Trascorro molte ore presso malati terminali

Buona sera, sono da 6 anni un volontario dell'A.V.A.P.O. di Venezia,presso il reparto oncologico di Venezia. Trascorro molte ore presso malati terminali, e il problema mio, è riuscire ad essere il più possibile di aiuto e di sostegno (soprattutto psicologico) a questi "AMICI/CHE" ormai sono figure importanti della mia vita. Loro hanno molte difficoltà nella comunicazione verbale, ma in quella non verbale sono un fiume in piena. Vorrei un suo consiglio e un aiuto, se può essere valido un libro che sto cercando senza risultato: La sinergologia. Comprendere l'interlocutore dalla gestualità. di Philippe Turchet. Se non fosse il più adatto, saprebbe gentilmente consigliarmene qualche altro? Premetto che non voglio essere quello che risolve i loro problemi, ma almeno potergli esse accanto nella maniera più giusta fino alla fine! Grazie infinite per qualsiasi fosse la sua risposta. Renzo
Le rispondo più da persona con esperienza diretta di malattia oncologica, che da Psicologa. Non conosco il libro che cita, ma al di la delle letture, che riprendono sempre la scia di gusti personali e altrettanti inclinazioni, le consiglio di utilizzare nel suo piccolo la musica come coadiuvante nella comunicazione non verbale. E' un ottimo canale per liberare le emozioni, sia nostre - cioè di chi assiste - sia per il paziente. Per quanto possa sembrare banale, un atteggiamento positivo, allegro, orientato al futuro, è sempre preferibile. L'ascolto passivo non serve a molto. Interagisca con i pazienti ma non li chiami "amici". Non sono amici. Sono persone che vivono una situazione dolorosa, ognuno con la sua storia alle spalle, con una famiglia, relazioni, con tratti di personalità, simili o diversi dai suoi. L'empatia è importante, ma dobbiamo mantenere sempre la giusta distanza emotiva, se ovgliamo che il lavoro sia svolto con efficienza, e se vogliamo sopravvivere all'inevitabile separazione che verrà. :) Non si arrenda, il suo è un lavoro speciale!