Seguito domanda: mio figlio non riesce a restare concentrato

Gent.mi Dottori e Gent.me Dottoresse, Vi ringrazio tantissimo per le Vostre risposte. Mi sono commossa! Sto cercando di seguire i Vostri consigli e vorrei fornirVi alcuni aggiornamenti. Per prima cosa non ho più dato punizioni (divieti di avere le figurine o guardare la televisione - che tra l'altro ha sempre guardato pochissimo, forse un paio d'ore la settimana e non sempre), ho cercato di fargli raccontare di più di quello che succede a scuola ma senza risultati. Siamo riusciti ad avere un colloquio con la maestra e questo è il risultato: abbiamo appurato che mio figlio è estremamente "lento" a svolgere tutte le attività relative al disegnare e colorare (mentre è il primo in dettato e lettura)e che l'insegnante urla tanto per ogni cosa (e questo fa chiudere il bambino nel suo mondo). A nostra specifica domanda su come poter aiutare il bambino a superare questo blocco rispetto al colorare (attività che non ha mai amato fin dalla scuola materna) ci siamo sentiti rispondere che non deve finire questi esercizi a casa e che non è così' importante (quando l'80% del tempo è dedicato a questo). Abbiamo domandato cosa fa mentre i suoi compagni colorano e la risposta è stata "niente"! Ma l'unico intervento della maestra a riguardo è chiedere ai suoi compagni di banco se mio figlio è indietro e di quanto! A mio parere però, questo non sortisce effetti positivi su un bambino con il carattere di mio figlio - bambini di altre sezioni dicono "...lui è quello lento"- e mi sembra solo un'umiliazione, non si sente stimolato nè apprezzato. Abbiamo sempre difeso l'operato delle maestre con nostro figlio e gli abbiamo insegnato il rispetto per l'importantissima attività che svolgono chiedendogli di far sempre riferimento a loro ma mi spiace dover dire che non avuto nessun supporto dalla maestra. Mi sono resa conto che in classe non c'è un'atmosfera serena e vorrei tentare di fargli cambiare classe. In ultimo, mi sono recata per un colloquio da una Vostra collega, la quale non ritiene però di vedere il bambino ma di intraprendere un percorso di lavoro interiore su noi genitori affinché possiamo capire meglio nostro figlio. In linea di principio va bene ma, Vi confesso, vorrei farmi aiutare subito da un professionista per escludere qualsiasi tipo di mancanza di attenzione "patologica". Non voglio assolutamente etichettare mio figlio e ho citato il riferimento ai bambini amplificati ("spirited") solo perché volevo farVi capire che credo mio figlio sia normale ma di più: più sensibile, più percettivo, più intenso, più "energetico", sempre in movimento, con tempi più lunghi di adattamento (il primo periodo di scuola materna camminava lungo il perimetro della classe osservando gli altri e si avvicinava ad un gioco solo quando era libero pur partecipando volentieri alle attività di gruppo proposte dalla maestra e non avendo avuto grosse crisi di distacco). E' figlio unico e fa sport sia individuale che di squadra. So di essere apprensiva e vorrei solo che fosse sereno ed accettasse le regole della scuola, tipo fare i compiti, e capire come risolvere i problemi che ha e stanno peggiorando (ha delle crisi di pianto, gli incubi di notte, urla, fa capricci estenuanti per cose da nulla), lo abbraccio e lo rassicuro ma ha il rifiuto per la maggior parte delle cose che riguardano la scuola. Mi siete di grande conforto. Ancora grazie.
Barbara, sono felice di avere notizie su come procedono le cose. Non volevo nemmeno io essere "etichettante" nei suoi confronti chiedendole di guardare a suo figlio non come a un “caso clinico” da inquadrare, ma come ad un bambino "uguale e diverso" da tutti gli altri, come lo siamo tutti noi esseri umani. E glielo dicevo perché è una reazione profondamente umana la sua: quella di cercare e trovare una risposta a qualcosa che sfugge al nostro controllo, all’ordinario... soprattutto quando si tratta del proprio figlio. “Com-prendere” richiede tempo, un tempo personale: sia a lei - e suo marito - per accogliere e superare questo piccolo momento di “crisi” che a suo figlio per crescere e imparare a capire e “gestire” le emozioni che questa nuova situazione che sta vivendo gli sta presentando. Trovo un’ottima idea quella di un percorso “psi” con la collega che ha contattato e incontrato, un gesto di grande responsabilità e che sono certa sia la scelta più adatta in questo momento. Abbia fiducia che è solo un momento di crisi, cioé di CRESCITA, e sono certa che riuscirete a superarlo brillantemente uscendone con un gran balzo in avanti e nuove risorse da mettere in campo. Tanti auguri