logo
Dott.ssa Naviglia Ghera

psicologo clinico, psicoterapeuta

Dott.ssa Naviglia Ghera

leggi (2)

Dott.ssa Naviglia Ghera

psicologo clinico, psicoterapeuta

  • Marino
  • consulenza online

Clima di incomprensione in famiglia

Buongiorno. sono una ragazza di 22 anni e ultimamente sto avendo problemi con i miei genitori.
Sono all'ultimo anno di mediazione linguistica e tra poco mi devo laureare, solo che da poco mi sono resa conto che non è questa la strada che voglio percorrere dal punto di vista lavorativo. Mi sono resa conto di non vedermi a lavorare con le lingue nel futuro e purtroppo con questa laurea triennale mi ritroverei a poter accedere solo a magistrali che non mi piacciono. Quando provo a esporre questo problema ai miei genitori mi sento rispondere che ormai ho intrapreso questa strada e mi devo adattare seppure non mi piaccia ciò che faccio (questo perchè anche loro nel trovare il loro lavoro si sono adattati). Quando mi sento ripetere così ancora di più dentro di me sento un vuoto che non riesco a colmare. Soprattutto se poi sento anche rinfacciarmi il fatto che per farmi iscrivere a questa triennale (una scelta che ho fatto un pò influenzata dall'idea di mia madre che con questa laurea avrei trovato più lavoro rispetto alle altre) i miei genitori hanno speso un sacco di soldi, anche considerando che mi sono dovuta trasferire in un'altra città.

Sono una ragazza che cerca sempre di dare il massimo: media del 28, mai fumato nè erba nè sigarette, mai ubriacata, raramente rientrata dopo l'una di notte (l'orario che loro mi hanno imposto). Eppure sento sempre ripetermi che non faccio abbastanza. Questa e la scorsa estate ho dato quattro esami, tutti da 28 a salire, e mi sono sempre sentita dire da mia madre urlando che quattro esami a sessione non erano abbastanza e avrei potuto fare di più. Se un giorno decido di slittare un esame da una sessione all'altra sento sempre mia madre urlarmi contro dicendo che non faccio nulla. Eppure mi chiedo come mai se mi impegno sempre al massimo, ho la media alta e sono in corso.

Soprattutto in questo periodo mi sento davvero triste e non riesco a concentrarmi nello studio. Ho perso tutti gli amici che avevo (me ne è rimasta solo una); il mio ragazzo è partito per fare la magistrale fuori e non ho nessuno con cui uscire (da quando è scoppiato il covid ed è possibile fare gli esami online per non far buttare i soldi ai miei per la casa mi sono ritrasferita nella mia città). Non riesco a concentrarmi anche per il vuoto che sento in prospettiva futura e per questo rapporto che ho con i miei (fatto di continue litigate dove loro cercano di impormi cosa scegliere finita la triennale e cosa fare). Quando provo a esporre ai miei genitori questo mio sentimento di vuoto che ultimamente non mi fa concentrare, mi sento anche questa volta dire che sono scuse e che sono io a non impegnarmi abbastanza nello studio (ribadisco che sono in corso, con un esame e mezzo che mi manca per laurearmi e una media alta). 'D'altronde, ti lamenti solo ora se per tutta la tua vita non hai avuto mai tanti amici?' mi dicono.

Ad aumentare il mio senso di disagio è anche il fatto che quando esco devo stare sempre con l'orologio a portata di mano perchè se mai facessi più tardi dell'una di notte troverei mia mamma ad aspettarmi alla porta e a urlandomi quando torno. Come dicevo ormai mi è rimasta un'amica, che esce con il suo gruppo, il quale magari qualche volta come ad esempio il sabato torna alle due/due e mezza di notte. Io non guido e perciò siccome sono loro a dovermi accompagnare penso che qualche volta dovrei adattarmi ai loro orari. Quando ho detto questo ai miei, del fatto che ormai ho cambiato comitiva e non posso pretendere di farmi accompagnare quando voglio io (o meglio quando vogliono i miei genitori), anche lì i miei si sono arrabbiati con me dicendo che sono io la pazza e che nessuno rimane fino alle due. Hanno anche aggiunto che per loro dovrei uscire, se la situazione è questa, solo il pomeriggio e mai la sera. Perchè se io torno tardi mamma non riesce a prendere sonno.

Ulteriore fonte di disagio è quando bonariamente dico di aver fatto un apertivo con uno spritz o qualche volta preso un cocktail la sera. Da quella semplice parola detta bonariamente sono uscite discussioni che li hanno portati a chiamarmi ubriacona (quando al massimo bevo un drink al massimo una/due volte la settimana in casi eccezionali ).

Se provo a esporre tutto ciò mi guardano e mi dicono 'Sei cambiata, credo sia stato il tuo ragazzo. Sei cambiata, non sarà mica che hai iniziato a farti canne?' Oggettivamente penso che in parte il cambiamento sia dovuto al mio ragazzo con cui sto insieme da due anni, che mi ha fatto un pò uscire dalle loro imposizioni, facendomi pensare a me stessa in primis. Ma soprattutto confrontarmi con la sua famiglia, sua sorella e tutti i suoi amici mi ha fatto in parte uscire da quella prigione in cui mi trovavo (dove per qualunque cosa accettavo passivamente le loro imposizioni, non pensando a me stessa). Probabilmente se non ci fosse stato lui con cui sempre discuto dei miei problemi, non avrei mai ammesso che non mi piace il corso di studi al quale sono iscritta (per paura che si sarebbero infuriati come d'altronde stanno reagendo ora quando gliene provo a parlare). Probabilmente in questo modo continuando un percorso che mi avrebbe reso infelice per la vita. Sento che i miei genitori sono iperprotettivi e fissati in queste strutture rigide che non mi permettono di autodeterminarmi e autogestirmi (Ho anche paura di trasgredire alle loro imposizioni, sia perchè cerco di evitare quanto più le liti, sia perchè ovviamente essendo i miei genitori sono molto legata a ciò che loro pensano e ho paura di ricevere la loro disapprovazione).

Come potrei uscire da questa situazione? io avevo pensato a un percorso di terapia familiare ma purtroppo loro sono stantii riguardo a queste cose. Di fatti ho deciso di intraprendere io personalmente un percorso con una terapeuta presso un consultorio familiare (solo che essendo lei molto occupata, gli appuntamenti slittano sempre e non mi è stata ancora presentata la possibilità di conoscerla). Perciò nell'attesa desideravo confidarmi con qualcun altro.

Buonasera; considerato tutto quello che Lei ha descritto e poichè la terapia familiare non è possibile e neanche continuare ad aspettare la disponibilità del consultorio familiare, bisogna prendere in considerazione il fatto che Lei ha necessità Ora di intervenire e lavorare sul suo problema. Questa situazione così articolata , molto ben descritta di conflittualità e disarmonia  nella comunicazione familiare , può essere ben presa in carico rivolgendosi ad un terapeuta ed iniziando un percorso di psicoterapia individuale che le permettere innanzitutto di ricevere un sostegno immediato e poi di lavorare su di sè e su tutto ciò che Lei ha esposto per venire fuori  da questa situazione in cui Lei non si sente libera di scegliere e di muoversi liberamente per conto suo e quindi con un percorso di psicoterapia individuale può sciogliere una serie di nodi che la irretiscono; il discorso è ampio , quindi sarebbe opportuno contattare un terapeuta che l'aiuti in questa situazione e se ha difficoltà economiche per provvedere alla terapia , sarebbe necessario trovare un lavoro per auto-finanziarsi così non dovrà chiedere nulla ai suoi genitori che, da quello che ho capito, non sarebbero disposti ad aiutarla economicamente, perché, forse, non credono o non hanno fiducia in questo genere di interventi. Saluti 

domande e risposte

Dott.ssaNaviglia Ghera

psicologo clinico, psicoterapeuta - Roma

  • Disturbi d'Ansia e dell'Umore
  • Psicoterapia individuale e Psicoterapia di gruppo
  • Disturbi psicosomatici
  • Affettivita', difficoltà relazionali e familiari
  • Psicoterapia individuale ad orientamento analitico junghiano
  • Disturbi legati all'abuso di internet
  • Supporto Psicologico Online
  • Aiuto psicologico alla coppia
  • Analisi Bioenergetica
  • Abbuffate compulsive
CONTATTAMI
prenota appuntamento