Dott.ssa Roberta Michelotto

Dott.ssa Roberta Michelotto

Psicologo, Psicoterapeuta

Quando le scuse sono la causa principale della nostra infelicità

Assumiamoci la responsabilità di ciò che siamo e di cosa scegliamo di diventare.(Wayne W. Dyer)

Quante volte abbiamo avuto la sensazione di trovarci ad un “punto morto”, di non scovare le energie o la spinta giusta per andare avanti nel perseguire i nostri obiettivi? Quante volte abbiamo avuto la sensazione di vivere in una gabbia senza uscita? Quante volte abbiamo attribuito agli altri la colpa per la nostra infelicità?

Anche se è difficile riconoscerlo, a limitare i nostri comportamenti, a scoraggiarci nel perseguire i nostri obiettivi, a renderci costantemente insoddisfatti di noi stessi, sono le tante scuse che ci diciamo quotidianamente e che ormai si sono talmente radicate in noi da rappresentare un vero e proprio modello di pensiero.

Le scuse come modalità di un pensiero rigido rappresentano una delle cause principali della nostra infelicità.

Alcune scuse tra le più frequenti sono:

- Non lo faccio perché è troppo difficile

- Non lo faccio perché ci vorrà troppo tempo, quindi non ne vale la pena

- Non lo faccio perché non posso permettermelo

- Non lo faccio perché sono sicuro che nessuno mi aiuterà e mi ritroverò solo

Ce ne sono tantissime altre, ma per il momento proviamo a soffermarci su queste, cercando di capire quanto questo tipo di scuse, rappresentino un limite alla nostra capacità di crescere e di migliorare.

1. Non lo faccio, non posso cambiare perché è troppo difficile: Questa può sembrare una giustificazione fondata su basi concrete. Invece si tratta di una scusa il cui intento è quello scoraggiarci. Le difficoltà con le quali ci confrontiamo normalmente, sono di per sé impegnative come la scarsa autostima, il senso di solitudine, la tristezza ecc. Ora se queste esperienze sono difficili da sostenere e sono causa di un senso di sofferenza che si autoalimenta continuamente, perché non pensare di provare a “soffrire in modo utile” proprio attraverso un cambiamento del proprio modo di pensare e quindi delle proprie abitudini e stile di vita? Almeno in questo modo la sofferenza e la difficoltà insita nel cambiamento diventa costruttiva. Inoltre non è detto che cambiare sia più difficile rispetto a come si sta vivendo.

2. Non lo faccio perché ci vorrà troppo tempo, quindi non ne vale la pena: E’ sempre bene ricordare che esiste solo il presente. Prendere consapevolezza di questo concetto ineluttabile è importante. Viviamo nel presente e solo in esso. Tutto quello che possiamo fare e ottenere è adesso. Quindi se pensiamo di migliorare, progredire, cambiare, facciamolo focalizzandoci sul presente, sul qui e ora. Il tempo scorre inesorabile, sia che si decida di fare una cosa oppure no.

3. Non lo faccio perché non posso permettermelo: Mai come in quest’ultimo periodo, ci facciamo scoraggiare dalla nostra situazione economica per non fare qualcosa che desideriamo tanto. Non dobbiamo però considerare la mancanza di denaro un motivo valido per non soddisfare i nostri interessi. Se si è fortemente motivati e consapevoli dell’obiettivo che si vuole raggiungere, avremo anche una mente più aperta, saremo più predisposti a ricercare e a cogliere tutti i segnali e le opportunità che sono sempre a nostra disposizione ma delle quali non ci siamo mai accorti perché troppo impegnati a piangere su noi stessi o a rimpiangere occasioni perdute.

4. Non lo faccio perché sono sicuro che nessuno mi aiuterà e ho paura di rimanere solo: Se rimaniamo aggrappati alla falsa concezione che nessuno sia disposto ad aiutarci ad ottenere quello a cui aspiriamo, le nostre esperienze non faranno altro che confermare questa convinzione. Diamo la possibilità agli altri,  in particolar modo alle persone che ci vogliono bene di aiutarci, basta non chiuderci in noi stessi e nel nostro pensiero egocentrico. Facciamo lo sforzo di aprirci fiduciosi.

Se siamo fortemente motivati, se vogliamo ottenere qualcosa, non ci sono scuse che possano trattenerci.

 

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