Genitori e Figli → Lo schema familiare

Due sono le domande che i genitori si fanno nel momento in cui cominciano ad esercitare il loro mestiere di genitori:
Che tipo di essere umano voglio che diventi mio figlio?” e “Come posso fare perché questo accada?”.

Dalle risposte a queste domande si sviluppa lo schema familiare. Siccome ci sono due genitori, ognuno può avere idee diverse e avere il suo modo di vedere le cose circa le risposte a queste due domande.
Di fronte a queste due domande dobbiamo mettere due stili diversi di educare; due modi che vanno ad intrecciarsi e ipoteticamente dovrebbero trovare un’unica linea su cui scorrere. Si parla di complementarietà nella coppia non solo nei caratteri e nei valori, ma anche nello stile educativo che ognuno porta dentro di sé. Prima però di parlare di educazione e stili educativi a confronto, manteniamo sempre fisso lo sguardo sull’immagine del serbatoio dell’amore sottolineato l’anno scorso. L’immagine del serbatoio, come lo chiama l’autore del libro, è tratta dalle macchine: se non c’è più benzina l’automobile non può camminare neppure a 10 km l’ora. Ma se il serbatoio è pieno, ecco scattare la corsa a 120, 130 l’ora.

Così quando ci sentiamo vuoti d’amore ci sentiamo depressi e non siamo capaci di portare neanche un sorriso in famiglia, o nell’ambiente in cui viviamo. Ma quando siamo carichi d’amore allora è tutto uno scatto in avanti, una corsa ad amare, a superare gli ostacoli. L’uomo e la donna possono, con semplici gesti sapienti, con parole giuste, con un regalino, magari un fiore di campo raccolto, una buona cenetta ben preparata, delle carezze riempire il serbatoio e far sì che la comunicazione fluisca rinnovata.
Ogni bambino ha un serbatoio emozionale, una sede di forza emozionale che può alimentarlo lungo i giorni impegnativi dell’infanzia e dell’adolescenza. Dobbiamo riempire il serbatoio emozionale dei nostri bambini per fare in modo che agiscano come dovrebbero e sviluppino le loro potenzialità. Questo serbatoio va riempito di amore incondizionato che è quell’amore che accetta e incoraggia un bambino per chi è e non per quello che fa. Qualunque cosa fa o non faccia, il genitore continuerà sempre ad amarlo. Purtroppo spesso il nostro amore è condizionato dai risultati ottenuti e spesso e legato ad uno stile educativo basto sui doni, ricompense e privilegi.

Possiamo educare i nostri bambini solo dopo che il loro serbatoio emozionale è stato riempito; solo dopo che li abbiamo riempiti del nostro amore. Il serbatoio emozionale riempito dà la possibilità al bambino di saper gestire le paure, il senso di colpa, il risentimento, la paura di essere abbandonato o non amato, l’insicurezza.
Esistono bambini che vivono in famiglie apparentemente normali, che non presentano seri problemi, ma povere di amore, legate al “devi fare così”, aride dal punto di vista emozionale. Questi bambini da grandi presenteranno seri problemi e andranno magari a cercare in qualcos’altro quell’amore che non hanno mai ricevuto (droga – mille relazioni – delinquenza – sessualità disordinata…).

Educare (dal latino) conduco verso… esige una grande responsabilità da parte di noi adulti; spesso ci diciamo tanto è ancora piccolo, tanto faccio sempre in tempo ad insegnarglielo, tanto ce l’altro/a… pensiamo a quante opportunità e a quanto tempo sprecato che potevamo sfruttare per migliorare il nostro stile educativo. Sono due stili diversi che vanno a completarsi, a ma non è detto che debbano restare così per sempre: si può cambiare, la gestione di queste differenze sarà un modello per il figlio. Se la relazione con il coniuge è buona, si possono affrontare queste differenze senza troppo caricare sul figlio.
Le risposte alle due domande sopra forma quello che chiamiamo lo schema familiare. Le risposte variano da coniuge a coniuge, e possono essere chiare, vaghe o incerte… ma ci sono sempre. Il mestiere di genitori è tutt'altro che facile. È una scuola dura, la più dura del mondo che costruisce persone. Io tutti i giorni ho a che fare con persone che falliscono nel loro essere genitori e i risultati di questo insuccesso si vedono nei figli che vengono allontanati con maltrattamenti, abbandoni e abusi. (lo schema che si ripete nell’abuso: l’abusato quasi sempre diventa abusante).
In questa scuola i genitori diventano il consiglio d’istituto, il preside, l’insegnante, il bidello… tutto concentrato su due persone. Bisogna essere sempre preparati su ogni materia e sempre aggiornati. Non ci sono tanti corsi di aggiornamento per diventare un po’ più esperti; non c’è nessun contratto di lavoro che si firma… dobbiamo fare tutto noi. Inoltre non ci sono vacanze, dimissioni, promozioni o aumenti di stipendio. Siamo sempre in servizio, reperibili 24 ore su 24 fino a quando il figlio se ne va di casa e non sarà sicuramente a 18 anni visto che oggi la permanenza dei figli in casa si è molto allungata (25/30 anni).

È il mestiere più difficile e complicato al mondo che fa sudare sangue e fa vivere tante ansie. In più nei primi anni di vita da genitori spesso si insinua l’ansia da prestazione nel confrontarsi con gli altri genitori.. (quanto sono pericolose certe chiacchierate tra mamme dove si parlano dei figli con la scopo di sapere che cosa fa l’altra, ma poi si torna a casa sempre con un senso di frustrazione perché non ci si sente all’altezza); poi lentamente, con il passare degli anni l’ottica si sposta sempre più verso l’interno della propria famiglia e si vivono sempre più i propri figli come creature uniche e insostituibili.
L’avere successo come genitori richiede estremi livelli di pazienza, buon senso, impegno, umorismo, tatto, amore, saggezza, consapevolezza e conoscenza. Il risultato di tutto questo può portare alla grande gioia di vedersi e sentirsi guida indispensabile ed importante di un nuovo essere umano. Quale gioia quando il figlio ci dice: “ti voglio bene!”.
Lo schema che noi genitori adottiamo esige una grande esperienza fatta di prove ed errori. È importante prepararsi preventivamente con corsi o seminari per genitori dove si fanno magari delle simulate che aiutano molto.

Mi ricordo la storia di uno psicologo professore e non sposato che aveva scritto una tesi su come allevare i bambini. La intitolò: “Dodici requisiti per allevare i bambini”. Poi si sposò, ebbe un figlio, e cambiò il titolo in “Dodici consigli per allevare i bambini”. Dopo il secondo figlio, il titolo cambiò in “dodici indizi utili su come allevare i figli”. All’arrivo del terzo figlio non insegnò più. Tutto questo per dire che non ci sono regole rigide per allevare i figli. Ci sono soltanto delle guide, delle persone adulte che hanno bisogno di essere modificate e migliorate per ogni figlio e non per tutti i figli in generale (ogni figlio ha la sua storia).

ESERCIZIO: Come vuoi che diventi tuo figlio?

Scrivo su un foglio le 5 caratteristiche più importanti che vorrei avesse ciascuno dei miei figli (un elenco per figlio!) e su cui mi sto impegnando e mi impegnerò a trasmettere. Confronto con il partner e successivamente confronto con il gruppo.

Facendo questo esercizio che cosa abbiamo vissuto? “Darò quello che ho io di caratteristico che mi sembra giusto e indispensabile per una buona riuscita nella vita (quello che ho ricevuto dai miei genitori)”. “Darò quello che non ho ricevuto e che vedo negli altri (quello che vorrei)”.
La maggior parte dei genitori vuole che i propri figli abbiano una vita almeno tanto bella quanto la loro o anche migliore. Sperano di poter essere gli strumenti attraverso cui questo accada. Questo fa sentire i genitori utili e orgogliosi. Se ci è piaciuto il modo con cui nostro padre e nostra madre ci hanno allevato e ci è sembrata bella la maniera in cui essi si trattavano a vicenda, essi possono essere dei modelli accettabili per il proprio schema familiare. Si dice “Farò come hanno fatto loro” e non resta altro che ripetere gli stessi meccanismi con la possibilità di aggiungere qualsiasi altra cosa che ci sembra giusta.
Se invece non ci è piaciuto lo stile educativo dei nostri genitori e non ci sono piaciuti certe cose probabilmente diciamo “non farò mai come loro!”. Qui però procedere sul cosa non fare non è facile perché abbiamo poche direttive, non abbiamo modelli di vita davanti. Praticamente c’è da decidere su che cosa si vuole fare in modo diverso e su come farlo, ma senza modelli con cui confrontarsi… è una terra di nessuno.

Cambiare i modelli derivati dal passato è spesso difficile. È come rompere un’abitudine stabilita e radicata profondamente da tanto tempo. Sono aspetti e realtà che abbiamo sperimentato ogni giorno nella nostra infanzia e adolescenza, nel bene e nel male.
Ci sono persone che dicono: “non volevo essere come mia madre e mio padre, ma sto facendo esattamente come loro”. Questo è un effetto del seguire un modello; ciò che abbiamo sperimentato da bambini è diventato familiare. Il potere familiare è molto forte, spesso più del desiderio di cambiare.
Tre ingredienti per cominciare a cambiare sono i forti interventi (soprattutto su di sé), molta pazienza e una continua consapevolezza.
La maggior parte delle persone probabilmente vuole che il loro modo di essere genitori sia diverso dal modo in cui essi hanno subito il ruolo genitoriale: “voglio fermamente allevare i miei figli diversamente da come sono stato allevato io”: è una frase frequente.
Nell’analisi di questi aspetti che non si vogliono ripetere credo sia importante fissare un punto di partenza per iniziare bene questo processo di cambiamento. Non vogliamo colpevolizzare nessuno e niente. Non guardiamo quindi il passato e le situazioni particolari in cui vi siete sposati e siete successivamente diventati genitori: (eravamo giovani; se lo sapevo; avrei dovuto essere; avrei dovuto sapere; non eravamo maturi abbastanza…).
Ora qui le domande importanti sono: Dove siamo adesso? Che cosa sta succedendo adesso? Dove vogliamo andare da qui? Partiamo quindi dal qui ed ora!

ESERCIZIO: Come genitore, che cosa intendo cambiare dal modello educativo ricevuto?

Qualche minuto per ricordare a voi stessi che cosa di ciò che avete visto e sperimentato nella vostra crescita volete cambiare con i vostri figli. Che cosa avete tentato di fare al posto? Come sta funzionando? Datevi il permesso di trovare modi per far funzionare i vostri cambiamenti. Scrivete 5 esperienze familiari che vi sono state utili. Cercando di capire che cosa vi è stato utile di esse.
Scrivete 5 esperienze che avete sentito distruttive e analizzatele nella stessa maniera. Discutete le 10 esperienze con il partner. Mettete per scritto i cambiamenti che volete attuare con i vostri figli.
A casa dovrete condividere con i figli che cosa volete che succeda e domandate loro di aiutarvi. Discussione di gruppo nella piena libertà degli interventi sapendo che qualcuno potrebbe avere vissuto esperienze dolorose e traumatiche nella propria infanzia ed adolescenza.

Fin qui abbiamo parlato di voi adulti visti come genitori: e la coppia dove sta? Come sta? Dove va?
Mi soffermo sulla parola conoscenza che credo sia importante.
Per applicare e sostenere uno schema familiare bisogna conoscere.
Noi agiamo come se ognuno potesse essere un genitore efficace semplicemente volendo esserlo, perché a lei o a lui è successo di essere riusciti a concepire e a far nascere un figlio.
L’essere genitori è il lavoro più complicato di tutti. È vero che noi tutti siamo dotati di una saggezza e di un buon senso interiore. Per diventare genitori in gamba è necessario acquisire una conoscenza. Abbiamo bisogno di accettare di prepararci; non possiamo delegare agli altri e soprattutto non possiamo sempre rinviare a domani. Come genitori abbiamo il bisogno e il diritto di tutto l’aiuto, la conoscenza e il supporto disponibili. Ogni comunità parrocchiale, ogni quartiere, ogni circoscrizione, ogni paese dovrebbe avere quella “stanza dell’abbraccio” dove poter accogliere, ascoltare, formare i genitori. È paradossale come ai genitori viene chiesto così tanto, ma viene dato così poco.
Guidare un bambino/ragazzo/giovane implica sapere delle cose speciali, ma soprattutto richiede un continuo adattamento. Non parliamo solo dell’arrivo del primo figlio, ma anche del secondo, del terzo… Parliamo delle scelte della scuola, dei passaggi da una scuola all’altra, delle attività extrascolastiche annuali che sconvolgono i ritmi settimanali, delle amicizie nuove, della richiesta del motorino, della play-station…

La coppia che vive una buon equilibrio e che quindi si conosce bene, saprà affrontare questi continui cambi. Per la coppia che invece non vive una relazione serena, questi cambiamenti possono apparire come incapacità di adattamento e prendere forma di stress fisico o emozionale o entrambi.

Quando appaiono questi stress per la coppia sono necessari questi due suggerimenti:

  • Prendete qualcuno di vostra fiducia per guardare i figli e trovate un posto neutrale e accogliente fuori casa dove poter parlare francamente e in modo diretto uno con l’altro. Ovviamente questo deve essere desiderato da entrambi senza che un forzi l’altro. Trascorrete questo tempo esprimendo liberamente i vostri sentimenti di paura, impotenza, risentimento, fastidio, rabbia, ansia… I figli potrebbero darvi l’impressione di veder svanito il sogno che come coppia avevate. I bambini se lo sono portato via. Vi sentite magari lontano dal partner; ognuno sente il bisogno di essere necessario per l’altro e non messo da parte

  • Imparate a mettere parole a ciò che volete dire l’uno all’altro, alle vostre speranze per e con ognuno di voi. Non diamo mai niente per scontato. Questo esercizio dà la possibilità di aumentare la propria autostima (riesco a dire certe cose senza la paura di perdere la fiducia dell’altro; dico le mia emozioni perché è importante per il partner e i figli sapere ciò che penso e sento io).


Troppo spesso l’essere genitori diventa pesante ed esigente e la vita di coppia svanisce nel retroscena. Se questo succede e continua senza che ce ne accorgiamo i figli pagheranno un duro prezzo. I figli potrebbero essere usati dalla coppia come un motivo per stare insieme, oppure la coppia potrebbe proiettare la sua difficoltà sui figli, apertamente o a livello di pensiero, ma con agiti particolari: “se non fosse stato per voi, le cose sarebbero migliori”.
Questo è un momento particolare e pericoloso dove uno dei due potrebbe sviluppare un attaccamento emozionale con qualcuno al di fuori del matrimonio.
La vita di coppia potrebbe essere paragonata ad un’auto che viaggia bene a 130/150 all’ora, oppure hai qualche problemino e viaggia a 90/100, oppure ha problemi più seri e viaggia a 20, oppure sta ferma quando potrebbe anche inserire la retromarcia.

Che cosa voglio dire: se c’è una spia rossa che nel cruscotto della vita di coppia lampeggia o peggio ancora è li fissa e non si spegne, non aspettiamo mesi e mesi. Come facciamo ordinariamente con la nostra auto, cerchiamo di risolvere il problema che quella spia mi segna. Qui è necessario fermarsi non per colpevolizzarsi: “non capisci niente, io vedo e tu non te ne accorgi, povero/a io e cattivo/a tu…”. Non aspettiamo che fonda il motore per cominciare a tirarsi su le maniche; quante separazioni al giorno d’oggi si potevano evitare se la coppia si fermava prima quando c’erano dei segnali rossi chiari.
Su questo aspetto vi invito caldamente a considerare la possibilità di un confronto con una persona esterna alla coppia che aiuti a chiamare per nome le cose; a volte bastano anche due/tre incontri che chiariscono i termini del problema e ci fanno ripartire con fiducia e voglia di recuperare. Oggi si va dallo psicologo non perché si è matti; non perché ci sono problemi gravi; questa figura rappresenta l’occhio esterno che con obiettività da nome alle nostre dinamiche, sfoltisce quello che non c’entra e che disturba e che ci può dare delle indicazioni di lavoro.

ESERCIZIO: Come migliorare la nostra vita di coppia?

Fermiamoci un attimo in coppia e consideriamo la situazione.
Siamo contenti della nostra vita di coppia? Ci sono aspetti della coppia che abbiamo lasciato indietro e che non siamo capaci di rivivere?
Ci sono difficoltà particolari che da tempo non riusciamo a risolvere e che necessiterebbero di un confronto esterno? Quali?

commenta questa pubblicazione

Sii il primo a commentare questo articolo...

Clicca qui per inserire un commento