I miei non accettano la mia relazione
Salve, ormai ho quasi quarant'anni e i miei non vogliono accettare la relazione che ho con il mio compagno da oltre due anni, che ha già due figli, di cui uno disabile. I bambini non hanno più una mamma. Mia mamma continua a ripetere che continuando a stare con lui vivrò una vita terribile, che dovrò occuparmi soprattutto del bambino disabile. Lei dice che il vero motivo non è questo, ma lo so che si vergogna di questa situazione e del giudizio delle persone. Ho parlato più volte con lei, spiegandole che sto bene e spero che questo rapporto continui con la più completa serenità. Poi quello che accadrà, accadrà. Lo vedo che sta cercando di aggrapparsi a più punti, anche al fatto che devo essere convinta, perché poi non posso più tornare indietro. Il mio compagno ovviamente era rattristato da questa cosa, perché vorrebbe tanto vivere questa nostra storia anche con la mia famiglia. Io credo di dover comunque vivere al meglio questa storia e non cercare, a questo punto, di pensare molto a cosa dicono i miei genitori e che se sono d’accordo, prima o poi accetteranno. Se non lo faranno, allora io continuerò per la mia strada e se vorranno starmi accanto, ben venga; altrimenti, ognuno a casa sua. Grazie per aver dedicato del tempo a questo mio sfogo.
Ci sono momenti in cui l’amore ci chiama in direzioni che la famiglia fatica a comprendere. Non è un rifiuto reciproco, ma un passaggio di vita: quello in cui una persona adulta inizia a scegliere secondo il proprio sentire, e non più secondo le aspettative di chi l’ha cresciuta.
Nel mito di Psiche e Amore di Apueleio che la invito a leggere, la giovane è sospinta da forze che non capisce pienamente. Lascia la casa paterna non per ribellione, ma perché qualcosa dentro di lei la spinge verso un destino più ampio. Le prove che affronta la fiducia, la cura, la discesa e la rinascita rappresentano il cammino di ogni anima che impara ad amare nella concretezza della vita, non nell’ideale.
Jung avrebbe parlato di individuazione: un processo in cui non si rompe con le origini, ma si differenzia da esse, trovando la propria forma. Hillman direbbe che l’anima cresce quando è fedele alla sua immagine, anche se questa immagine non corrisponde a quella che gli altri hanno di noi.
Forse, allora, non si tratta di convincere o di opporsi, ma di abitare serenamente la propria scelta, lasciando che il tempo mostri ciò che le parole non possono.
L’amore maturo non divide: si radica. E, con pazienza, può divenire un ponte tra mondi che oggi sembrano lontani.