Dott. Maurizio Pinato

Dott. Maurizio Pinato

psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista

Ho paura di soffrire di ansia da separazione

Ciao, sono una ragazza di 19 anni, con un passato turbolento. Iniziando dal fatto che ho perso la mamma a soli 40 giorni di vita per un incidente stradale, (nei 40 giorni sono rimasta in incubatrice per nascita prematura ai 7mesi e complicanze non gravi). Non ho mai conosciuto il mio papà biologico, sono rimasta in orfanotrofio fino a 1 anno e poi sono stata presa in affidamento da mia zia (mamma) sorella di mia madre biologica. Mia madre biologica era già stata sposata ed era uscita da un matrimonio da cui ha avuto una figlia (mia sorella) che ora ha 38 anni. Fin da piccola sono sempre stata molto attaccata a mia zia (mamma per me) e sono stata accolta in casa sua anche dalle 2sue altre figlie (per me mie sorelle) crescendo già a partire dai 3 anni per quello che posso ricordareho iniziato a manifestare dei sensi di colpa verso mia zia...ogni qual volta che mi allontanavo da lei, anche se per mia scelta (es. andare a dormire da mia sorella ecc..) avevo paura che potesse starci male ma in realtà non era così ...e diciamo che mi sono sempre fatta problemi per niente. Poi crescendo con l'adolescenza invece ho iniziato a ribellarmi in seguito a verità nascoste sul mio passato (ma fino da piccola ho sempre saputo che mia madre fosse morta e non mi ha mai dato un fastidio) quando ho compiuto 6anni il compagno di mia zia è morto e lui diciamo lo ritenevo come un papà. È stata una perdita molto sofferta anche se alla mia giovane età non riuscivo ad assimilare bene. In adolescenza come dicevo prima ho iniziato a uscire con compagnie sbagliate e a non ascoltare più la mia famiglia Fini ad essere domiciliata in comunità. Per me l'inserimento in comunità educativa è stato molto duro ma poco a poco sono riuscita ad affezionarmi a tutti anche alle suore che mi seguivano. Ma anche il percorso in comunità non è finito nei miglior modi, per la mia voglia di evadere e fare nuove esperienze infatti dai 14 anni fini ai 17 sono stata fidanzata con un ragazzo di origine peruviana, ero follemente innamorata di lui fino al punto anche di subire violenze (percosse). Non sono mai riuscita a staccarmi da lui né da quell'amore malato. Ero convinta di amare e di essere amata,quasi anche di meritarmi le botte per nulla sempre trovando scuse. Non ho finito le superiori fermandomi al 4^ anno. Sono stata parecchie volte in psicoterapia, ma mai arrivando a una soluzione. Scrivo questa lettera perché ho avuto una ricaduta qualche giorno fa con il mio attuale ragazzo non più quello di prima (ha 30 anni, e un figlio di 6 avuto dalla precedente relazione) anche con lui non riesco ad allontanarmi troppo,ho paura di soffrire di ansia da separazione e pensò già da molto proprio dall'infanzia. Soffro molto quando sta distante da me. E ho iniziato a provare anche delle piccole gelosie verso il figlio. (Mi vergogno a dirlo perché sono infondate, ma è così. Mi sento come se l'amore che deve darmi viene condiviso con il figlio e magari a volte sento che dovrebbe prestare più attenzione a me e alla nostra relazione. Ho potuto capire che non riesco ad avere delle relazioni sane. Non riesco a separarmi dalle persone per me importanti. Sono arrivata anche al punto di lasciarmi ex fidanzati in giro e tenendoli sempre sotto controllo in modo che se poi mi fossi sentita sola avrebbero potuto colmare il mio vuoto di tristezza e solitudine. Sto molto male ... Ho pensieri ricorrenti di morte per mia madre, ma allo stesso tempo non ho proprio un bellissimo rapporto, discutiamo spesso,ma le voglio molto bene, e penso sia la persona più importante della mia vita. Come posso fare per cercare di stare meglio interiormente ? E togliermi tutta quest'ansia e sensi di colpa di dosso? Grazie mille per aver letto e prestato attenzione. Aspetto una risposta.

Buonasera Jenny, una storia molto impegnativa quella che ha cercato di raccontare in modo efficace e sintetico nella sua lettera. Mentre la rileggevo mi sono trovato a mettere a fuoco un possibile suggerimento forse capace di porsi in dialogo con la difficoltà degli aspetti cui ha accennato. Credo davvero che la sola psicoterapia possa non riuscire a fare effettivamente presa sull’esperienza che sta vivendo. E questo non perché non sia un buon strumento ma più semplicemente perché la sua efficacia è limitata. Forse le converrebbe provare ad immaginare un tipo di cura di sé che sappia costruire una rete di interventi capaci di prendersi cura in modo più specifico dei distinti problemi presenti nella sua vita. Con l’espressione “rete di interventi” mi riferisco ad esperienze che le consentano di arricchire il suo contatto con se stessa sia su un piano fisico che su uno psichico. In questo senso le suggerirei di sperimentare attività sportive (ad es. camminare, correre, nuoto, palestra) che le permettano di sentire la forza e la vitalità del suo corpo e di valutare la possibilità di avvicinare altre pratiche come lo yoga (con cui costruire, ad esempio, una migliore capacità autoregolativa). Forse (sigh!) le possono sembrare attività di poco conto. Credo invece l’aiuterebbero a ricostruire una migliore intimità e confidenza con se stessa, insieme con la possibilità di costruire legami relazionali anche con altre persone. Forse allora anche esperienza psicoterapeutica potrebbe esprimere meglio le sue potenzialità curative. Un caro saluto.

 

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Dott.Maurizio Pinato

psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista - Monza e della Brianza - Milano

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