Mia figlia viene esclusa
Buongiorno, mia figlia ha 5 anni e fa l’ultimo anno di materna. È una bambina molto educata, molto sensibile e riservata. Ha cambiato quest’anno tutte le maestre e ultimamente la vedo più taciturna, meno energica, va a scuola – come posso dire? – in modo passivo, spesso tende a temporeggiare la mattina quasi come se non volesse andarci. Ieri mi ha detto di aver giocato da sola tutto il giorno perché ogni volta che chiedeva a un compagno di giocare, questo ha risposto di voler giocare con qualcun altro. Le compagne della sua classe sono molto più esuberanti e tendono quindi a imporsi su altre che pendono dalle loro labbra. Oggi, infatti, non voleva andare a scuola. Non so come poterla aiutare, perché immaginarla da sola in giardino con nessuno che vuole giocare con lei mi ferisce molto.
Grazie per l’attenzione,
Silvia.
Ciao Silvia,
quello che racconti tocca corde molto profonde per un genitore: vedere la propria bambina esclusa o sola fa male, perché risveglia un senso di impotenza e di ingiustizia. Ma il fatto che tu lo colga e cerchi un modo per aiutarla è già un passo prezioso: significa che lei ha accanto una mamma capace di vedere e accogliere il suo mondo emotivo, e questo è uno dei fattori di protezione più importanti.
A cinque anni, le dinamiche di gruppo possono essere molto variabili: bastano piccoli cambiamenti — nuove maestre, nuovi ruoli tra i compagni — per modificare gli equilibri. Alcuni bambini più sensibili e riservati, come tua figlia, possono inizialmente ritrarsi di fronte alla maggiore esuberanza degli altri, sentendosi spaesati o “invisibili”. Questo non significa che abbia un problema relazionale, ma che ha bisogno di tempo e sostegno per ritrovare fiducia nel gruppo.
Puoi aiutarla così:
valorizza le sue qualità (“sei una bambina dolce, attenta, e queste sono cose importanti per gli amici”);
non minimizzare (“vedrai che domani andrà meglio”), ma ascolta e rispecchia i suoi vissuti (“immagino che sia stato triste non riuscire a giocare con loro”);
favorisci piccole esperienze di gioco con uno o due compagni alla volta fuori dalla scuola: l’intimità di un contesto più sicuro può aiutarla a creare legami che poi porterà anche in classe;
parlane con le insegnanti, condividendo ciò che ti ha raccontato, così possano osservare e facilitare l’inclusione nei momenti di gioco libero.
Questa fase può essere un’opportunità per rafforzare la sua autostima e il senso che può avere un posto nel gruppo anche rimanendo sé stessa.
Se noti che la chiusura o la tristezza persistono, un breve confronto con uno psicologo dell’età evolutiva può offrirti strumenti per sostenerla meglio e aiutarla a ritrovare fiducia. A volte, il modo più efficace per farla sentire meno sola è concederti tu uno spazio in cui capire come accompagnarla, con calma e sicurezza.