Dott.ssa Susanna Bertini

Dott.ssa Susanna Bertini

psicoterapeuta, psicoanalista

La mia vita familiare è all'ultima spiaggia

Salve vi scrivo perché nella mia vita familiare sono all'ultima spiaggia. Provo a riassumere: mia moglie è siriana, ci siamo sposati dopo che io l'ho conosciuta su Internet e poi visitata varie volte. Dal 2009, dopo due anni circa, mi ha raggiunto a Torino ma sin da subito nella vita insieme ho notato dei comportamenti che mi hanno lasciato alquanto di stucco: irritabilità immediata, incapacità di affrontare il minimo contrattempo, aggressività, attaccamento maniacale agli oggetti e soprattutto alla pulizia della casa (è disoccupata e fa la casalinga), fanatismo intollerante nel cibo; il tutto poi corroborato - lo avrete capito - da mancanza quasi totale del romanticismo e comunque della solidarietà tra marito è moglie di cui mi aveva invece dichiarato di essere ricca e che per me è invece un aspetto importante di un matrimonio. Tutti difetti aumentati a dismisura dopo la nascita del nostro primo figlio e il trasferimento nella casa in cui abitiamo attualmente. Difficile da spiegare in poche parole la situazione, ma provo a farvi un esempio dell'ultimo ed ennesimo litigio: per sbaglio con il computer ho urtato una brocca, brocca rotta; risultato io che asciugo mentre lei seduta sulla sedia critica e mi inveisce contro il classico riepilogo dei miei difetti (Alcuni veri, per carità): sei pigro, sei disattento, sei sempre al computer etc. Poi l'invettiva prosegue alla grande - sempre mentre io asciugo - e si arriva alla critica distruttiva con gli insulti riguardanti il lavoro, secondo il quale il capo non mi terrebbe in adeguata considerazione (falso, sono stato da poco promosso) a causa dei suddetti difetti etc. Altro caso tipico è al mattino con il bambino che non vuole svegliarsi o non mangia, ed ecco che parte la tiritera per cui il bambino sarebbe “proprio come la tua famiglia“ in cui tutti dormiamo o non ci piace mangiare (sottinteso, le cose “sane“ che ha deciso lei). Oppure quando mi sono perso un ticket aziendale (5 Euro che per lei erano un tragedia), salvo poi trovarlo dopo due giorni di litigi e invettive. Insomma, oramai vivo nel terrore per cui a qualunque contrattempo, di qualsiasi tipo, seguono episodi simili, a cui io poi, a torto o a ragione, per la delusione non riesco a non reagire ritraendomi nelle mie cose, tipo starmene al computer o a leggere libri. La persona l'avrete capita: ipercritica, frustrata perché io e il bambino non siamo come lei in tutto (“non siamo puliti“ perché uno magari dopo 10 ore di lavoro vorrebbe riposarsi invece di sentire l'aspirapolvere acceso, oppure se cade una briciola o si macchia il pavimento non ne facciamo una tragedia...), incazzosa, irritabile, boh, non so se mi sto ripetendo. Ripeto: i miei difetti credo di averli, ma per me il matrimonio, nel mio mondo ideale prima di sposarmi, non era certo questo. Non vi trovo nessuna solidarietà, nessuna comunanza, nessuno sforzo da parte di sua di fare qualcosa insieme... altro esempio, agli inizi proponevo giochi o attività da fare insieme, regolarmente scartati o vissuti con percepibilmente scarso entusiasmo, quindi dopo un po' ho rinunciato. L'unica attività condivisa che riusciamo a fare è vedere qualche film in TV, poi per il resto devo subire le sue interminabili conversazioni (mia moglie è oltretutto una chiacchierona inguaribile) in cui mi viene lasciato scarso spazio per parlare, io che pure non sono timidissimo: il risultato è che dopo un po' mi distraggo, magari mi perdo qualcosa di importante per lei nel marasma incessante di frasi sparate in italiano poco comprensibile: naturalmente poi mia moglie se ne accorge e ripartono le cazziate all'insegna dei “Non mi ascolti“. Ritornando agli ideali che avevo avuto prima del matrimonio, li sento completamente persi. Vado avanti solo in nome del futuro del bambino, perché mi piange il cuore al pensiero che cresca con genitori separati: preciso che vengo da una famiglia in cui ENTRAMBI i genitori erano del tipo frustrato-nevrotico tipo mia moglie (benché meno fanatici di cibo e pulizia), e che il mio sogno era quello appunto di una famiglia OPPOSTA a quel modello. Un aiuto?

Gentile Attilio Stefano,

da quanto scrive sembrerebbe che il suo modello di famiglia ideale si scontri con la realtà, ed in particolare apparirebbe che lei non prenda in considerazione il disagio profondo di sua moglie.

Una persona che si trasferisce in Italia proveniendo da una cultura diversa deve affrontare difficoltà non indifferenti: dalla lingua, alle abitudini, non solo alimentari, alla solitudine, al senso di isolamento e sradicamento. Trasferirsi in Italia significa allontanarsi dai propri affetti, perdere riferimenti, doversi ambientare in contesti spesso ostili o indifferenti. Ho il dubbio, ma non ho elementi sufficienti per affermarlo con sicurezza, che sua moglie si rifugi nel cibo e nella pulizia per difendersi da angoscie difficili da gestire. Credo che per riuscire a far sì che vostro figlio non diventi "figlio di separati" occorrerebbe analizzare la situazione con un'altra ottica. Occorrerebbe, secondo me, che sua moglie fosse messa in condizione di avere relazioni sociali soddisfacenti con persone che l'aiutino ad integrarsi e la supportino in questo percorso, occorrerebbe cercare di vedere la fatica che sta facendo, fatica che la porta ad essere "incazzosa, irritabile"..."fanatica" riguardo a cibo e pulizia della casa....

Capisco anche la sua situazione: aveva aspettative che sembrano non realizzarsi, si sente deluso, ed anche lei si sente solo e spaesato....non vorrei che in qualche modo questi disagi si riflettessero su vostro figli....

Le suggerirei di consultare una psicoterapeuta (scegliendo fra i professionisti sicritti all'ordine degli psicologi del Piemonte, che offre il primo colloquio gratuito) in modo da sviscerare con cura i problemi che ha segnalato e individuare un percorso per trovare soluzioni costruttive.

Augurandole ogni bene, la saluto. Un saluto anche a sua moglie.