Gestione madre anziana e problemi con la compagna
Buonasera. Ho questo problema: ho una madre di 90 anni che attualmente vive sola, poiché mio padre è morto l'anno scorso. Vive sola anche se attualmente ha una colf 3 volte/settimana e una badante notturna 3 volte/settimana. Mia madre ha sviluppato un carattere narcisistico/egoistico amplificato dalle nevrosi che già ha. (Prende Minias, Trittico e Mirtazapina).
Nei miei confronti ha sviluppato un rapporto morboso che, ad esempio, non ha con mia sorella. Per un certo periodo mi ha tempestato di chiamate, anche notturne, tanto che la notte ho silenziato il telefono. Le chiamate sono diminuite nel frattempo, ma per qualsiasi evenienza chiama me.
Io passo da lei due volte al giorno: una la mattina presto (una visita che dura circa 15 minuti) e una a metà pomeriggio (che di solito non supera un'ora). Faccio anche una telefonata verso le 21:30.
La situazione perdura ormai da anni con problematiche continuative (devo ripetere le stesse cose tutti i giorni, sbalzi d'umore di mia madre, talvolta deliri). È seguita anche da un geriatra.
La mia compagna non ha mai digerito del tutto mia madre, ed io non ho mai preteso che mi aiutasse o facesse qualcosa. Ovviamente, stando con me, ha assorbito una situazione pesante e penalizzante. Allo stato attuale è veramente stremata e, oltre a incolparmi totalmente della situazione (anche con sbalzi d'umore), mi chiede di scegliere tra lei e mia madre.
Ovviamente io scelgo lei, ma non posso cancellare la presenza di mia madre, della quale sono anche amministratore di sostegno. Ho pensato di rifiutare l'incarico, ma non credo sia sufficiente, anche legalmente parlando. Né posso lasciare tutte le responsabilità sulla badante, né su mia sorella che per altro vive a circa 12 chilometri da casa di mia mamma.
Per tutelare il rapporto al quale tengo, devo ovviamente diminuire la presenza a casa di mia madre, ma faccio fatica a capire la modalità. È meglio farlo gradualmente? Meglio in modo drastico? Di fronte a reazioni sproporzionate che sicuramente ci saranno da parte di mia madre, quale potrebbe essere l'atteggiamento corretto?
Cordiali saluti.
Ciao Francesco,
quella che descrivi è una situazione molto complessa, che ti vede in una posizione di forte responsabilità e al tempo stesso di grande pressione emotiva. Prendersi cura di un genitore anziano — soprattutto quando presenta tratti di personalità difficili e comportamenti destabilizzanti — può logorare lentamente, soprattutto se nel frattempo si cerca di mantenere viva una relazione di coppia.
È comprensibile che tu ti senta stretto tra due bisogni: da una parte la tua compagna, che chiede spazio e libertà da un contesto pesante; dall’altra tua madre, che sembra dipendere da te più del necessario. Spesso, in questi casi, il rischio è che il senso di colpa prenda il sopravvento, impedendo di trovare un equilibrio realistico.
Diminuire la presenza a casa di tua madre è non solo legittimo, ma anche necessario: non si tratta di abbandonarla, ma di ridefinire i confini del tuo ruolo, in modo che la relazione con lei non assorba tutta la tua energia vitale. Farlo gradualmente può essere utile — ma ciò che conta davvero è la chiarezza interna: sapere dentro di te che la tua disponibilità non equivale a totale dedizione.
Quando ci saranno reazioni sproporzionate da parte sua, prova a ricordare che non sono un giudizio sul tuo valore come figlio, ma un’espressione del suo disorientamento e della sua paura di perdere controllo e centralità. Puoi restare fermo nei confini, ma con un tono calmo, riconoscendo le sue emozioni senza lasciarti travolgere.
Un supporto psicologico, anche breve, potrebbe aiutarti a comprendere meglio i meccanismi relazionali in gioco e a proteggere la tua coppia senza sentirti in colpa per il bisogno di respirare.
A volte non basta “organizzare meglio” le cose: serve trovare uno spazio in cui poter dare voce alla fatica e imparare a prendersi cura anche di sé. Un percorso personale può aiutarti a ritrovare equilibrio e lucidità in questo passaggio così delicato.