Dott. Tomaso Regazzoli

Dott. Tomaso Regazzoli

Medico, Psicoterapeuta, Psicoanalista

Non so se devo rivolgermi ad uno specialista

Nove mesi fa ho affrontato la mia prima rottura in campo sentimentale, e non l’ho presa affatto bene, soprattutto dopo un riavvicinamento andato in fumo sono diventata l’ombra di me stessa, passavo le giornate chiusa in casa e mi sentivo come se stessi per morire, credo di aver sviluppato anche un forte disturbo d’ansia. Da un paio di mesi a questa parte i sintomi sembrano essersi attenuati, ma non riesco comunque a liberarmi del fantasma della persona che mi ha ferito. Quotidianamente non rappresenta più un pensiero fisso, ma è comunque presente.
Ciò che mi preoccupa è quello che dico quando sono sotto effetto di alcol, perché contatto questa persona con cui non ho più rapporti e ho costantemente bisogno di averla accanto. Sono preoccupata anche perché l’ultima volta ho chiesto di essere uccisa perché sono inutile a questo mondo. Un pensiero simile è latente in me anche da sobria, ma non penserei mai alla morte.
Credo di avere anche un disturbo legato all’ansia sociale, ma non posso esserne sicura.
Vorrei capire se tutto ciò solo una fase per cui non dovrei preoccuparmi, o se dovrei effettivamente parlare con qualcuno di esperto.

Purtroppo sono gli incidenti della vita. Tanto più si è giovani, tanto più travolgenti possono essere i sentimenti, perché da giovani si è più "scoperti" e si soffre un pò di più che non da adulti e, l'esperienza insegna, da vecchi. Poi succede quello che molto lucidamente hai rilevato tu: ansia, ansia sociale,  fragilità e pensieri nichilistici, soprattutto se accompagnando con un pò d'alcool, che alleggerisce al momento gli animi ma poi li incupisce ancora di più e diminuisce le difese psichiche. Allora è utile l'appoggio, il sostegno di persona adeguata, per farti iniziare più in fretta la via della ripresa e della stima di te e passare dal cosiddetto rinforzo negativo (tutti i pensieri convergono nella tristezza) al rinforzo positivo, in cui tradurre questa triste esperienza in una pagina di storia vissuta, cioè in un fatto che si è subìto ma anche poi metabolizzato ed elaborato, quindi scevro da componenti affettive ed emotive se non a livello minimale, come quando si guarda un album di fotografie e si ricordano i momenti a quelle legati, con la serenità di chi si sente forte dell'esperienza superata. C'è la fai!