Dott.ssa Martina Gambacorta

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Dott.ssa Martina Gambacorta

Psicologo, Psicoterapeuta

Quelle strane manie

“Ho chiuso il gas?” non riesco a uscire di casa se non controllo almeno 5 volte...
Devo affrontare un esame...”se non uso sempre la stessa penna “fortunata” andrà sicuramente male”.

Questi sono alcuni esempi di come funziona il pensiero di chi ha quelle, che comunemente vengono definite, “manie”.
Fermo restando che tutti abbiamo delle piccole fissazioni o comportamenti inconsapevoli che ci tranquillizzano (rosicchiarsi le unghie, arrotolarsi un ciuffo di capelli, routine quotidiane ecc). Quando si può parlare di un vero problema?

Quando queste “manie” diventano intrusive e ledono la libertà personale.
Dietro a questo comportamento spesso inspiegabile e incomprensibile, c’è un disturbo d’ansia caratterizzato da ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono pensieri immagini, numeri, impulsi, che si presentano con una frequenza ed un’intrusività così forte nella mente della persona, al punto tale da portarla a sperimentare un’intensa sensazione di ansia, angoscia e preoccupazione. Le compulsioni invece, consistono in rituali di comportamento (gesti o azioni ripetitive) o di pensiero (formule magiche, preghiere, ripetizione di parole) che la persona deve per forza mettere in atto, per evitare una forte ansia. L’ansia in realtà è un problema secondario rispetto all’incapacità di interrompere i rituali. Chi soffre di ciò ha un disturbo ossessivo compulsivo. C’è chi vive i suoi rituali ed i suoi pensieri come coerenti e razionali all’interno della propria vita e chi è consapevole dell’ infondatezza dei suoi pensieri e azioni. Ma nonostante ciò, li sente come un obbligo, cerca invano di evitare di mettere in atto le compulsioni, cercando di cacciare il più possibile il pensiero ossessivo dalla sua testa. Il paradosso è che il tentativo di controllare ciò che viene vissuto come incontrollabile, finisce col generare uno stato d'ansia così forte da spingere la persona ad abbandonarsi alle ossessioni compulsive, proprio per placare l’ansia accumulata. Chi soffre di questa patologia vive con un forte senso di vergogna il suo disturbo cercando di mascherarlo. Non sempre infatti intraprendono un percorso psicologico per superarlo.
Il rischio è che nel momento in cui i rituali o i pensieri finiscono con l’occupare gran parte della giornata, inevitabilmente, il disturbo, finisce col coinvolgere famigliari e amici che, talvolta, si vedono anche loro costretti, a dover organizzare e adattare la propria vita in funzione dei rigidi e abituali "comportamenti" di chi soffre di questo problema. 

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Psicologo, Psicoterapeuta - Verona

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