Dott.ssa Michelina Federico

Dott.ssa Michelina Federico

Psicologa, Psicoterapeuta

Non riesco a dialogare con me stesso

Buonasera, sono un giovane di Napoli che da qualche tempo (probabilmente sin da piccolo), non è più capace di capire cosa vuole da se stesso, dalla mia esistenza.
Premetto di non sapere se la categoria da me scelta è pertinente con il problema che riscontro, detto ciò proverò a spiegarvi con linee sintetiche chi (credo) di essere oggi.
Sin da quando ho memoria sono stato un ragazzino vulcanico, pieno di energie e con la testa leggera, vivevo le mie giornate cullato dall'affetto dei miei genitori e dei miei amici e parenti. Ciò nonostante un difetto che ho sempre conosciuto di me e che col tempo ho corretto, è quello d'esser stato per molti anni, fino all'università, un bugiardo... millantavo di essere chissà chi! Dicevo ai miei compagni di scuola e poi di università di essere molto ricco, che mio padre guidava una Ferrari e che aveva creato una "macchina del tempo", inventavo false relazioni con ragazze che non ho mai conosciuto, raccontavo eventi che avevano me come protagonista solo per sentirmi maggiormente incluso, incluso poi, in non so nemmeno io cosa. Dopo varie batoste e dopo aver allontanato svariate persone per via delle mie bugie, mi sono reso conto che cercavo di colmare una sorta di gap tra me e i miei amici, come sa avessi il bisogno che loro sapessero che io ero capace di fare e dire tutto, come se soldi e benessere mi dessero un lasciapassare per essere loro amici, anche se nessuno di loro in realtà mi apprezzava per le stronzate che dicevo, ma solo per quello che ero.
Come detto, questa fase è durata molti anni, accanto a questo mio aspetto si è aggiunta nel tempo una pessima esperienza alle scuole superiori che tutt'oggi mi ha portato a chiudermi ulteriormente nel mio mondo, un mondo che talvolta prendeva vita con carta e penna o che altrimenti moriva con me tra le braccia di Morfeo. Alle superiori mi sono trovato circondato da ragazzi che non avevano nessun aspetto in comune con il teenager che ero all'epoca e fu motivo di bullismo nei miei confronti, bullismo che in parte mediavo con lo sport ed in parte reprimevo perché non sapevo mai quale fosse il giusto modo di reagire a vari e molteplici soprusi che ho subito. Di fatto sta che dalle superiori in poi è cambiata l'idea che avevo di me, non riuscivo a conoscere ragazze e anche se succedeva non riuscivo a dimostrare me stesso, a palesare chi ero e per quali motivi valeva la pena frequentarmi...insomma mi chiudevo sempre di più, un po' per la paura di essere giudicato dalla mia classe di compagni alle superiori e un po' perché non riuscivo a sentirmi accettato, nonostante cercassi di uniformarmi anche a quel contesto che tutt'oggi ripudio. Una ulteriore costante che mi ha seguito sin da piccolo (oltre la bugia patologica) è stata la mancanza di curiosità che tutt'oggi lamento e che credo fondante anche sull'aver perso la mia bussola "spirituale" interiore. Rimango sempre in superficie e non approfondisco mai le cose, anche quelle che so potrebbero interessarmi e destarmi da questa condizione limbica in cui mi trovo tutt'ora. Ad esempio compro libri su argomenti che mi interessano o di cui sono semplicemente curioso, ma una volta a casa il mio interesse si sbriciola oltre la copertina o le prime pagine introduttive. Ho capito di essere un pensatore, ossia, una persona che utilizza buona parte del suo tempo a pensare, pensare qualsiasi cosa, pensare talvolta solo per evadere da contesti e situazioni non proprio piacevoli o che non giudico piacevoli.
Conosco tante persone eppure nessuna di queste è davvero conscia della strana situazione che vivo, sicuramente perché son bravo a dissimulare e non amo piangermi troppo addosso, tranne quando sono a casa.
Ad oggi sono un laureato (di una laurea che non ho fatto mia) e sono un consulente finanziario di una importante multinazionale...eppure non so ancora se dei vari colpi sparati dal mio fucile, ce ne sia uno di cui non mi penta.
Una situazione molto strana la mia e sono sicuro che il non riuscire a comunicare con la persona dentro me stia rendendo più difficile il mio percorso evolutivo, non solo come lavoratore o amante, ma come essere umano. Anche in questo attuale lavoro che (sembra) piacermi non trovo supporto dall' io interiore per capire se è la strada giusta o meno, sicuramente ho molte paure, quella del fallire, del sapere che a 28 anni nonostante il ruolo che ricopro (guadagnato fra l'altro non con il massimo dell'onestà) non stia guadagnando un soldo bucato, paura di deludere i miei genitori in cui ho fede e fiducia cieca, paura che una volta che non ci saranno più non riuscirò a sollevarmi facilmente dalle chine scivolose cui la vita mi sottoporrà. E tutto quello che cerco, è solo di capire come si crea un dialogo vero con se stessi, perché forse sono dove sono perché da piccola foglia di albero quale sono, il vento, le intemperie, le persone mi hanno portato dove sono...ma non ero io, non è stata la mia volontà a portarmi dove sono (credo...e ripeto spesso credo, proprio perché non sono sicuro di me stesso, di quello che penso e di quello che dico). Ho scelto quasi sicuramente di studiare legge solo perché il mio migliore amico la frequentava, e perchè non avevo voglia di impegnarmi in generale, soprattutto perché ho il vantaggio innato di una memoria quasi fotografica che mi ha reso lo studio semplice (e nonostante il vantaggio, da bravo pigro mi sono laureato con quasi 2 anni di ritardo e manco con 110!), quindi non perché volevo frequentarla io! Ho fatto per molti anni Judo ma non so se tra i tanti sport e discipline era quello che volevo. Certo! A monte vedo i risvolti positivi, lo sport mi ha dato un minimo di disciplina, lo studio la forza di evolvere il mio pensiero ed ampliare le mie prospettive lavorative, la vita sociale e le amicizie mi hanno dato modo di sentirmi incluso e capace di condividere emozioni, risate, pianti e così via.
Insomma, è come se fossi cosciente del mio passato e sia capace anche di giustificare a mal in cuore questo mio zoppicante retaggio...eppure oggi sono qui stringendo in pugno troppi rimpianti che non dovrei nemmeno portarmi in tasca per sbaglio.
Gioco alla playstation per distrarmi...per provare a conoscere una ragazza ho iniziato a fumare sigarette (fortunatamente non troppe, ma rimane un andazzo di cui comunque mi pento), con qualche amico mi sono avvicinato poi alla marijuana e da circa 9/10 anni continuo a portarmi anche questo vizio, vizio pessimo perché ha contribuito solo ad allontanarmi da me stesso e a scegliere le compagnie per una egoistica utilità ma non per affetto o condivisione di interessi.
Forse non sono stato chiaro nemmeno la metà di come volevo esserlo, ma il sunto è che so una sola cosa adesso per certa, ed è che non mi piaccio, non mi piace l'immobilità che vivo, la tensione che sento, lo stress che provo nel non capirmi, non faccio più sport, esco poco con gli amici e quando esco comunque non sono mai sempre soddisfatto, mi scoccia conoscere nuove ragazze, con tutti che vorrei avere una ragazza, fumo ancora ogni tanto qualche canna, bevo e torno a casa con la testa confusa.
Inoltre sono stato da una psichiatra che mi ha dato una terapia fatta di antidepressivi e che spero di interrompere il prima possibile perché ritengo non stia funzionando dato che a oltre mezzanotte sono al pc a scrivervi di cosa ne penso della mia vita. Ho conosciuto Anthony De Mello, padre gesuita e psicologo morto un 20/30 anni fa, guru del "pensiero positivo" dove ho trovato ottimi spunti per osservare la mia esistenza sotto un'altra prospettiva...eppure, regna sovrana questa immobilità fisica e mentale. Inoltre la mia famiglia non naviga nell'oro, anzi...dopo questa pandemia molte cose sono peggiorate nella mia famiglia, tradimenti, incomprensioni, sfoghi di rabbia e rimproveri che assorbo come una spugna e porto con me come pesanti macerie di un disastro che nella mia testa potrei risolvere, ne viene che naturalmente non posso permettermi manco uno psicologo...
Vorrei solo svegliarmi ogni mattina e non sentirmi già stanco...e a tratti depresso, come se tutto ciò che va male o vedo andar male sia riconducibile a me, come se fosse un mio compito anche il provare a risaldare gli anelli della mia famiglia che giorno dopo giorno vedo arrugginirsi. Eppure la mia famiglia, nonostante sia consapevole che vive situazioni ben più pesanti della mia (come mio padre che a quasi 65 anni deve ancora provvedere a tutta la nostra famiglia), riesce ad affrontare meglio le turbolenze, ha sempre una stilla di coraggio nascosta che al momento opportuno caccia e ridesta tutto.
Mi piace tutto, dall'arte all'astronomia, dalla filosofia alla enogastronomia, mi piace l'amore, mi piace l'eccesso e la sregolatezza, mi piace la quiete e la musica rilassante...eppure, io che ho un nome ed un cognome...non so ancora chi sono e cosa voglio fare della mia vita. Ultimamente passeggio molto, con un po' di musica provo a distendermi, talvolta scelgo qualche posto per riflettere e cercare di comunicare con me stesso, ma ammetto che è forse l'impresa più ardua che dovrò affrontare, come se anche chi abitasse il mio corpo non sapesse ancora chi è...che situazione strana eh?

Gentile Enrico 

Mi ha molto colpito tutto ciò che ha scritto e di primo impatto mi viene da rimandarle l'impressione che ho avuto mentre leggevo,  é come se nel suo corpo vivesse un estraneo, é come se lei trascinasse un involucro senza sapere cosa vuole, chi é e dove vuole andare. 

Tutto questo perché durante la sua vita é stato molto attento a presentare agli altri una falsa identità mostrando anche cose inesistenti di sé  e non a mettere in risalto  chi fosse realmente,  prima perché non si é dato la possibilità di conoscersi, secondo perché  non si é dato la possibilità  attraverso tentativi  ed errori (a cui si sottopone qualsiasi essere umano in evoluzione) di fare le sue esperienze potendo così migliorare di volta in volta se stesso, per cui ora come ora si presenta appunto la difficoltà di  chiarire a sé stesso la sua identità, di mettere a punto la sua storia di vita. 

Da quello che scrive ha preso delle decisioni come se fossero appartenute ad un'altra persona,infatti dice che si é iscritto all università perché frequentava la facoltà un suo amico, magari se avesse deciso con una sua progettualità di vita  avrebbe optato verso sbocchi diversi. 

Nella vita non  bisogna attendere chi ci programma la vita.

La vita va programmata giorno per giorno anche con la consapevolezza di poter commettere degli errori visto che apparteniamo alla razza umana e non al divino,e attraverso essi  capire come  migliorare e apportare cambiamenti esistenziali

In questo caso da quello che scrive, lei ha un assoluto bisogno di capire chi é, cosa vuole fare, quale ruolo vuole coprire  realmente in questo mondo, tutti ciò lo  può fare solo attraverso la Psicoterapia ma come tanti dice che non può permettersela.

A volte si buttano tanti soldi per cose effimere e spendere i soldi per migliorare se stessi attraverso un lavoro importante che é la conoscenza personale lo si ritiene dispendioso tanto da rinunciare e rimenare bloccati in una esistenza insoddisfatta. 

Prima di tutto bisogna vedere quanta intenzione c'é nel volersi realmente conoscere perché conoscere se stessi comporta anche dei rischi ecco perché lei evidenzia tutte quelle paure. 

A questo punto mi viene da darle delle indicazioni, cominci a lasciar perdere le "sostanze" di cui fa uso, avvertirà sicuramente meno confusione, meno stordimento, maggiore lucidità mentale, più soldi in tasca, anche perché prende  gli antidepressivi. 

Se non vuole rivolgersi ad uno specialista privato lo può fare anche attraverso l'ASL di appartenenza pagando il ticket con l'impegnativa del medico di base. 

Tutto sta nel suo potere decisionale e nella sua volontà. 

Faccia in modo di progettare una vita  ricca di soddisfazioni e di non vivere di rimpianti. 

La saluto cordialmente 

Dott.ssa Michela Federico