Dott.ssa Mariagrazia Mari

Dott.ssa Mariagrazia Mari

Psicologa, Psicoterapeuta

Bambina di 4 anni..dice sempre e solo No!

Io ho una bimba di 4 anni e mezzo quasi. Non so piu come mi devo comportare. Non ascolta, qualsiasi cosa le chiedi ti risponde di no.

Non vuole mai riordinare, quando siamo a tavola non sta mai seduta, non vuole mai mangiare, la sera la messa a letto é un vero incubo.

Sono incinta di 5 mesi del suo fratellino e tutte le sere vado a letto con il mal di stomaco. Le ho tolto il pisolino pomeridiano, perché altrimenti la sera mi faceva la mezzanotte.

Adesso la porto a nanna intorno alle 20.30/21.00, ma prima delle 22.30 non dorme.

Corre, salta, gioca, parla...tutto fuorché dormire.
Era cosi anche prima..ma ultimamente è peggiorata notevolmente.. stiamo sicuramente sbagliando qualcosa.. quando fa la monella le do dei castighi, tipo toglierle i suoi giochi preferiti x uno o due giorni...lei promette di fare la brava poi siamo punto a capo ...
La prego di darmi un consiglio, perché con l'arrivo del fratellino non vorrei peggiorare la situazione..


Grazie di cuore
Cordiali saluti

Vietare non vuol dire punire, è un’azione benefica per rendere i figli più autonomi e sicuri.

Per mettere in atto una buona condotta educativa ci vuole rispecchiamento, affetto, regole, confini, limiti.

Non bisogna accettare il comportamento dei bambini senza mai intervenire, lasciandoli liberi di fare quel che vogliono.

Tenere condotte educative autorevoli fin da quando i figli sono piccoli è come preparare un conto in banca che li aiuterà per tutta la vita.

Oggi i bambini tendono facilmente a diventare “piccoli imperatori”.

Ci vuole tempo per dire “no” e per porre limiti, ci sentiamo in colpa, non vogliamo far soffrire i figli.

Generalmente i “no” vanno motivati per far apprendere condotte più adeguate e mature. In base all’età  vanno usate parole e spiegazioni diverse per non confondere.

A volte, quando i bambini sono in preda a tanta rabbia è meglio dire un “no” secco, le spiegazioni ogni tanto possono aspettare.

E’ importante insegnare a gestire le pulsioni interne e a mediare  le frustrazioni della quotidianità.

Si tende ad accontentare i figli in tutto ciò che chiedono, un po' per i sensi di colpa  (non ci si sente “bravi genitori”), per comodità, per il quieto vivere.

Sembra più importante non farli piangere e non sentire che si lamentano. Si tende a ricoprirli di ogni cosa e a non contrastarli mai.

Ci sono bambini che giocano indisturbati sul pavimento di casa con la pasta cruda o il caffè, dipingono le pareti di casa, si dondolano con la tenda, decidono se uscire e quando sono a tavola esigono menù a cinque stelle.

Se vostro figlio non vuole mangiare ciò che gli avete preparato a pranzo fategli un sorriso, non arrabbiatevi. Una sana indifferenza a volte è utile.

Non insistete e non offrite menù alternativi, fate in modo che resti seduto se non avete finito e resistete a non preparare uno spuntino poco dopo per paura che possa morire di fame.

State certi che vostro figlio si abituerà alle cose che preparate senza fare capricci e senza avere assurde pretese.

Alcuni bambini si presentano senza controllo, intolleranti, ansiosi, spaventati e confusi. Non riescono a governare la spinta delle loro pulsioni. Se percepiscono una leggera frustrazione o piccola contrarietà si disperano in modo che quella brutta sensazione sparisca subito.

Sentono poco il limite, la forza e la sicurezza di un buon contenimento.

E’ importante la validità di una relazione che consenta una migliore espressione dei desideri e che li aiuti a modulare le pulsioni.

Un bambino “messo in riga” non è più infelice e meno sveglio di un coetaneo libero di scorrazzare in casa e di tiranneggiare i genitori.

Senza limiti tenderanno a diventare ingestibili perché non sanno cosa si può fare  e cosa no, cosa si può chiedere o non chiedere.

Il buonismo reiterato nel tempo porta i bambini a percepirsi come posseduti da forze incontrollabili e mostruose.

Osservare bambini di pochi anni saltare di continuo sui divani, urlare e agitarsi non dà l’idea di un figlio sereno, nemmeno i genitori saranno proprio contenti e soddisfatti. Se lo lasciate in preda a capricci, pulsioni, ansia e agitazione voi mamme e papà sarete sempre più impacciati, delusi e impotenti. Potreste finire a subire di tutto, potreste tollerare qualsiasi cosa sacrificando la serenità, il riposo, la dimensione della famiglia e delle relazioni.

Molti tirano in ballo giustificazioni genetiche, caratteriali invece di correre al riparo a dare una mano al bambino per arginare la marea delle pulsioni canalizzandole in condotte più tranquille.

Molti genitori si arrendono impotenti, tendono ad andare avanti sperando che prima o poi qualcosa cambi. Altri si spaventano e allo stesso tempo trasmettono al figlio un’immagine di sé mostruosa e terrificante.

Quando piange, urla, tira calci e non si controlla è prigioniero delle sue pulsioni aggressive e distruttive.

Un buon adulto dovrebbe aiutare ogni bambino a gestire i momenti di agitazione.