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Dott.ssa Naviglia Ghera

psicologo clinico, psicoterapeuta

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Dott.ssa Naviglia Ghera

psicologo clinico, psicoterapeuta

  • Marino
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Che fare?

Buongiorno, 9 anni fa ebbi una relazione extraconiugale, ometto i motivi per quanto giustificabili, non mi toglie il peso, l'errore, il dolore, la responsabilità dell'azione da me intrapresa. Ora sono separato e la famiglia originale tutta ( una figlia) è cosciente e conoscente dei fatti. Eticamente sono spezzato, come padre ho l' alter ego, uno magnifico, l' altro ' il peggior cane sulla terra'. Convivo con me stesso così. Per un evidente problema di intendimento o illusioni, l'amante rimase incinta. Non volle abortire, non la forzai ma asserii che" mai potrei essere suo padre" e lei: non ti chiederò nulla. Le era già madre di un altro figlio con altro uomo. Fatto sta' che come nacque, chiese il riconoscimento e poi dopo la mia richiesta di DNA fui costretto e gli assegno' il mio cognome. La madre poi ha recuperato il vecchio rapporto di convivenza, sposandosi. Ebbe un altro figlio, ed ora è divorziata. Abbiamo contatti solo sintetici ed epistolari sugli importi di mantenimento da versare da 250 a 550 ( azione mia completamente spontanea senza giudicato). Ora il problema è: la bimba sembra avere problemi psicologi ( il doppio cognome ha fatto il suo lavoro). La bimba ha espresso desiderio di vedermi. Ho preso tempo e il covid mi ha dato una mano ma, ho ricevuto nuovamente tale richiesta pochi giorni or sono. Il vederla, oltre che riaprire profonde ferite in seno alla mia ex famiglia che frequento, mi pone il seguente dubbio. Considerando che mia figlia è la mediana, che la madre ha una situazione emotiva, sentimentale e legale difficile, sono indeciso se seguire ( anche se doloroso) la richiesta. Credo di essere un elefante che entri in una cristalleria. Chiedo consiglio e aiuto .

Buongiorno; considerata la situazione delicata e complessa, dialogare e confrontarsi con uno psicoterapeuta può essere di aiuto per gestire questa situazione in cui ci sono emozioni, sentimenti ed altro e non si sa bene come muoversi; il terapeuta può essere utile per entrare in contatto con i propri sentimenti e pensieri per capire cosa fare in rapporto a tutto quello che Lei ha descritto. L'altro, il terapeuta, diventa uno specchio fedele, attraverso il quale si riesce a comprendere meglio se stessi e poi decidere cosa fare, cercando di rispettarsi e mantenendo una linea di condotta, se possibile  tale che permette di far chiarezza in una situazione abbastanza complessa come quella che Lei descrive; comunque parlare e dialogare aiuta sempre ed allevia la tensione e di conseguenza si vive meglio, anche perché il terapeuta è una persona sensibile ed empatica che si trova lì non per giudicare né per dare consigli, ma per offrire un ascolto empatico , dare fiducia e sostenere l'altro nei momenti difficili e confusi facendo da specchio e aiutando a far vedere altre possibilità ,che la persona da sola non vede.

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