Quando uno vuole e l’altro no: affrontare le differenze nel desiderio sessuale
Succede più spesso di quanto si pensi: uno dei due si avvicina con desiderio, l’altro si ritrae con affetto o imbarazzo. Nessuno ha torto, ma entrambi restano soli nella distanza che si crea.
Le differenze nel desiderio sessuale sono una delle sfide più comuni nelle coppie e restano spesso avvolte da silenzi, vergogna e fraintendimenti. Parlarne non è semplice, ma è proprio da lì che può cominciare un nuovo modo di stare insieme.
Il desiderio sessuale non è solo impulso fisico: è un segnale relazionale, un linguaggio che comunica vicinanza, fiducia, attrazione, ma anche tensioni, stanchezza o bisogno di spazio.
Quando uno dei due “vuole” e l’altro no, spesso non si tratta di disamore, ma di ritmi diversi tra vicinanza e autonomia.
Proprio come le maree, il desiderio può avanzare e ritirarsi: ciò che conta non è trattenere l’acqua, ma imparare a leggere il movimento.
Molti vivono con disagio le differenze nel desiderio, come se qualcosa si fosse “rotto” o come se ci fosse un colpevole. Ma il desiderio non è un interruttore che si accende e si spegne a comando.
Cambia con le fasi della vita, con il livello di stress, con la qualità della relazione, con il modo in cui ci sentiamo dentro la coppia e dentro noi stessi.
Quando smettiamo di leggerlo come un problema individuale (“non mi desidera più”, “sono io che ho troppa voglia”) e lo riconosciamo come un segnale relazionale, allora possiamo cominciare a capirne il significato.
Chi desidera di più può sentirsi respinto, invisibile o poco amato.
Chi desidera di meno può sentirsi in colpa, pressato o vulnerabile.
Entrambi stanno cercando, inconsapevolmente, la stessa cosa: sentirsi al sicuro e visti nell’intimità.
Spesso, la differenza di desiderio genera una danza relazionale: più uno insiste, più l’altro si ritira; più l’altro si ritira, più il primo si sente rifiutato e insiste.
Questa dinamica, se non compresa, diventa fonte di frustrazione e distanza.
La sessualità non è solo fisica: è anche linguaggio, riconoscimento, curiosità reciproca.
Un calo del desiderio può nascondere stanchezza, delusione, bisogno di spazio, o una distanza emotiva che il corpo semplicemente rende visibile.
Allo stesso modo, chi cerca più contatto fisico a volte cerca rassicurazione, conferma, vicinanza emotiva.
In terapia di coppia, spesso il lavoro non è “riaccendere la passione” in senso stretto, ma capire cosa ciascuno esprima – o protegga – attraverso il proprio modo di desiderare (o di non desiderare).
La sessualità, quando è vissuta come obbligo o tensione, smette di essere un luogo di incontro e diventa terreno di conflitto.
Si evitano i contatti, anche quelli teneri, per paura di ferire o essere feriti.
Dietro il rifiuto non c’è disamore, ma spesso paura, stanchezza o bisogno di protezione.
Riconoscerlo è il primo passo per ritrovare intimità autentica.
Per uscire dallo scontro, serve un cambio di sguardo: passare dalla colpa alla curiosità.
Chiedersi, con rispetto:
Parlare di desiderio non significa analizzarsi, ma ascoltarsi. È un dialogo che richiede tempo, silenzio e tenerezza. Meglio farlo in momenti neutri, non nei picchi di tensione, e partire da sé (“io mi sento…”) piuttosto che dall’altro (“tu non fai mai…”).
Ogni coppia sviluppa un proprio ritmo, fatto di momenti di vicinanza e momenti di distanza.
Non esiste un modo giusto o sbagliato di desiderare, ma la sfida è trovare un equilibrio condiviso, in cui ciascuno possa esprimersi senza paura o senso di colpa.
Quando la comunicazione resta bloccata, uno spazio terapeutico può aiutare a tradurre questo linguaggio sottile, e a rendere visibili emozioni, bisogni e paure che altrimenti resterebbero inespressi e a ritrovare una connessione fisica.
La terapia di coppia o individuale non serve a “curare” il desiderio, ma ad ascoltarlo: a restituirgli la dignità di un linguaggio che parla della relazione, e non solo del corpo.
Ritrovare un’intimità soddisfacente non significa “tornare come prima”.
Ogni coppia cambia, e il desiderio cambia con lei.
Può voler dire scoprire nuovi modi di stare vicini, dare spazio alla lentezza, alla tenerezza, o a forme di contatto diverse.
A volte, serve anche accettare che la sessualità non segua più i ritmi di un tempo — e che va bene così, se resta viva la connessione emotiva.
Le differenze nel desiderio non indicano un fallimento della coppia, ma fanno parte del suo naturale movimento. Possono far soffrire, ma anche offrire l’opportunità di conoscersi più profondamente.
Il desiderio, come una marea, non va controllato: va letto, accolto e navigato insieme, con curiosità, rispetto e attenzione reciproca.
Se senti che questo tema ti riguarda, uno spazio protetto di ascolto terapeutico può aiutarti a esplorarlo con chiarezza e sicurezza.
In terapia, puoi trovare strumenti per comunicare meglio, comprendere i tuoi bisogni e quelli del partner, e ricostruire un’intimità che sia autentica e condivisa.
Psicologa - Psicoterapeuta Relazionale/Familiare - Napoli
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