come hai già sperimentato, non gli impedisce di vivere, facendo scelte a volte giuste e a volte sbagliate. Racconti di sentirti abbandonata dai tuoi genitori, ma solo i bambini vengono abbandonati mentre gli adulti si lasciano cioè possono fare delle scelte.

Carissima Linda racconti di essere una persona solare, socievole, che sa emozionarsi, che ama l’attività fisica, hai un lavoro e due (meravigliosi dico io) figli. Questi sono i talenti che tu hai (e che non ti può togliere nessuno) da utilizzare per rendere migliore la tua vita relazionale ed emotiva. Non ti aiuterà accusare tuo marito, lui è quello che è, mentre potrebbe essere più utile capire cosa ti rende felice e serena, nel rispetto degli altri, e quali sono le risorse che hai per dare raggiungere i tuoi obbiettivi.

Capisco che potrebbe essere un percorso non facile ed immediato, nel caso tu avessi bisogno di un valido aiuto per capire meglio in che modo superare le difficoltà puoi contattarmi, sul portale di Psicologi Italia troverai i miei riferimenti.