Dott.ssa Sabrina Costantini

Dott.ssa Sabrina Costantini

Psicologo, Psicoterapeuta

ANSIA E ABBUFFATE.

Salve,

sono una ragazza di 18 anni. Da qualche tempo a questa parte mi sto rendendo conto del mio attaccamento morboso al cibo. Molto spesso senza motivo, mi alzo vado in cucina e ingurgito tutto ciò che trovo. Ogni volta che rientro in casa la prima cosa che istintivamente faccio e' afferrare qualcosa da mangiare, inoltre penso continuamente a cosa, come e quando dovrei mangiare.

La cosa mi disturba molto e mi sta portando via da altre passioni.
In aggiunta a questo, mi capita di avere momenti di crisi scaturite senza un preciso motivo (che almeno io possa individuare).

Tali crisi sono caratterizzate da pianti, urla soffocate, ansia e paura.
Nonostante questo ho una splendida famiglia e degli amici che mi vogliono bene.

Vorrei tornare a condurre una vita tranquilla, senza però pesare sulla mia famiglia. Cosa mi consigliate ? Cure omeopatiche per tranquillizzarmi ?
Grazie.

Cara Francesca,

il cibo rappresenta per lei in questo momento uno strumento, un contenitore ma anche un contenuto.

Lo stile alimentare è qualcosa che ci caratterizza fin da piccoli, perchè il primo approccio nel mondo lo si fa con la bocca, con il cibo, con l'aria, con l'esplorazione buccale (ciucciare, leccare, ecc.).

Il modo in cui gestiamo e ci abituano a gestire il cibo, diventa una sorta di pelle relazionale, con noi stessi, con gli altri, con le cose.

Spesso il cibo è stato sovrainvestito. Quante volte al pianto di un bambino si ricorre alla caramella per calmarlo o al ciuccio? Come se il riempimento orale fosse l'unica risposta.

Voglio dire che anche se questo suo uso smodato del cibo è comparso solo ora, probabilmente il legame che possiede con esso Francesco, il suo stile orale e alimentare è antico e ha dei connotati ben precisi.

In questo momento il cibo rappresenta una rassicurazione, un porto sicuro, un riempimento, un tornare a casa! E forse non a caso il problema nasce ora che ha 18 anni ed è sulla soglia dell'adultità, il momento in cui comincia la separazione e lo svincolo dalla famiglia (se non fisico, ma almeno psicologico), vi sono delle scelte importanti da compiere circa la propria vita, delle responsabilità diverse e forse tutto questo fa paura!

Non a caso, ricorre proprio al cibo, come se fosse un pò una regressione, un tornare al nido caldo e rassicurante, quale lei descrive la sua famiglia. 

Le mie sono solo ipotesi. Ho voluto fare una panoramica più ampia per farle capire che forse questo disturbo debba essere inserito in un quadro più ampio e forse solo l'omeopatia non è sufficiente, credo che sia importante che ci lavori un pò su per ridare al cibo, ma soprattutto al momento che sta vivendo la giusta connotazione.

Tenga presente che i sintomi sono solo un campanello che ci aiuta a rimettere gli equilibri, quando si muovono, di fronte ai tanti cambiamenti. Non c'è da preoccuparsi, ma da esserne grati, così si può sempre migliorare!

Un saluto e in bocca al lupo!