Mio figlio non riesce a restare concentrato

Gent.me Dottoresse, Gent.mi Dottori, sono la mamma di un bambino di 6 anni che ha iniziato la scuola primaria. Ha voglia di andare a scuola ed imparare ma arriva a casa sempre piu' nervoso ed agitato cercando ogni pretesto per attaccare briga con me e per sfogarsi con tanti capricci ed il rifiuto per ogni regola e richiesta. La situazione è questa: non riesce a restare concentrato e porta a casa sempre vari esercizi e/o disegni da finire o da fare (che avrebbe dovuto fare a scuola ma che non fa perche' si isola nel suo mondo perche' è distratto e perche' vuole sfuggire a cio' che lo circonda, per es. le urla della maestra) aumentando il carico dei compiti. Ha subito alcuni "scherzi" da parte di bambini piu' grandi e si fa distrarre dai compagni piu' vivaci (si ritrova un po' da solo e magari vuole farsi accettare o non stare da solo?). E' un bambino molto affettuoso, estremamente sensibile, molto generoso, solare ed intelligente (gia' da tempo sa leggere e scrivere ed ha imparato da solo spinto dalla sua curiosità e voglia di imparare). Leggendo qua e la', ho trovato vari riferimenti ai bambini definiti "spirited" (amplificati) ed ho riconosciuto la maggior parte dei tratti caratteriali del mio bambino e dei suoi comportamenti. Abbiamo cercato di parlargli ed esortarlo a rispettare le regole, a fare gli esercizi in classe e a capire quali sono i suoi doveri rispetto alla scuola ed al suo comportamento in famiglia ma la situazione è difficile, non migliora (neanche con le punizioni) ed inoltre crea nervosismo anche in famiglia. Mi sento inadeguata e comunque non riesco ad arginare i suoi sfoghi ed i suoi capricci. RingraziandoVi per avermi ascoltata, spero in un Vostro consiglio. Distinti Saluti.

Gentile signora, comprendo molto bene la sua sensazione di inadeguatezza di fronte ai capricci di suo figlio e il senso d'impotenza che scaturisce dagli innumerevoli tentativi di risoluzione che in famiglia avete messo in atto con sollecita volontà,rivelatisi però infruttuosi. Innanzitutto è difficile dare una risposta precisa e accurata senza aver visto il bambino e aver condotto un'osservazione diretta del suo comportamento sia a scuola che a casa, indispensabile questa per una corretta diagnosi della situazione e per poter consigliare strategie mirate alla risoluzione delle problematiche manifestate. Bisognerebbe avere altre informazioni, per esempio se si tratta davvero di caratteristiche temperamentali di suo figlio o semplicemente è una situazione momentanea e reattiva all'ingresso nella scuola, se c'é qualcosa che lo disturba e disorienta nell'ambiente scolastico o familiare, oppure se è una difficoltà intrinseca del bambino. In questo senso,occorrerebbe una consultazione professionale diretta. In base però alle informazioni contenute nel suo messaggio, in linea generale, Le posso dire che le tentate soluzioni messe in atto da Lei e dalla Sua famiglia finora andrebbero cambiate e riviste, poichè non solo si sono rivelate inefficaci e per voi frustranti, ma contribuiscono anche a reiterare le difficoltà mostrate dal bambino. Andrebbero osservati e annotati i vari comportamenti problematici nel momento in cui vengono messi in atto, insieme a ciò che è avvenuto immediatamente prima del comportamento (antecedenti) e alle conseguenze che esso ha comportato (conseguenze), per trovare delle regolarità in base alle quali stabilire su che obiettivi lavorare e con che strategie ottenerli.Vi sono tecniche e strategie comportamentali ed educative attualmente molto efficaci che potrebbero essere utilizzate in questo caso, lavorando e avvalendosi delle risorse positive che Lei stessa evidenzia in suo figlio e sugli aspetti più deboli, da potenziare,es. l'attenzione a scuola (il rispetto delle regole, la condivisione sociale,la gestione e l'espressione delle emozioni, il comportamento oppositivo del bambino). Queste strategie non sono generalizzabili ma vanno pensate e cucite sul singolo bambino. Quello che si può dire in assoluto è che la punizione è uno strumento da evitare poichè non porta all'estinzione desiderata e definitiva del comportamento disfunzionale, se non per un breve periodo (dopo il quale il comportamento di solito si ripresenta), ma solo un'estinzione momentanea, ovvero ha un impatto molto limitato nel tempo. Occorrerebbe lavorare invece sui rinforzi, ovvero quelle conseguenze che aumentano la probabilità che un comportamento venga emesso, in particolare i rinforzi positivi, che hanno un impatto notevole e duraturo sul comportamento. Rinforzare vuol dire premiare in diversi modi (premi soprattutto verbali, emotivi come lodi e incoraggiamenti)un comportamento perchè questo venga appreso e si stimoli il bambino a rimetterlo in atto, sostituendo così comportamenti negativi con comportamenti funzionali e positivi). Sperando di averLe chiarito sommariamente i punti chiavi della questione, Le porgo cordiali saluti.