Dott. Umberto De Marco

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Dott. Umberto De Marco

Psicologo - Consulente in sessualità tipica e atipica - Ipnologo

Non so che fare

Gentili dottori, Sono una ragazza di 23 anni, fidanzata da qualche mese con il mio ragazzo che ha otto anni in più a me. La nostra storia prosegue tra alti e bassi, lui è un bravo ragazzo, molto sensibile e ansioso. Questa sua ansia si ripercuote soprattutto sulla sessualità dato che con me dall’inizio ha manifestato sia disfunzione erettile e dopo difficoltà a eiaculare. Ha perso la mamma da pochi anni a cui era molto legato e ha molte responsabilità sulle spalle dato che deve badare anche alla casa e a suo padre, tradizionale. Lui dice di avere molta fiducia in me e mi racconta molte delle sue esperienze passate. È capitato che mentre stavamo ridendo e scherzando mi ha detto che molti anni fa i suoi amici gli avevano raccontato di aver provato esperienze sessuali con trans che a detta loro praticano il miglior sesso orale e spinto dalla curiosità si è fatto praticare sesso orale senza andare oltre. Ho cercato di apprezzare la sua fiducia nei miei confronti, ma mi ha turbato perché ho sempre pensato che anche se ha aspetti femminili un trans rimane un uomo. Lui mi ha detto che mentre glielo praticava pensava a una donna e che non è andato lì con l’idea che fosse un uomo. Anzi ha pure aggiunto che se tornasse indietro non lo rifarebbe perché ha constatato che non è vero che lo fanno meglio e mi ha aggiunto che io sono molto più brava. All’inizio ho cercato di capirlo ma quando sono tornata a casa ci ho rimuginato. Ho pensato a come è stato e mi ha assalito un senso di ribrezzo assurdo. Perché per quanto possa sembrare donna un trans è comunque un uomo. Anche se lui dice che immaginava una donna, il fatto che è andato a cercare il trans perché a detta dei suoi amici pratica buon sesso orale è perché il trans è un uomo e lui inconsciamente ha cercato un uomo. Sono una che da importanza alle etichette, io mi etichetto spesso. Per come la vedo io, non è etero come me e sinceramente ieri quando ne abbiamo parlato mi ha detto di essersi sentito giudicato e che è stato male perché non vuole perdermi per una cretinata fatta in passato. Anche se abbiamo chiarito non posso smettere di pensarci e a provare tanto schifo. Come mi devo comportare? Da un lato non vorrei lasciarlo perché lo amo, da un lato sono sicura che non lo guarderò più con gli stessi occhi di prima.

Grazie per aver condiviso con così tanta sincerità una parte così delicata della sua storia. È evidente che sta vivendo un momento di forte conflitto interiore, e questo merita attenzione, rispetto e accoglienza, senza giudizio.

Quello che descrive è un vissuto complesso, in cui si intrecciano amore, fiducia, delusione, paura e un senso di smarrimento rispetto a ciò che pensava di sapere su di sé, sull’altro e sul proprio rapporto. La sua reazione emotiva è legittima. Quando ci troviamo davanti a qualcosa che esce dai confini delle nostre convinzioni, è normale provare spaesamento, disagio, persino repulsione. Questi sentimenti, per quanto dolorosi, sono anche una bussola che può aiutarla a capire meglio chi è e cosa conta per lei.

È importante distinguere tra i fatti e i significati che attribuiamo a quei fatti. Il suo ragazzo le ha raccontato un episodio del passato, un'esperienza probabilmente confusa, spinta dalla curiosità più che da una ricerca identitaria. Questo non significa automaticamente che abbia un orientamento sessuale diverso dal suo. La sessualità umana è molto più fluida e meno incasellabile di quanto spesso immaginiamo, e gli episodi occasionali del passato, soprattutto se legati a dinamiche di gruppo, curiosità o momenti di immaturità, non definiscono necessariamente chi una persona è oggi, né chi ama.

D’altra parte, lei ha tutto il diritto di interrogarsi su come questa rivelazione ha scosso il suo modo di vedere il partner e il vostro rapporto. A volte, il problema non è tanto il passato dell’altro, ma l’effetto che quel passato ha sul nostro senso di sicurezza, identità o desiderio. E qui c'è un punto fondamentale: non è “sbagliato” provare ciò che prova, ma può essere utile chiederle se questo “schifo” che sente è davvero una verità che le parla di lui… o se le parla più di sé, della sua storia, delle sue paure, dei suoi modelli culturali e delle sue aspettative.

Può essere che questo episodio abbia toccato qualcosa di profondo: una paura dell'inganno? Un dubbio sull’identità maschile/femminile? Una difficoltà a concepire la sessualità fuori dagli schemi binari? O ancora, una ferita al senso di esclusività e fiducia?

Le suggerisco di prendere questo momento non come un punto di rottura, ma come un'opportunità. Un’occasione per conoscersi meglio, per parlarsi più a fondo, e magari anche per rivedere certi pregiudizi che tutti, in un modo o nell’altro, portiamo con noi. Se c'è amore – e dalle sue parole sembra esserci – allora può valere la pena affrontare anche queste zone d’ombra, con pazienza, senza volerle risolvere subito, ma nemmeno ignorandole.

Potrebbe essere molto utile intraprendere un percorso con uno psicologo, da sola o insieme al suo partner, per esplorare più a fondo questi temi: la sessualità, le aspettative, l’identità, il passato e il modo in cui tutto questo entra nel presente della vostra relazione.

Infine, tenga presente una cosa importante: la fiducia è anche la capacità di rimanere nell’incertezza, accanto all’altro, senza avere subito tutte le risposte. Se sente che ci sono ancora domande che meritano spazio, provi a non trasformarle in sentenze. Resti curiosa, anche del suo stesso turbamento. A volte, il vero amore inizia proprio lì, dove le certezze finiscono.

Un caro saluto,

Dott. Umberto De Marco

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