Dott.ssa Silvia Savini

Dott.ssa Silvia Savini

Psicologo, Psicoterapeuta

Da qualche anno sono a conoscenza di un problema di dipendenza di cocaina e di gioco di un caro amico e collega di lavoro

Buongiorno a tutti, abito in provincia di Milano Sud, spero di poter trovare qualche buon consiglio. In breve: da qualche anno sono a conoscenza di un problema di dipendenza di cocaina e di gioco di un caro amico e collega di lavoro. Non abbiamo una grandissima confidenza ma posso definirmi una buona amica. Il rapporto di amicizia si è stretto anche a sua moglie, che a detta di lui, non sospetta nulla. Nell'ultimo periodo, mi sto rendendo cono di quanto la sua dipendenza, della quale non conosco le reali dimensioni, ma lui stessi si è definito quasi un tossico, stia provocando gravi e seri problemi sia a lui come persona (doppia vita, ritardi a lavoro, instabilità, furti) che a loro come coppia, (litigi, incomprensioni e problemi economici). Non so quanto lei davvero non sia in grado di comprendere il problema o quanto non lo voglia vedere, ma dato il degenerarsi della situazione io mi sto chiedendo se come amica posso fare qualcosa. L'ho messo spesso davanti alle conseguenze dei suoi comportamenti, e sono sicura che conosco una piccolissima parte del problema, gli ho spesso fatto capire che deve parlarne con sua moglie e affrontare tutto, altrimenti succederà nel peggiore dei modi. Ma lui ha una gran paura di perderla e di non essere più visto come lo vede ora.. però lui stesso ha ammesso di aver bisogno di aiuto e di voler parlare con qualcuno. Lo ha chiesto anche alla moglie, ma non c'è stato un seguito. Io ho il sospetto che sotto vi sia una causa o un trauma scatenante di cui lui ovviamente, e giustamente, non mi ha voluto parlare, ma ribadisce di volerlo fare con qualcuno. Solo che la situazione sta peggiorando, e ho deciso di fare qualcosa. Ma cosa? Chi contattare, con chi parlare? Io posso solo fare il primo passo, ma ovviamente poi non dipende da me, ma da lui, e anzi speriamo, da loro. Mi sono chiesta più volte se è il caso di parlarne con la moglie, visto che a quanto pare non si stia rendendo conto della situazione. A lui ho promesso che il mio impegno da amica sarà quello di trovargli un contatto e obbligarlo ad andare, così che si renda conto della situazione in cui è. Però non ho davvero idea di quali siano i medici, o le strutture che possono dare un simile aiuto, se sono a pagamento oppure no, e credo che il primo approccio potrà essere fondamentale per lui. Grazie per qualsiasi tipo di consiglio.

Fabiana,

la tua posizione è sicuramente delicata, sei un’amica, ma non hai una confidenza con questa persona tale da permetterti di prendere una posizione forte sul suo problema. D’altra parte mi sembra che lui stesso abbia trovato in te non solo una buona amica, ma una persona a cui chiedere aiuto e questo non va ignorato.

Il fatto che il tuo amico abbia espresso il desiderio di parlare con qualcuno di competente del suo problema è già un passo fondamentale anche se al momento rimane un desiderio espresso solo “a parole”…

Quello che posso consigliarti è di provare a parlare con lui cercando di convincerlo ad incontrare uno psicoterapeuta esperto in dipendenze (eventualmente posso fornirti alcuni contatti su Pavia) o in alternativa a rivolgersi direttamente a centri che si occupano di tali problematiche (sempre a Pavia c’è la Casa del Giovane).

Per quanto riguarda invece l’idea di parlare con la moglie non credo sia un tuo compito, tuttavia mi viene spontaneo domandarmi se davvero, in una situazione evidente come quella che descrivi, non si sia resa conto già da sola del problema del marito ma non sappia come affrontarlo. Se il tuo amico non si è rivolto a lei (o le si è rivolto solo in parte) oltre al timore di perderla, probabilmente, non crede di poter ricevere da parte sua l’aiuto e il sostegno di cui al momento ha bisogno.