Dott.ssa Roberta Vespignani

Dott.ssa Roberta Vespignani

Psicologa, Psicoterapeuta

Scuola Anticipatore o Generatore di Futuro

In questi periodi di crisi, assistiamo anche a una instabilità di governo e legislativa, i cambiamenti molto veloci che si producono nella società non vengono gestiti dalle istituzioni con apposite misure. Lo esprimono bene gli insegnanti che hanno stilato il documento conclusivo del “Forum nazionale per la scuola” ( in DIRE 2009):“Noi pensiamo che di fronte ai cambiamenti in corso, di fronte alla necessità di ricostruire un’etica pubblica, sia necessario creare per tutti maggiori occasioni di crescita culturale, fornire a tutti strumenti più solidi per capire dove sta andando il mondo.

Questo ruolo deve svolgerlo prioritariamente il sistema scolastico,ma siamo anche consapevoli che la scuola vive oggi una fase di grande difficoltà perché troppo spesso gli insegnanti sono soli, alle prese con problemi inediti, che NON SI PRODUCONO A SCUOLA, ma che nella scuola emergono e si impongono all’attenzione generale.

E’ questo il caso della piaga emergente del bullismo, ma anche dell’incontro con culture, spiritualità, stili di vita e tradizioni diverse dalla nostre, o ancora della caduta di motivazione ad affrontare la fatica dello studio e dell’insuccesso scolastico, che apre nuove frontiere all’analfabetismo”

Soffermandoci su quest’ultimo aspetto, il metodo di apprendimento cognitivo dei ragazzi è cambiato. Infatti essi, esposti alle nuove tecnologie, sono in grado di mettere in atto sequenze di azioni molto rapidamente, ma  mostrano difficoltà nel linguaggio scritto,  nel linguaggio parlato e soprattutto nella CONCENTRAZIONE. Sono convinti che tutto si possa trovare su Internet e quasi nulla debba essere conosciuto a memoria.

D’altra parte il cambiamento di codifica dato dalle nuove tecnologie pone anche un problema agli insegnanti. Tra gli scogli maggiori in sostanza è che gli adulti, quindi gli insegnanti hanno perso, in virtù della rivoluzione etica (la ridefinizione dei ruoli dopo la contestazione) e culturale ( se le società e le conoscenze cambiano, perché devo imparare da un adulto, che per giunta fa fatica a capire la mia vita quotidiana?) il loro ruolo di autorità e di guide di modellamento che possano traghettare i ragazzi verso l’età adulta, verso il loro futuro.

Che fare? Rinunciare?

È certo, no! Infatti gli insegnanti, nonostante siano, secondo le ricerche, la prima categoria esposta a  burn out, secondo la Fondazione Agnelli nel 2009  dichiarano per l’80% svolgere la professione "per passione" e che il 95% di loro sarebbe pronto a rifare la stessa scelta. 

E’ ovvio che allora, e visti i compiti che la società delega più o meno implicitamente alla scuola,l’insegnante deve trovare una nuova autorevolezza, deve far percepire ai ragazzi,al distretto scolastico di appartenenza,alle famiglie,la centralità del proprio ruolo,del proprio SAPER FARE. Vengono in aiuto in questo non le scienze pedagogiche e psicologiche in generale (nella scuola da sempre  si sono susseguite varie ricette pedagogiche), ma dei metodi mutati dalla ricerca psicologica e pedagogica, centrati però sul qui e ora, sull’analisi del contesto e sul problem-solving. Stiamo parlando del  COUNSELING.

Il counseling nasce negli anni ’50 negli Usa per favorire il riadattamento dei reduci di guerra. Si capisce da  ciò che non è una psicoterapia,ma un metodo di facilitazione dell’adattamento dell’individuo  al suo ambiente. Chi esercita il counseling,detto counselor,lavora sulla salute più che sulla patologia,centrandosi sul potenziamento delle risorse della persona o del gruppo che si rivolge a lui. Si immagini che lo psicologo/psicoterapeuta spesso interviene  quando la ferita è ormai aperta, il counseling ne previene la formazione operando un empowerment delle capacità dell’utente e consapevolizzandolo di meccanismi interiori di funzionamento disfunzionali. Questo per quanto attiene all’attività di counselor generale, che è definita “attività professionale di cui alla Legge 14/01/2013 n.4” e che si configura come un intervento che non può superare i 10 incontri.

Ritornando in contesto SCOLASTICO, la tecnica del COUNSELING è utile, perché permette di migliorare la comunicazione tra le parti coinvolte (ragazzi, preside, genitori, il consiglio di classe,personale ata ect) e di mettersi, nei panni dell’altro, FACILITANDO LA PRESA DI DECISIONE.

Quest’ultimo aspetto, cioè  prendere decisioni in tempi brevi, mi pare centrale in contesto scolastico, dove spesso il problema non è dato tanto dal disagio dello studente, ma dalla paralisi comunicativa che si crea nel progettare l’intervento di risposta a tale disagio, da parte dell’equipe scolastica, per l’incomprensione tra i vari attori della stessa. In questo senso l’insegnante-counselor si pone come FACILITATORE  della comunicazione a scuola e come chiarificatore del senso delle regole per il ragazzo e per tutto lo staff scolastico e per le famiglie. Inoltre l’insegnante, che per tradizione impartisce regole, esercita “potere”, diventando, con una formazione specialistica counselor,spinge il gruppo classe alla fiducia nelle proprie capacità emotive e cognitive, riuscendo a gestire così i conflitti in modo efficace senza che ci siano perdenti.

Così l’insegnante, restituendo un senso di autoefficacia ai suoi allievi e un potere condiviso, viene di nuovo percepito autorevole. Infatti la tecnica usata è una combinazione del clima Rogersiano, dove con l’accettazione e l’empatia, la corretta comunicazione nel rapporto adulti e giovani si promuove l’autoefficacia, l’autocontrollo, sviluppando così negli studenti il senso di autonomia e di responsabilità, nonché la capacità di contribuire a definire le regole che governano la vita della classe.

Per operare questo ci si avvale delle tecniche dell’ASCOLTO ATTIVO, del MESSAGGIO IN PRIMA PERSONA, e della risoluzione dei conflitti con il metodo del PROBLEM SOLVING, secondo il modello di GORDON. L’ autore  sottolineava spesso come adulti e insegnanti, ponendosi l’obiettivo di aiutare i ragazzi ad esprimersi  fallissero, perché, PUR MOSSI DA BUONE INTENZIONI, non disponevano essi stessi di un modello di relazione umana efficace. Quindi in conclusione sembra opportuno che i dirigenti scolastici attivino tali corsi nelle scuole per il loro personale docente.

Per maggiori informazioni rivolgersi a A.I.CI. affiliata F.A.I.P http://aicischoolcounseling.blogspot.it/

 

commenta questa pubblicazione

Sii il primo a commentare questo articolo...

Clicca qui per inserire un commento