Help me!
Salve, sono una mamma di un ragazzo di 30 anni che da pochi giorni ha perso il lavoro. Il problema non è questo, anche, ma quello che mi preoccupa di più è che sta h24 dentro la sua stanza. Amici ne aveva molti prima, faceva lo scout per tantissimi anni, poi ha lasciato per via del lavoro, non poteva conciliare entrambi. Con l'andare del tempo quegli amici rimasti hanno preso strade diverse: chi si è sposato, chi è partito per l'estero. Insomma, è rimasto con due amici, di cui uno si sposerà a breve.
Nel lavoro ha fatto amicizia con una collega più grande ma già impegnata, con gli altri no, anche perché erano in pochi. Sono davvero dispiaciuta, non riesco a vederlo sempre buttato nel letto: non guarda tv, niente libri, niente passeggiate, niente palestra, solo cellulare e gioco al pc. Stop. Però, se lo chiamano questi due amici, subito esce o li fa venire a casa.
Non ascolta nessuno, gli abbiamo parlato ma ora è così. Cosa mi suggerite? Aspettare e pazientare, anche perché ad agosto nell'ambito lavorativo è tutto fermo, magari con nuovi stimoli uscirà da questo stato. Non dormo la notte anche perché lui rimane sveglio fino a tardi per stare al pc a giocare. Ha un carattere particolare sicuramente, molto chiuso a casa, non parla di nulla a meno che non faccia domande. Non so se ha mai avuto una relazione, nulla, non dice nulla, è riservatissimo. Ma quando è fuori con gli altri è allegro.
Aiutatemi a capire cosa devo fare: se pazientare o devo davvero preoccuparmi. 🙏 Grazie
Gentile Signora Patrizia, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità le sue preoccupazioni riguardo a suo figlio. È comprensibile che, come madre, faccia fatica a vederlo chiuso in camera e apparentemente distante dal mondo esterno, soprattutto in un momento delicato come la perdita del lavoro. Da ciò che descrive, suo figlio sembra attraversare una fase di ritiro e di chiusura che può avere molteplici significati: un modo di proteggersi dalla frustrazione della perdita, una difficoltà ad affrontare l’incertezza del futuro, o ancora una forma di passaggio in cui i suoi tempi interni non coincidono con quelli che la famiglia e la società si aspetterebbero. È importante considerare che dietro questo “isolamento” può esserci un bisogno di elaborare qualcosa che ancora non riesce a esprimere. Come genitore, può essere utile cercare di mantenere un atteggiamento paziente e non giudicante, mostrando disponibilità e ascolto senza insistenza. A volte anche il solo sapere che c’è uno spazio in cui poter essere accolti senza pressioni può rappresentare un punto di appoggio prezioso. Al tempo stesso, se questo stato di chiusura dovesse protrarsi o intensificarsi, potrebbe essere utile per lui avere l’opportunità di uno spazio di parola con un professionista. Un percorso psicoterapeutico psicoanalitico, ad esempio, potrebbe offrirgli la possibilità di comprendere meglio ciò che sta vivendo, dare un senso al suo disagio e trovare nuove risorse interiori. Ovviamente, questa scelta spetta a lui: spesso non è facile proporla direttamente, ma può esserlo se viene sentita come un’occasione di crescita personale e non come una “cura” imposta. Nel frattempo, lei può aiutarlo soprattutto mantenendo aperto un canale di fiducia, anche solo con piccoli gesti quotidiani di vicinanza. Non sempre le parole raggiungono subito, ma la presenza empatica di un genitore resta fondamentale. Resto a sua disposizione qualora volesse approfondire meglio la situazione o valutare insieme un eventuale invio.
Un caro saluto,
Dott.ssa Tetyana Udalova
Psicoterapeuta Psicoanalitica
Psicologa - Psicoterapeuta - Roma