Psicologo - Consulente in sessualità tipica e atipica - Ipnologo
Approccio a separazione
Salve, sto valutando un periodo di allontanamento temporaneo da casa. Sono sposato da 11 anni ed abbiamo una figlia di 9 anni. Purtroppo sono anni che il nostro rapporto non funziona piu' e ci ritroviamo puntualmente a stare insieme per nostra figlia. Emotivamente sono a pezzi , perche' l'anno scorso in un momento di positività emotiva , abbiamo (anche se sono stato piu' io a premere) abbiamo deciso di vendere casa dove abbiamo vissuto dal primo giorno in cui ci siamo sposati, per portare avanti un progetto , che poi si e' spento di fronte alle mie /nostre perplessità sul futuro. Oggi siamo in affitto in una casa piu' piccola e questa incertezza sul futuro mi sta logorando giorno dopo giorno. Vorrei offrire il meglio a mia figlia (soprattutto) ed anche a mia moglie , perche' nonostante lo sfiorire dei sentimenti nutro nei suoi confronti un enorme riconoscenza e bene per la splendida persona che e'. Ho dei sensi di colpa per il fallimento del nostro rapporto , di cui mi accollo tante responsabilità e lo stato di ansia alternato a depressione mi fa vivere molto male questa transizione in una nuova casa , che doveva essere qualcosa di transitorio verso qualcosa di meglio ma che invece data la mia instabilita' emotiva non so al amomento in cosa si trasformerà. Cosi' anche in vista dell'estate sto pensando di allontanarmi un poco da casa per non vivere , e di conseguenza far vivere a mia moglie e mia figlia il mio disagio emotivo e vedere cosa esce fuori da questo passo. ho tanta tanta paura che a volte mi immobilizza, nonostante il nostro rapporto sia negli ultimi anni diventato solo quello dei "genitori" di nostra figlia sapere di fare questo passo mi crea un ansia sul futuro a volte ingestibile , mia moglie seppur chiaramente triste per questo , mi appoggia sulla scelta , anzi gia' in passato e' stata lei a spingermi a farlo, ma sono stato sempre io ad essere "pavido". Tutto cio' mi fa stare molto male, provo a dire a me stesso che non deve essere per forza la scelta definitiva ma non so come gestirla nei confronti di mia figlia, cosa dirle etc... nei primi gg di agosto abbiamo deciso cmq di andare qualche gg tutti insieme in vacanza con una compagnia di amici le cui figlie sono amichette della nostra, ho pensato che possa cmq essere un buon momento per concedere a lei dei momenti di gioco e socialita' con altre bimbe insieme a noi, ma intanto i problemi permarranno....e non vorrei come gia' fatto in precedenza fare errori grossolani di cui pentirmi, come gia' faccio oggi quotidianamente vivendo un grande disagio emotivo.
Le sue parole raccontano con onestà e lucidità un momento di grande intensità emotiva. Leggendole si sente tutto il peso della responsabilità che si è assunto in questi anni: il tentativo di tenere insieme una famiglia, di proteggere sua figlia, di onorare il legame con sua moglie anche quando i sentimenti sono cambiati. E si sente, altrettanto forte, il dolore di non riuscire più a riconoscersi nella vita che sta conducendo.
Vorrei dirle una cosa semplice, ma spesso difficile da accettare: non sta sbagliando. Sta solo attraversando un momento di transizione. E le transizioni non sono errori, ma spazi di verità. Dolorosi, certo, ma spesso necessari per non restare intrappolati in vite che non corrispondono più a ciò che siamo diventati.
Ci sono alcune domande che potrebbe cominciare a porsi, senza la pressione di dover trovare subito una risposta definitiva:
Cosa significa oggi “stare bene”, per me, come uomo, come padre, come partner?
Qual è il mio reale bisogno in questo momento? Spazio, ascolto, silenzio, chiarezza?
Cosa sto cercando di salvare restando dove sono? E cosa potrei trovare se mi dessi il permesso di esplorare un altrove, anche temporaneo?
Che cosa vorrei che mia figlia imparasse da me, osservandomi affrontare questo momento?
La sua idea di prendersi del tempo lontano da casa non è una resa. È, anzi, un atto di rispetto: verso se stesso, verso sua moglie, verso una relazione che non si è mai trasformata in guerra, ma in co-genitorialità affettuosa. E forse è proprio da qui che si può ripartire: non cercando subito delle soluzioni, ma concedendosi uno spazio per sentire con più chiarezza, per respirare senza il peso di dover decidere tutto adesso.
Il fatto che abbiate già pensato di fare comunque una vacanza insieme è significativo: è come se steste cercando di costruire una transizione “umana”, non traumatica. Un ponte, non uno strappo. Questo merita rispetto.
Se lo desidera, possiamo fissare una call conoscitiva. Nessun impegno terapeutico formale: solo uno spazio per mettere in ordine i pensieri, individuare risorse interne che oggi le sembrano lontane, e aiutarla a vivere questa fase non come un fallimento, ma come un possibile punto di svolta. A volte, serve solo un punto di appoggio per smettere di sentirsi in bilico.
Può contattarmi quando sente che è il momento.
Psicologo - Consulente in sessualità tipica e atipica - Ipnologo - Napoli