Dott.ssa Roberta Michelotto

Dott.ssa Roberta Michelotto

Psicologo, Psicoterapeuta

La trappola del perfezionista

Si parla di perfezionismo, quando si esige da se stessi o dagli altri una prestazione di qualità superiore rispetto alla norma. Questa richiesta è accompagnata da una continua critica e svalutazione del comportamento.

Il perfezionista è tendenzialmente una persona metodica e puntigliosa nel suo lavoro, attento ai dettagli, scrupoloso nell’osservare le regole. Molte delle sue energie sono utilizzate per superare la media delle prestazioni. Nonostante il suo sforzo di superare continuamente gli altri lo renda orgoglioso, non si sente mai pienamente soddisfatto.

Normalmente pretendere da se stessi una certa perfezione, ci aiuta a crescere e ad ottenere migliori risultati nelle attività alle quali ci dedichiamo. Ma il confine tra una sana voglia di raggiungere la perfezione e una perfezione patologica è piuttosto labile.

Il perfezionista patologico è una persona che:

1.Richiede a se stesso elevati livelli di prestazione (spesso irrealistici)
2.Pone estrema attenzione agli errori. Questi vengono considerati come indicatori del proprio fallimento e della presunta perdita di stima da parte degli altri
3.Insoddisfatta dei propri risultati
4.Autocritica e con bassa autostima
5.Tende a controllare le proprie emozioni

Spesso la persona perfezionista si rende conto che si sta dando da fare oltre il necessario, ma è convinto che per lui i parametri di giudizio in un contesto di normalità non possano essere applicati.

È bene tenere a mente che cercare di eccellere in una prestazione o nel raggiungimento di un obiettivo, non significa per forza essere dei perfezionisti a livello patologico.
Uno degli elementi che contraddistingue e caratterizza gli sforzi dei veri “Maestri” nel loro campo e gli sforzi del perfezionista è il livello di soddisfazione.

Per i “Maestri” in un particolare settore, le fatiche nel raggiungere l’eccellenza procurano loro una profonda soddisfazione e sono felici dei risultati raggiunti. Provano gioia, ammirano l’opera della loro maestria. Questo atteggiamento rafforza la loro autostima.
Lo sforzo del perfezionista è invece accompagnato da un pensiero fisso: “Non sono bravo abbastanza, devo fare di più e meglio”.
Questo modo di pensare lo porta ad una costante insoddisfazione e rappresenta una continua minaccia alla sua autostima.

Il perfezionista è molto severo con se stesso, e vive in uno stato di tensione, soprattutto nell’ambiente lavorativo.
È poco interessato alla competizione, perché deve sempre superare se stesso nel tentativo di conquistare quell’approvazione che si concede raramente.

Nel rapporto di coppia, il perfezionista è incapace di provare soddisfazione in un normale rapporto interpersonale. E’ convinto di dover dare più importanza alle prestazioni che ai sentimenti.
Il rapporto sessuale è una pura prestazione fisica senza nessun coinvolgimento emotivo o scambio di sentimenti. E così ogni prestazione mediocre, per il perfezionista, viene vissuta come un grave colpo. Inoltre, se la partner non risponde alla perfezione lo considera un suo fallimento come uomo.

Anche la donna perfezionista è sempre alla ricerca del risultato; se fallisce nella sua performance si sente terribilmente in colpa. Le conseguenze sono ansia, depressione e la sensazione di non valere nulla.
Per i perfezionisti è molto difficile trovare il partner giusto. Vogliono il compagno/a perfetto.
Il matrimonio viene vissuto come un nuovo progetto da realizzare. Una volta sposati sono incapaci di provare gioia e soddisfazione. Generalmente continuano con i loro vecchi atteggiamenti da perfezionista.

Il perfezionista sente costantemente di aver fallito, nonostante il suo successo manifesto, deve continuare a lottare per sfuggire a quella terribile sensazione che avrebbe potuto fare meglio.

Questo tipo di auto-imposizione del dover fare sempre meglio, lo si può far risalire alle costanti pretese che i genitori hanno avuto nei suoi confronti fin da quando era bambino. Questo si concretizzava nelle altissime aspettative dei genitori. Il comportamento e lo sviluppo del bambino dovevano essere più maturi e in anticipo rispetto al livello medio del comportamento e dello sviluppo degli altri bambini suoi coetanei.

Il genitore perfezionista mantiene il figlio sotto tensione, in ansia per quello che può fare. Non incentiva l’impegno, quanto il raggiungimento di un risultato e la possibilità di poter fare di più. Questo atteggiamento riduce al minimo la capacità del figlio di avere fiducia in se stesso, nonostante i traguardi che riuscirà ad ottenere.

La persona esageratamente perfezionista dovrebbe come prima cosa imparare a criticarsi e a svalutarsi sempre meno in modo da diminuire quella tensione continua nel dover raggiungere a tutti i costi una perfezione irrealizzabile.

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