Ansia e depressione conseguente alla morte del cane

Da qualche mese sto vivendo un dolore che non riesco a superare. Ho perso la mia cagnolina, che era con me praticamente da tutta la vita: è arrivata quando ero bambina e siamo cresciute insieme. Non ho fratelli né sorelle, perciò lei era la mia compagna quotidiana. Ogni ricordo della mia infanzia e della mia adolescenza è intrecciato a lei. Il giorno della sua morte mi è crollato il mondo addosso. Era ricoverata dal veterinario per riprendersi, ma non è mai più tornata a casa. È morta da sola in una gabbia, senza di me accanto. Da allora vivo con un senso di colpa fortissimo, come se l’avessi abbandonata proprio nel momento più importante. Sono passati solo due mesi, ma mi sembra una vita. Piango quasi tutte le sere, ho spesso un nodo in gola e lo stomaco che si stringe fino a farmi male. Ho iniziato ad avere attacchi di panico. Nessuno intorno a me sa quanto sto male: mostro una facciata serena, ma dentro è tutto un vortice. Tengo ancora la sua cuccia in camera, con il suo odore, il suo guinzaglio, i suoi giochi. Mi danno l’illusione di sentirla vicina, ma allo stesso tempo mantengono il dolore sempre vivo. Ho scoppi di rabbia apparentemente immotivati, soprattutto con mia madre, e litigo spesso con il mio ragazzo perché non riesce a capire i miei sbalzi e la mia chiusura. Non ho pensieri di farmi del male, ma mi sento svuotata, sola, come se la mia vita avesse perso i colori. Quando sto male, mi convinco che almeno così non la sto dimenticando: come se il dolore fosse l’unico modo per tenerla ancora con me. Scrivo qui perché non so come andare avanti. Vorrei capire se questo che sto vivendo rientra nel lutto “normale” o se ho bisogno di un aiuto specifico. Non so se sia indicata una terapia del lutto, un percorso cognitivo-comportamentale, o addirittura farmaci per l’ansia. Mi chiedo anche come poter spiegare a chi mi sta vicino che non è “esagerazione” o “capriccio”, ma un dolore reale che non riesco a gestire. Vorrei solo riuscire a sentire ancora la sua presenza in modo più dolce, senza essere ogni giorno travolta da colpa e panico.

Quello che stai vivendo è una perdita enorme. La tua cagnolina non era soltanto un animale da compagnia: era la tua compagna di vita, colei che ha attraversato con te i giorni dell’infanzia e dell’adolescenza, che ha ascoltato senza giudicare, che ha riempito la casa di presenze, odori, piccoli rituali. Quando una presenza del genere se ne va, non è solo un vuoto pratico — è come se un capitolo intero della tua storia fosse stato strappato. È normale che il mondo ti sia crollato addosso; è normale che ci siano notti in cui tutto ti manca così tanto da non riuscire a pensare ad altro. Mi ha molto colpito il senso di colpa che descrivi: il rimorso per non esserle stata accanto nell’ultimo momento, l’immagine della clinica, la sensazione che l’abbia “persa” in una gabbia. Questi pensieri sono dolorosissimi ma anche comprensibili: quando perdiamo qualcuno che amiamo, la mente cerca responsabilità per dare un senso a un evento che spesso è confuso e ingiusto. Vorrei che tu sapessi che sentirsi in colpa non significa che tu abbia davvero sbagliato. Non cancellano il fatto che le hai dato anni di vita, cure, affetto, e che molte decisioni in una situazione difficile vengono prese con le informazioni e le risorse che si hanno in quel momento. Questo non elimina il dolore, ma può aiutare a guardarlo con meno condanna verso te stessa.Gli attacchi di panico, il nodo allo stomaco, il pianto quasi ogni sera: possono essere parte del lutto, soprattutto nelle prime fasi. Due mesi sono pochissimo per imparare a convivere con una perdita così grande; è naturale che il tempo sembri dilatarsi o congelarsi. Detto questo, se l’ansia ti assale spesso o ti impedisce di vivere come desideri, chiedere aiuto non è un segno di debolezza ma di cura verso te stessa. Un percorso di psicoterapia — che sia una terapia del lutto specifica, una CBT per l’ansia o, se serve, altro — può darti strumenti concreti per affrontare i pensieri più intrusivi, le crisi di panico e quel senso di vuoto che ti pesa addosso. A volte anche un consulto con uno specialista per valutare se un farmaco per l’ansia sia utile, temporaneo e ben dosato, può alleggerire il carico emotivo e rendere la terapia più efficace. Ci sono anche cose pratiche e delicate che puoi provare subito, quando la sofferenza ti travolge: tecniche semplici di respirazione e di grounding che ti riportano al presente e calmano il corpo — per esempio inspirare contando fino a quattro, trattenere quattro, espirare otto, ripetendo poche volte; oppure il gioco dei 5-4-3-2-1 (cinque cose che vedi, quattro che puoi toccare…) per riportare la mente fuori dal vortice. Non risolveranno il lutto, ma possono darti respiro nei momenti in cui tutto sembra troppo. Riguardo agli oggetti: conservare la sua cuccia, i giochi, il guinzaglio è naturale e spesso utile. Sono tracce dell’amore che avete condiviso. Ma se in certi momenti quegli oggetti diventano come ferite che si riaprono ogni volta, puoi provare ad aggiustare la loro presenza: tenerne qualcuno in vista, altri in una scatola che apri solo quando ti senti pronta, oppure creare un piccolo altare del ricordo con qualche foto, un messaggio scritto da te, una candela. Ritualizzare il ricordo — accendere una candela, scriverle una lettera, creare una piccola scatola di ricordi — può aiutare a trasformare il dolore acuto in un ricordo più dolce, che puoi scegliere di visitare senza esserne travolta. Parlare con chi ti sta vicino è difficile quando senti che non capiscono. Puoi provare a usare frasi semplici e chiare, che non richiedano spiegazioni lunghe: «Sto male per la perdita del mio cane; a volte mi chiudo o mi arrabbio, non è contro di te. Mi basterebbe sentirti presente». Sta forte!!!