Dott.ssa Martina Muratore

Dott.ssa Martina Muratore

Psicologa / Psicoterapeuta / Psicotraumatologa - E.M.D.R.

Tornata a vivere in un ambiente familiare dannoso

Buongiorno, sono una ragazza di 26 anni e, dopo il liceo, ho passato 7 anni in un'altra città, per studio e lavoro. Due mesi fa ho dovuto prendere la decisione di tornare a stare dai miei per un po', perché ho ripreso a studiare per intraprendere un nuovo percorso lavorativo purtroppo molto lungo, ma che ho sempre desiderato.
Nei 7 anni fuori, mi sono costruita un modo di vivere fondato sulla costante ricerca del mio Io, di ciò che mi fa stare bene, dell'organizzazione dei miei ritmi e dei miei spazi, che prima di trasferirmi mi mancava totalmente, essendo sempre assoggettata al modo di vivere/pensare dei miei genitori, che sono sempre stati piuttosto oppressivi durante la mia crescita, sostituendosi spesso a me nelle scelte, e che non riescono a concepire un modo di pensare diverso dal loro.

Tornando a casa mi sento costretta a riadattarmi al mio status di adolescente. Ho rinunciato a tutte le piccole abitudini che mi facevano felice e devo dare costantemente spiegazioni per quello che dico/faccio (premetto che non faccio davvero niente di strano, sto anche uscendo pochissimo e cerco di concentrarmi solo sui miei impegni) e non vengo mai considerata anche una donna ma solo una figlia. Il rapporto peggiore è quello con mia madre, che è sempre in casa perché non lavora più.

Mi sento i suoi occhi puntati addosso come riflettori qualunque cosa io faccia, mi tratta proprio come se avessi 12 anni, risponde al posto mio a domande di altri e spesso discutiamo per le cose più inutili. La cosa peggiore è che ho davvero ripreso a comportarmi come facevo prima: mi prende un pianto incontrollabile ogni volta che devo dirle qualcosa che non mi sta bene, perdendo ovviamente tutta la mia credibilità, che è un comportamento che per anni ho cercato di controllare e debellare.
Io capisco benissimo la sua condizione, sono anche l'unica figlia, sono stata lontana per tanto tempo e ora sono di nuovo con lei e paradossalmente mi sentirei anche in grado di farle da sostegno nell'affrontare psicologicamente quello che lei sta passando tra disoccupazione, demenza senile della nonna e continui battibecchi con papà (che sembra sia capace di contagiare tutti con la sua positività tranne la mamma), ma ogni volta che provo a parlarle lei non mi ascolta, si comporta come se non volesse aprirsi con me, come se volesse lei stessa convincersi che io sono solo una figlia, che c'è una gerarchia tra noi e tenta spesso di sminuirmi o fa finta di non ascoltarmi, quindi io poi mi innervosisco e spesso vado via sbattendo la porta (per poi pentirmene dopo 1 minuto).
Ho bisogno di un consiglio reale per riuscire a rendere questa convivenza temporanea meno pesante e meno tossica per me.

Non voglio rinunciare a tutto quello che mi sono costruita in questi anni, alla forza che mi sono riscoperta affrontando le mie sfide, alle scelte che ho fatto. Questo tempo doveva servire per continuare a costruire e perseguire i miei obiettivi e ora più che mai ho bisogno di tutta me stessa per affrontarlo, ma tornando a vivere dei miei STA CROLLANDO TUTTO, ho paura di perdere tutte le mie conquiste, mi sento incapace di qualsiasi cosa ormai, ho ricominciato a mettere in dubbio le mie capacità, le mie aspirazioni, sono sempre stanca e costantemente in ansia per tutto.

Ho una grande voglia di scappare, ma non posso permetterlo ora e in più ho paura che lasciando aperta questa situazione, mi si potrà ripresentare una volta ricostruita finalmente una stabilità.

Buongiorno,

Sono la dott.sa Muratore Martina, psicologa psicoterapeuta.

Innanzitutto sono colpita dalle sue capacità di autoanalisi e dalla consapevolezza della sua condizione.

Lei ha preso una decisione coraggiosa che ha stravolto completamente la sua vita, una decisione che sembra proiettarla nel futuro, un nuovo futuro professionale, e al tempo stesso una decisione che la tiene ancorata al passato. E’ come se lei fosse di fronte a uno specchio che le riflette una doppia immagine di sé: un’idea di sé “bambina”, rinforzata dal rapporto che negli anni ha costruito con sua madre, un’idea di sé “adulta” che si è costruita negli anni in cui ha vissuto da sola.

Emerge inoltre la scoperta e il riconoscimento di una grande forza interiore, che lei ora sente minata.

Le chiedo di riflettere sugli eventi e sulle persone e relazioni che hanno contribuito a restituirle questa consapevolezza. Verifichi lei stessa la solidità di questa consapevolezza, i pilastri su cui si posa, in modo che non possa essere “minata”, ma che possa inglobare e accettare giudizi diversi, tentativi di sminuirla.

Buon lavoro!