La terapia ad orientamento Sistemico Relazionale

La terapia sistemico relazionale: origini e teoria

La terapia sistemica, definita anche “sistemico-relazionale” o “sistemica famigliare”, nasce da un vasto movimento di teorie i cui riferimenti teorici principali sono stati sviluppati da Gregory Bateson e da un gruppo di ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto, in California, a partire dagli anni ’50. In Italia l’approccio sistemico ha avuto origine e diffusione intorno agli anni ’80 e si è sviluppata una delle più importanti tradizioni di ricerca sistemica, di notorietà e diffusione internazionale: il cosiddetto “Modello della Scuola Milanese“, di Selvini-Palazzoli, Boscolo, Cecchin e Prata.

Il modello sistemico consente al terapeuta di ampliare molto il proprio orizzonte di osservazione, non fermandosi alla dimensione individuale del sintomo, ma offrendo all’interlocutore nuove opportunità.

Nella terapia sistemico-relazionale l’attenzione viene perciò portata, oltre che sull’individuo, anche sulle sue interazioni, sulle relazioni tra individui e sul processo di comunicazione.

In questa prospettiva la famiglia viene vista come un sistemaossia come un’entità che possiede caratteristiche, regole e norme proprie; diviene così possibile comprendere i meccanismi e le dinamiche di tale sistema nel momento in cui si analizzano e rendono chiari i criteri alla base del suo funzionamento. Questo è lo stesso principio che sta alla base della società organizzata all’interno della quale ogni persona possiede un suo posto, un suo ruolo e interagisce con gli altri. La famiglia, che a sua volta è inserita in un contesto più ampio che è quello della società, possiede dunque una sua struttura di meccanismi che la portano ad evolvere in un certo modo e, ogni suo membro, contribuisce al suo sviluppo.

Il sistema famiglia ha un grande potenziale che è quello di essere in grado di aiutare ogni suo membro a gestire e risolvere il suo malessere, rendendo la sua vita più funzionale. Specialmente in casi che riguardano i bambini o gli adolescenti è spesso fondamentale il lavoro con l’intera famiglia.


La terapia sistemico relazionale nella pratica

Secondo quest’approccio per la soluzione dei problemi è fondamentale porre l’individuo nella condizione di considerare nuovi punti di vista, aprendo nuove prospettive nel mondo concettuale ed emozionale del soggetto.

Nella terapia sistemico relazionale è centrale l’analisi del sistema. In una catena di comunicazione è difficile stabilire cosa avviene prima e cosa dopo. Il tradizionale concetto di causalità di tipo lineare viene sostituito dal principio di causalità circolare: il comportamento del membro A influenza il comportamento di B e il comportamento di tutti gli altri membri, ma a sua volta il comportamento di B influenza quello di A e di tutti gli altri membri. In una sequenza circolare diviene arbitrario fissare un punto di origine (basta pensare alle liti e all’impossibilità di decidere chi sia stato a cominciare).

Per la terapia sistemico relazionale il malessere del singolo è espressione di un disagio dell’intero sistema: un soggetto esprime, segnala e si fa carico del cattivo funzionamento del sistema, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni.

Il lavoro terapeutico può essere svolto anche alla presenza di un unico paziente. L’individuo è pur sempre un sistema, dotato di caratteristiche strutturali ed organizzative leggibili ancora con un paradigma sistemico.

Data la possibilità di operare utilizzando varie forme di psicoterapia (individuale, di coppia e familiare), il terapeuta valuta di volta in volta la scelta più idonea per ogni paziente.
La psicoterapia sistemico-relazionale non cambia i fatti concreti, ma il significato che il soggetto attribuisce alla situazione.

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